| 9 Luglio 2024

Le salite della Maratona delle Dolomiti? Oltre i 2.000 metri

La Maratona delle Dolomiti è una delle granfondo più belle (lasciamo spazio anche alle soggettività, ma categorizzarla come la più bella non è per nulla un reato) del panorama internazionale. Il nostro giudizio non si focalizza esclusivamente sul contesto ambientale, perché organizzazione e gestione, tipologia di strade, tecnicità e varietà del tracciato ricoprono un ruolo di primaria importanza.

C’è un fattore che non tutti considerano (facendo un confronto con altri eventi con tracciati più lunghi), ovvero che ogni singolo GPM (escluso il Campolongo) è oltre i 2.000 metri di quota. In molti conoscono le ascese della granfondo dolomitica, ma altrettanti appassionati non hanno mai solcato queste strade.

Non mancano gli scenari mozzafiato anche con le nuvole
Non mancano gli scenari mozzafiato anche con le nuvole

La Maratona e il Sellaronda

Rappresenta un giro classico, un banco di prova sostenibile, ma è anche il percorso corto della Maratona delle Dolomiti. Ascesa del passo Campolongo da Corvara, la prima. Il Pordoi da Arabba con i suoi 33 tornanti mitici. L’ascesa al Passo Sella, 5,5 chilometri con tante variazioni di pendenza e poi la parte finale del Passo Gardena, una salita divisa in due settori per arrivare (in discesa) a Corvara. Sono poco meno di 50 chilometri ed il dislivello positivo effettivo è di circa 1..700 metri. Non è un tracciato durissimo per chi è allenato e per chi sopporta andare oltre i 2000 anche senza adattamento.

Il Campolongo da Corvara misura 5,5 chilometri, termina a 1.875 metri di altitudine e a parte qualche tratto al 10/11% è una salita che presenta anche tratti dove la strada tende a scendere. Ma c’è una variabile. Se contestualizzata come prima ascesa della Maratona delle Dolomiti, il chilometraggio diventa di 10 chilometri (si aggiungono i 4 chilometri La Villa/Corvara). E’ una sorta di vallonato, da non sottovalutare quando si parte senza riscaldamento.

La salita del Pordoi da Arabba è 9,5 chilometri. Arrivando dalla discesa del Campolongo si possono sfruttare le prime centinaia di metri di slancio, anche se appena fuori da Arabba c’è un bel drittone al 10%. Significa un cambio di ritmo importante. A parte qualche brevissimo tratto, tutta la salita è intorno al 7/8%. Bellissima, panoramica e mai “bollente” anche nelle giornate di sole prepotente. Si scollina ai 2242 metri e la discesa successiva è tutta da guidare.

Sella e Gardena a metà

La Maratona delle Dolomiti, restando nel giro del Sellaronda, affronta metà della salita al Passo Sella (da Canazei) e circa metà dell’ascesa al Passo Gardena (da Selva di Val Gardena). Dall’incrocio (arrivando dalla discesa del Pordoi) al cima del Sella ci sono 5,5 chilometri con il punto più alto posto ai 2.244 metri. Alcuni tornanti ed un paio di rettilinei sono al 12/13%. E’ un’ascesa boschiva per i primi 3 chilometri e nell’economia del Sellaronda è una sorta di spacca gambe. Gli ultimi 500 metri sono all’1% e permettono di inserire il rapportone. La discesa successiva non è estremamente tecnica e verso la fine ha un asfalto che è un biliardo, oltre ad un paio di rettilinei dove si superano abbondantemente i 70 chilometri orari anche senza pedalare.

Si entra direttamente sulla strada che porta allo scollinamento del passo Gardena, una sorta di incrocio che è posto appena fuori dall’abitato di Selva di Val Gardena. Questa erta, l’ultima del Sellaronda è divisa nettamente in due settori, separati da un tratto pianeggiante ed in discesa (che ora è soggetto anche a rifacimento). In totale è lungo 5 chilometri e le pendenze non superano il 9%. Non è una salita difficile. L’ultima parte di 2 chilometri è un tornante continuo, con scorci magnifici sul Piz Boè e sulla Val Gardena. La discesa che torna a Corvara è uno stradone largo dove è gratificante lanciare la bici.

La strada che scende verso Livinalongo, suggestiva
La strada che scende verso Livinalongo, suggestiva

Di nuovo il Campolongo e quella salita che non esiste

Chi decide di cimentarsi nei percorsi medio e/o lungo della Maratona delle Dolomiti riprende il Campolongo e una volta scesi ad Arabba si svolta a sinistra per entrare nella Valle Livanalongo. Per molti è il momento di tirare il fiato e farsi portare da una strada che tende a scendere, piacevole, bella e panoramica.

Non è tutto rose e fiori, perché c’è quel Colle Santa Lucia che è la classica salita che non è segnata sulle planimetrie. Tutti pensano al Falzarego, al Valparola e al Passo Giau, ma il Colle Santa Lucia è circa 5 chilometri con punte di pendenza che toccano il 10% verso il tratto finale. E’ l’aperitivo prima del Falzarego che si attacca girando a sinistra, oppure del Giau che però è più avanti di 4 chilometri e dopo la discesa del comprensorio del Col di Lana. Nel complesso è una strada boschiva che scende verso la valle.

Il Passo Giau alla Maratona

E’ lo spauracchio per chi affronta il tracciato lungo. 9,9 chilometri (misurati dall’incrocio) e più di 900 metri di dislivello. Si scollina ai 2.238 metri di altitudine e la pendenza media è di poco inferiore al 10%, non è poco. Ci sono punte al 13%, ma la sua costanza tra il 9 e 10% segna inevitabilmente le gambe.

Nelle giornate di sole e cielo terso il panorama che si presenta dai due versanti è qualcosa che toglie il fiato. La discesa successiva è tecnica e divertente, riporta in direzione Cortina d’Ampezzo dove si attacca immediatamente il Falzarego.

Falzarego e Valparola

In totale sono 11,5 chilometri. 10 o poco più per l’ascesa al Falzarego, con un tratto centrale veloce e “quasi” in discesa, con l’ultimo chilometro e 200 metri che porta al passo vero e proprio, per gettarsi in discesa tornando sulla strada dell’Alta Badia. 2.105 metri (dichiarati), 2.155 segnati sul muro dell’hotel del passo Falzarego, 2.192 del Valparola, con i suoi denti di roccia (li chiamano i tre sassi) che diventano un segno di distinzione e punti di riferimento per tutti i ciclisti.

La strada del Falzarego in particolare è protetta da una vegetazione piacevole, non fitta e che si dirada poco prima dell’ultimo chilometro allo scollinamento, dando vita ad un cambio di scenario particolarmente stimolante per gli occhi, come lo è del resto il contesto della Maratona delle Dolomiti (anche con le nubi).

Mur del Giat (ci sarà davvero un gatto?)

Il muro del gatto, quel dentello che sembra un dispetto, inserito da qualche anno. La frutta, il dolce e il caffé, il digestivo indigesto. 500 metri e una pendenza media che passa il 12%, una salitella che fa capire cosa è la Maratona delle Dolomiti, qualcosa che ti indurisce le gambe, ma che affascina ogni cellula del ciclista.

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