| 16 Febbraio 2024

Copenhagen a misura di bici. Ti vien voglia di tornarci…

COPENHAGEN (Danimarca) – L’appuntamento con il cambio della guardia ad Amalienborg, il palazzo reale di Copenhagen, non può mancare nell’agenda di un turista. Ci si arriva per tempo, camminando per le strade limitrofe facendo magari una sosta nei particolari locali dei dintorni per una colazione a base di sandwich o degli irresistibili dolci locali come gli Æbleskiver, palline con marmellata (un po’ le progenitrici delle nostre “bombe” o “iris”…). La cosa che colpisce prima di tutte, girando per la città, è l’enorme numero di bici, decisamente superiore a quello delle auto. E non è un caso…

A Copenhagen c’è addirittura un ponte dedicato solo alle bici, che porta da Vesterbro a Islands Bridge
A Copenhagen c’è addirittura un ponte dedicato solo alle bici, che porta da Vesterbro a Islands Bridge

E’ la bici che detta il tempo

«Se la città la guardi da sopra una bici, è tutto diverso. Ma non cambia solo la percezione di quel che ti circonda. E’ proprio un modo diverso di vivere, di “sentire” anche al tempo. Copenhagen è una città meravigliosa, pedalando lo è ancora di più».

Parlando con Mikkel Honoré, ciclista professionista alla EF Education EasyPost, si coglie quella sottile vena di nostalgia per casa: da anni Mikkel è un giramondo come ogni ciclista di professione, oltretutto sposato a un’italiana è diventato molto “mediterraneo”, ma l’amore per casa non viene mai meno.

Non potrebbe d’altronde essere altrimenti. Copenhagen si ama, c’è poco da fare. Quando si entra nel suo “mood”, capisci bene come la città vada vissuta piano, ai suoi ritmi. Auto? Sì, ci sono e sono tante, ma la maggior parte della gente usa la bici. Per andare al lavoro, per fare il turista, più semplicemente per spostarsi.

Mikkel Frølich Honoré, professionista dal 2018, nato a Fredericia nel 1997 (foto SprintCyclingAgency)
Mikkel Frølich Honoré, professionista dal 2018, nato a Fredericia nel 1997 (foto SprintCyclingAgency)

350 chilometri di ciclabili

«La bici da noi fa parte della cultura personale. S’impara ad andarci sin da subito, quasi contemporaneamente a camminare. Se ti sposti in città, usi la bici, le auto servono per i viaggi fuoriporta. Ricordo che a scuola si andava tutti in bici, era anche uno strumento di aggregazione, si condividevano gli spostamenti da e verso di essa. Almeno un terzo della popolazione locale si sposta in sella».

Copenhagen è una città che è progressivamente diventata a misura di bici. Solo in città ci sono oltre 350 chilometri di piste ciclabili, separate dalla carreggiata e questo è un aspetto importante. Quando si attraversa, si guarda prima a quanti ciclisti stanno sopraggiungendo. Ma non è solo questo a fare di Copenhagen una città a misura di pedali: la maggior parte delle sue attrazioni (e sono davvero tante, al punto che ogni turista che viene catturato dal suo fascino ci torna più volte e ogni volta scopre qualcosa di diverso, qualche nuova meta da introdurre nella sua guida ideale) ha convinto gli esperti americani del sito Treehugger a eleggere la capitale danese a miglior città al mondo per ciclisti.

10 euro per l’affitto

Di bici se ne vedono davvero di tutti i tipi, ma quelle supercostose sono rare: «Chi usa la bici come mezzo di spostamento non sta molto a guardare la qualità – asserisce Honoré – Puoi trovare di tutto. Negli ultimi tempi si stanno diffondendo le bici Christiania (il nome deriva da uno dei quartieri più cool della città, ndr) che permettono di caricare davanti più borse e sacchetti. Ma si stanno diffondendo molto anche le E-bike, inoltre tante case produttrici vendono modelli specifici per ragazze».

Chi non vuole portarsi la propria, può naturalmente affittarne sul posto. Il costo varia dalle 75 corone al giorno (10 euro) alle 350 per una settimana (45 euro), molti modelli hanno anche un tablet touchscreen per la navigazione, oltre a essere dotate di Gps. Girare la città con un modello simile rende il tutto molto semplice e, come si diceva prima, al giusto ritmo.

Una ricerca del 2016 contava 265 mila bici in città contro 252 mila auto
Una ricerca del 2016 contava 265 mila bici in città contro 252 mila auto

Ma attenti alla polizia…

Rischi? E’ un concetto da rivedere pensando a dove si è: «Se sei abituato al caos di Milano, sei convinto che andare il bici sia pericoloso. A me è capitato e so di che cosa parlo. Qui no, proprio perché alla base c’è una cultura diversa. Le strade sono larghe, gli automobilisti hanno ben chiaro il rispetto delle norme, ma soprattutto sono i ciclisti stessi ad essere molto attenti. Tutti hanno le luci sulla bici e sul caschetto per la sera, per rendersi visibili. Oltretutto molte zone sono aperte solo al traffico su due ruote. Sarebbe una soluzione utilissima anche in Italia.

«Vi racconto un episodio. Avevo 11 anni, stavo andando a scuola al mattino, ma avevo dimenticato la luce anteriore. Mi ferma una pattuglia di polizia, me lo fa notare. Provo a spiegargli che appena finita la scuola torno a casa, ci sarà ancora luce, me ne ricorderò. Niente da fare, mi fanno la multa, per un importo di un centinaio di euro. Che a quell’età è tantissimo. Stai tranquillo che poi non te la scordi più, la luce…».

La gita fuori porta

Probabilmente non è un caso se la Danimarca è ormai un riferimento nel ciclismo professionistico, Vingegaard sta avendo quell’effetto che i grandi campioni hanno nello sviluppo di uno sport a livello nazionale (il Sinner per il tennis italiano, per intenderci), ma a Copenhagen e dintorni la bici resta innanzitutto un mezzo di spostamento, anche per le gite fuori porta.

«Ricordo che nei primissimi giorni di liceo, i professori ci portarono con altre classi del primo anno a fare una gita, invece di restare sui banchi. Tutti in bici, 15 chilometri ad andare e 15 a tornare. Tutti organizzati in gruppi, tutti con un professore a fare da guida. Arrivati sul posto, avevano preparato giochi per socializzare, farci conoscere fra noi, fare squadra. E’ uno dei ricordi più belli che ho della mia esperienza scolastica».

Lo spettacolo di luci dell’Hotel d’Angleterre, un riferimento per tutta la città
Lo spettacolo di luci dell’Hotel d’Angleterre, un riferimento per tutta la città

E non c’è solo Copenhagen…

Di posti da vedere d’altronde ce ne sono tantissimi a Copenhagen (dove tutti pensano alla Sirenetta, ma c’è tantissimo altro, dai castelli alla Rundetaarn o Torre Rotonda, che si sale a spirale; dal parco giochi del Tivoli diverso a ogni stagione ai bellissimi parchi, veri polmoni della città). Ma non solo nella capitale.

«Basti pensare a Roskilde, con la sua famosissima chiesa – riprende Honoré – non è un caso se proprio dalla città del festival rock partirà la classica che dal 2025 farà parte del WorldTour, ma poi ci sono altre città che hanno un’anima per cicloturisti, come Aarhus o la mia preferita, Vejle, oppure Helnæs, a sud. Chi viene qui poi ci ritorna, questo è sicuro…».

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