Stefano Pellegrini è un ragazzo di 39 anni originario di San Giovanni Incarico, un paese in provincia di Frosinone. Ha una laurea in Scienze Motorie, di mestiere fa l’appuntato dei Carabinieri, ma la sua passione è pedalare. Tanto, tantissimo, ovunque.
Nel 2022 ha chiuso la Northcape 4000, l’anno scorso ha completato i quasi 7000 km della leggendaria Trans Am Bike Race, a inizio maggio ha partecipato alla Race Across Italy Unlimited, 2.140 km con 20.000 metri di dislivello in 6 giorni e 20 ore, vincendola. Ma tutto questo si può dire sia stato solo un avvicinamento verso la sua avventura più impegnativa, che è iniziata il 20 giugno: la NorthCape-Tarifa.
Si tratta di 7.450 km e 80.000 metri di dislivello, passando dal sole di mezzanotte del Nord Europa al caldo torrido dell’estremo Sud della Spagna, da dove si intravedono le coste del Marocco.
Primo contatto
L’abbiamo raggiunto al telefono una prima volta pochi giorni dopo la partenza, quando era in Estonia, e ci ha parlato di una disavventura che l’ha colto poco prima di Helsinki. Durante una pausa si è accorto di aver perso il gps per la tracciatura, fondamentale per l’omologazione della suo itinerario da parte dell’organizzazione. E’ tornato indietro per qualche chilometro e l’ha trovato a bordo strada, distrutto.
Quindi si è sobbarcato una tirata quasi ininterrotta di 500 km fino al successivo checkpoint di Helsinki, dove si è riposato, ha comprato un gps nuovo e poi è ripartito verso Tallin.
«Cose che succedono in questo genere di gare unsupported», ci aveva detto.
Secondo contatto
In questi giorni l’abbiamo ricontattato per sapere come sta continuando il suo viaggio, arrivato ormai a circa la metà del percorso totale.
«In questo momento – spiega – sono in Polonia, a meno di 300 km dalla Repubblica Ceca. Sono reduce da due-tre giorni molto duri, vento contro fortissimo che non ti fa andare a più di 15-16 all’ora in pianura. Il brutto del vento è che ti fa fare un sacco di fatica e a fine giornata hai fatto la metà dei chilometri che avresti fatto se non ci fosse stato. Oltre a questo ho avuto diversi problemi meccanici».
Tipo?
Per esempio l’altro giorno ho rotto la pedivella del Dura Ace, ed è stato un bel guaio.
Immagino. Dov’eri? Come hai risolto?
Ero da qualche parte nel Nord della Polonia. Mi sono fermato ad un distributore per capire come gestire la situazione. Lì mi hanno indirizzato verso un negozio di bici, il titolare in mezza giornata mi ha trovato una guarnitura di ricambio, anche se non più Dura Ace ma Ultegra, poco male. L’importante è che abbia potuto montarci la corona piccola da 34 denti, fondamentale per certe salite che dovrò affrontare più avanti. Tra questo problema e quello all’inizio ho perso un bel po’ di tempo, ero in un gruppetto di 3-4 atleti che adesso dovrò trovare il modo di raggiungere. Ma come ti dicevo l’altra volta quando si fanno questo genere di cose gli imprevisti capitano, conta anche tanto la fortuna.
E la testa per superarli. Anche solo per tenere duro giorni interi contro vento senza lanciare la bici in un fosso occorre una forza mentale incredibile, credo. Tu però hai anche una motivazione in più, oltre alla tua personale, giusto?
Sì, io già di mio sono uno che cerca di non mollare mai, proprio di indole. In più con le mie avventure raccolgo fondi per sostenere i bambini dell’Ospedale pediatrico Meyer attraverso una raccolta fondi denominata “Pedalando per il sorriso dei bambini”. Ci tengo tantissimo a dire che le donazioni raccolte attraverso il link nel mio sito vanno direttamente all’ospedale, senza passare da me in alcun modo. Quindi sì, avere questa spinta aggiuntiva è per me fondamentale per andare avanti quando ci sono momenti difficili.
Oltre ai problemi meccanici ci sono stati altri contrattempi?
Non mancano mai, è anche questo il bello di esperienze come queste. L’altro giorno sono stato attaccato da due cani. Mi stavano per mordere e allora li ho allontanati con lo spray al peperoncino che mi sono portato dietro. Ho trovato anche molto sterrato, più di quanto pensassi, e questo mi ha rallentato un po’. Però, a parte questi episodi, questa gara mi ha impressionato per la bellezza dei paesaggi. Sto pedalando per ore e per giorni dentro foreste infinite, magiche. In Finlandia soprattutto gli scenari erano incredibili, ma anche qui in Polonia. Non me lo aspettavo, ma è una nazione che dal punto di vista naturalistico è eccezionale.
Prima accennavi all’importanza della corona da 34 denti. Qual è il punto più alto dove dovrai passare?
E’ un checkpoint in Spagna, nella Sierra Nevada. Si chiama Pico Veleta e se non sbaglio arriva a quasi 3.400 metri sul livello del mare, qualcosa come 42 km di salita. Ma cosa vuoi, l’importante è avere pazienza, mettersi lì pian pianino col proprio passo e, prima o poi, si arriva dappertutto.
Ultima domanda, poi ti lasciamo alla tua avventura. Quando conti di arrivare a Tarifa?
Prima di partire speravo di farcela in 25 giorni. Ora con i contrattempi che ho avuto spero di chiuderla in 30, massimo 32 giorni, quindi attorno al 20 di luglio. In ogni caso dovrei riuscire a fare meglio dei 39 giorni che ho impiegato a finire la Trans Am Bike Race, che oltre ad essere più corta di questa è anche meno dura. Ma la verità è che ognuno di noi parte sempre prima di tutto per arrivare in fondo a queste gare, a queste esperienze. Perché il solo fatto di viverle è un regalo impagabile.
Potete seguire questa e tutte le avventure di Stefano Pellegrini sul suo sito, pellegriniultra.com. Allo stesso indirizzo troverete il link per le donazioni che andranno – direttamente, senza nessun intermediario – ad aiutare l’Ospedale pediatrico Meyer di Firenze.