MISANO ADRIATICO – Il primo giorno di Italian Bike Festival è ormai alle spalle. Giornata di caldo e contatti, mescolanza di mondi diversi. E’ sempre insolito quando il professionismo incontra il turismo, la tecnica e l’andare più lento dei bikepackers. Misano mette tutti insieme e ogni volta è una festa bellissima. Nell’incrocio continuo di voci e colori, con la promessa di un caffè, abbiamo incontrato sul nostro truck/redazione Lugi Negri e Juri Baruffaldi, l’anima del turismo valtellinese che ha appena portato a casa un’altra edizione di Enjoy Stelvio Valtellina.
«Nel primo periodo è andato veramente bene con i numeri – dice Juri – invece l’ultimo weekend, su cui puntavamo tutto, non è andato come ci aspettavamo. Venivamo da giorni di pioggia. Sul Mortirolo il sabato mattina era già brutto, ha piovuto la sera prima e quando è così, la gente il giorno dopo resta a casa, a meno che il meteo non metta bello e caldo per tutto il giorno. Quindi abbiamo avuto meno persone di quanto ci aspettassimo».


La neve d’agosto
Lo Stelvio funziona, il richiamo di certe salite non teme il meteo avverso ed è proprio questa considerazione a muovere i ragionamenti successivi. Nonostante la neve e i due grandi sulla cima, sorride Baruffaldi, i numeri sono stati ugualmente importanti.
«Lo scorso anno sull’ultimo Stelvio – racconta – contammo 14 mila biciclette. Quest’anno era il 30 agosto, il passo è stato chiuso sui tre versanti, ma la sera prima c’è stata una nevicata. Alle sei e mezza del mattino siamo andati su a liberare la strada. C’erano due gradi in cima, eppure abbiamo portato a casa settemila biciclette. Se ci fosse stato il sole, saremmo arrivati a 18 mila presenze e sarebbe stato un numero difficile da gestire».






La prima ciclostorica
Gigi Negri ha appena risposto a una telefonata con suo figlio, ma si vede che ha piacere che il racconto lo faccia Juri Baruffaldi, che è il suo braccio destro.
«Enjoy Stelvio Valtellina non è solo sport – dice Negri – ma anche sostenibilità, turismo e valorizzazione del territorio. Ogni anno cresce l’entusiasmo dei partecipanti e la consapevolezza che la montagna possa essere vissuta in modo lento e rispettoso. La giornata sullo Spluga è stata una meraviglia. I nostri ringraziamenti vanno a tutti i volontari che hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto. Alle forze dell’ordine, alla questura e alla prefettura e a tutti i partner. Le grandi salite le abbiamo noi e la strada funziona. Per questo stiamo ragionando sull’esigenza di allargare lo sguardo al mondo della mountain bike».
Enjoy Stelvio Valtellina tornerà ovviamente il prossimo anno, ma tutto intorno c’è da far crescere il resto. La mountain bike, la gravel e persino il ciclismo d’epoca. Il prossimo weekend, dice, vedrà ad esempio la prima ciclostorica tutta valtellinese. Si chiama La Roda Tellina, si corre con bici eroiche o in stile vintage (costruite prima del 1987) e abbigliamento d’epoca o di ispirazione storica. Due percorsi di 70 e 30 chilometri in Valtellina lungo la sponda orobica e quella retica. Le iscrizioni saranno aperte fino a domenica.




La Valtellina sconosciuta
La mountain bike abita già in Valtellina, con il Bike Park del Mottolino e i tanti sentieri solcati già abitualmente dai biker. Sono state fatte gare di downhill a Madesimo, ma l’idea è di uscire dalla nicchia dell’alta specializzazione e puntare su un turismo a più ampio raggio.
«Visto il territorio della montagna – prosegue Baruffaldi – noi dobbiamo lavorare sulle famiglie. I laghi di Cancano sono 20 chilometri tutti in piano, alla portata di tutti, una cosa del genere non esiste in tutta la Lombardia. Quindi dobbiamo lavorare sulla montagna, per raccontare tutto quello che si può fare con una bicicletta nelle nostre zone. Perché la Valtellina non è solo quella delle alte montagne, ma anche quella più in basso. Ha le sue salite, i suoi percorsi, le sue cantine e tutto quello che rende un posto appetibile per i turisti».
Fuori il sole ha iniziato a battere forte, ma non ferma gli addetti ai lavori cui oggi era riservata l’esposizione. Da domani arriveranno i cicloturisti, quelli veri e allora il parcheggio dell’autodromo si trasformerà in un’arena davvero infuocata. Portate cappelli e tanta acqua. La passione per la bici è incandescente, ma qui fa davvero caldo.







