| 20 Marzo 2024

Impact, la potenza dei rifiuti nella fat bike di Bellini in Alaska

Ricordate? Qualche tempo fa vi raccontammo dell’imminente partenza di Alex Bellini, avventuriero con la A maiuscola, per l’Alaska. Erano lui e il suo compagno d’occasione Alessandro Plona. I due stanno proseguendo la loro sfida tra neve e temperature spesso estreme in sella alla loro Impact.

I post, le foto e i video che arrivano dall’estremo Nord dell’America fanno sognare. Dicono di grande fatica, ma anche di grande soddisfazione nel tragitto di 1.800 chilometri che porta Alex e Alessandro da Anchorage a Nome.

Sin qui hanno incontrato grosse nevicate che ne hanno rallentato non poco il cammino e fatto alzare il livello di fatica. Raccontava Alex come 20 anni fa per raggiungere lo stesso punto avesse impiegato a piedi 9 giorni e stavolta, in bici, ben 16. In alcuni momenti hanno dovuto spingere le due Impact insieme. Quindi tornare indietro e fare la stessa cosa con l’altra bici. Ora però il peggio è alle spalle e Nome è più vicina.

Tanta neve lungo il percorso per Alex, Alessandro e le loro Impact. Una notte la temperatura (la più fredda dell’anno) ha toccato i -40°C
Tanta neve lungo il percorso per Alex, Alessandro e le loro Impact. Una notte la temperatura (la più fredda dell’anno) ha toccato i -40°C

Messaggio di speranza

Ma se per i racconti ci sarà tempo al ritorno, vale la pensa soffermarsi sulla bici che stanno utilizzando Bellini e Plona. Una mtb, la Impact appunto, a dir poco particolare.

«Una bici – spiegava Bellini – che tutto sommato trae idea dai passati viaggi in canoa lungo gli Oceani e i fiumi. Quei viaggi in cui mettevo in mostra i rifiuti di plastica che purtroppo si trovano ovunque. Farci una bici era la miglior risposta, il miglior messaggio che si poteva dare. Mostrare alla gente che la plastica può avere mille altri usi e non si deve disperdere».

Si tratta di una fatbike, quindi una mountain bike con pneumatici e cerchi molto larghi in grado di garantire un maggior contatto con il terreno cedevole. Va bene infatti su fondi come neve appunto, fango e sabbia. Chiaramente si tratta di un prototipo decisamente innovativo ed ecologico. Quest’ultima parola, ecologia, è fondamentale nella costruzione della Impact stessa e dell’intero viaggio.

Il telaio della Impact infatti è completamente prodotto con plastica riciclata. E’ una plastica ovviamente di alta qualità, pensata per resistere alle basse temperature.

«Questa scelta – ci aveva detto Bellini a ridosso della partenza per l’Alaska lungo la traccia dell’Iditarod – è un dettaglio tecnico ed un elemento narrativo che servirà da stimolo a ripensare a come vengono prodotte le biciclette. Si tratta di un policarbonato tratto dagli scarti di plastica industriali».

Nelle sale del produttore di telai, Rinaldi, a Tirano. Il telaio della bici stessa è un grande “portaoggetti”
Nelle sale del produttore di telai, Rinaldi, a Tirano. Il telaio della bici stessa è un grande “portaoggetti”

Made in Lombardia

Impact è dunque un manifesto di innovazione e sostenibilità. Il fatto che sia stata realizzata dai materiali di scarto e abbia queste qualità vuol dire tantissimo. Ed è stata una sfida anche per i tecnici stessi. 

La Impact nasce da un gruppo di lavoro “made in Valtellina”. Oltre a Bellini, a guidare il reparto tecnico c’era Daniele Rinaldi, produttore di telai, in quel di Tirano località nota per essere la partenza del Mortirolo. Rinaldi ha riunito un pool di tecnici sempre di Valtellina e Lombardia: Francisco Carabetta (New01bike), che ha sviluppato l’algoritmo parametrico, Ivo Graci (X-Engineering) e Simone Maccagnan (GIMAC), che si sono occupati di selezionare materiali, tecniche e tecnologie e, Giampiero Bianchi (eXgineering) che ha messo a punto il processo robotico e ha realizzato materialmente il telaio che, come dicevamo, è un policarbonato stampato in 3D.

Quasi 200 chili

Un aspetto particolare è quello relativo alla forcella. Una forcella molto semplice quanto robusta, ma assolutamente non ammortizzata. In certe condizioni climatiche non si potrebbe usarne una con oli, o-ring, camere di compressione. Si bloccherebbe. Altro aspetto da considerare: la rottura.

Quando si affrontano certi viaggi, che siano nei climi freddi o nei deserti caldi, in zone remote insomma, la manutenzione o le possibilità di rottura vanno ridotte al minimo. Una forcella ammortizzata pertanto non sarebbe andata bene. Con la Impact, che ricordiamo è una fatbike, sono le gomme che ammortizzano. E non è quello dell’Alaska d’inverno un terreno dove si ha questa necessità di ammortizzare.

Il cambio è uno Sram e i cavi sono stati lubrificati con un “olio” particolarmente adatto per le temperature estreme.

Per il resto le Impact a pieno carico, ciclista incluso, devono sorreggere oltre 200 chili. Bisogna pensare ai chili e chili di cibo liofilizzato che Bellini e Plona hanno con loro. Alla tenda, alla pala, all’attrezzatura tecnologica, al fornelletto… e anche al vestiario che, per quanto leggero, alla fine ha il suo bel peso.

Dimostrare che le Impact abbiano retto a questa sfida apre enormi orizzonti per la costruzione di bici con nuovi materiali (riciclati)
Dimostrare che le Impact abbiano retto a questa sfida apre enormi orizzonti per la costruzione di bici con nuovi materiali (riciclati)

Test in laboratorio

Prima di lasciare l’Italia per l’Alaska, Bellini ha testato la sua Impact. Ci ha girato di notte con le temperature più basse a 2.000 metri di quota e nelle giornate più calde. Ma non bastava.

Lo staff tecnico e ingegneristico dietro la bici ha portato la Impact presso il Laboratorio interdipartimentale LiDuP (Lightweight Construction and Durability Performance Lab) del Politecnico di Milano, per un test di resistenza in camera climatica.

In questa camera sono state riprodotte (e forse anche di più) le condizioni ambientali che Bellini avrebbe trovato, e sta trovando, in Alaska. Per dare qualche numero: il telaio è stato portato a -40°C e caricato con una forza pari a circa 2800 N (circa 280 chili) tramite un attuatore idraulico posto all’esterno della camera stessa. Quei 280 chili sono il peso stimato pensando alla massa del ciclista, al carico dell’attrezzatura e l’effetto delle asperità del terreno. Ovviamente il test è stato superato. La rottura è avvenuta a 1.100 chili di carico laterale!

Se oggi possiamo seguire Alex e Alessandro avanzare fra i ghiacci il merito è anche delle Impact che non li abbandonano.

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