| 25 Agosto 2025

EDITORIALE / Ritrovare se stessi a patto di ritrovare gli altri

E’ stata l’estate dei Cammini, in realtà va avanti così da cinque anni, da quando con il Covid si è creduto di poterci riappropriare anche di noi stessi. Sono stati mesi drammatici, ma per certi versi anche belli. La riscoperta della natura e delle vacanze attive ha condotto inconsapevolmente alla riscoperta della spiritualità. Sono venuti fuori valori che sembravano ormai triturati dalla modernità e che la lentezza ha invece riportato in primo piano.

Era inutile illudersi che sarebbe durata a lungo. Tante delle biciclette comprate allora giacciono coperte di polvere nei garage o di ruggine sui balconi. Eppure qualcuno ha continuato a crederci e ha trascorso gli ultimi mesi solcando l’Europa e l’Italia lungo le direttrici di Santi, pellegrini, esploratori che in anni remoti cercarono se stessi nella ricerca di Dio o nel rapporto con la natura.

Il Cammino di Santiago è il più celebre, a piedi e anche in bici (depositphotos.com)
Il Cammino di Santiago è il più celebre, a piedi e anche in bici (depositphotos.com)

Da Santiago a casa nostra

Il Cammino di Santiago, una pietra miliare, celebrato in libri e film. E’ la Route 66 del pellegrino, con i tanti accessi e versanti che permettono di percorrerlo nelle più disparate opzioni, da ogni angolo d’Europa e persino dal Regno Unito. Non servono neppure la guida o la mappa: ci sono app che indicano la via e dove dormire nell’area in cui ci si trova. Forse è persino troppo, ma funziona e va bene così.

Ci sono poi i cammini dedicati ai Santi. Quello di San Olav in Norvegia. Il Cammino San Vili in Trentino. Quello di Santa Rosalia nel cuore della Sicilia. Quelli dedicati a San Francesco e San Benedetto. E siccome i Santi camminavano parecchio e nella loro opera di evangelizzazione passarono praticamente ovunque, la rete dei percorsi a loro dedicati è una ramificazione di strade e sentieri da un convento al successivo, che copre tutto il suolo italiano. Sarebbe preziosa la Via Francigena, se ci fossero un obiettivo chiaro e una gestione centrale che ne facesse un luogo di riferimento.

Ai cammini religiosi si sommano quelli laici ma non per questo meno suggestivi. Il Cammino degli Dei tra Bologna e Firenze. Il Cammino nelle Terre Mutate, che solca i luoghi afflitti dal terremoto del 2016 (di cui ieri ricorreva il nono compleanno). La Via Silente nel Cilento e un elenco davvero lungo di nomi di cui è impossibile tenere conto in queste poche righe, tuttavia accomunati dall’identica ricerca del benessere fisico e (spesso) di se stessi.

La Via Francigena parte da Canterbury, arriva a Roma e da lì a Santa Maria di Leuca
La Via Francigena parte da Canterbury, arriva a Roma e da lì a Santa Maria di Leuca

Il turismo lento

Ci credono i pellegrini e iniziano a crederci anche le Amministrazioni, che vedono in questa forma silenziosa e discreta di turismo il modo per valorizzare territori che il più delle volte sono fuori dalle rotte commerciali. Si mettono a posto gli ostelli. Si investe (il giusto) nella segnaletica. Ci si fa carico di tratti del percorso. Si coinvolgono i gestori di attività lungo la rotta.

Eppure sarebbe bello che accanto a queste azioni di consolidamento logistico, si sviluppasse in chi cammina o pedala su questi stessi percorsi il senso successivo: quello della condivisione e della presa di coscienza del mondo in cui viviamo.

Mentre i grandi perdono tempo, chi si preoccupa dei bambini ucraini? Per non parlare di Gaza o del Sudan… (foto Unicef)
Mentre i grandi perdono tempo, chi si preoccupa dei bambini ucraini? Per non parlare di Gaza o del Sudan… (foto Unicef)

Le domande del cammino

Che cosa direbbero i santi di cui si percorrono le tracce del mondo in cui viviamo? Che cosa chiederebbero al pellegrino che, ritrovato se stesso, si accinge a tornare verso casa? La spiritualità di queste esperienze si limita all’interiorità del singolo oppure si proietta nel mondo in cui vive?

Riusciamo a renderci conto dei massacri che vengono commessi mentre scegliamo il ristorante in cui andare a cena o il completino nuovo per andare in bicicletta? Siamo capaci di empatia nei confronti di chi, così lontano da noi, sta vivendo realtà così orrende? Siano capaci di empatia verso chi, magari al nostro fianco, vive difficoltà che non immaginiamo semplicemente perché guardiamo fissi davanti? La spiritualità e quel senso di ricerca della giustizia che ci assale al termine del cammino ci spingeranno alle urne quando si tratterà di dare un futuro al Paese?

Sono queste le domande che ci sentiamo di porre al rientro dalle ferie a chi le ha trascorse alla ricerca di sé lungo percorsi così belli da lasciare senza fiato. Perché ritrovare se stessi è una grande conquista solo a patto che ci faccia riscoprire valori come la generosità da opporre all’egoismo e la condivisione da opporre all’indifferenza. Altrimenti un cammino vale l’altro: può essere bello quanto si vuole, ma non servirà a smuoverci di un millimetro.

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