| 16 Aprile 2024

Nei sogni di Lorenzo Barone, esploratore dell’anima del mondo

TERNI – Da poco rientrato da Capo Nord per la sua ultima impresa in solitaria, incontriamo Lorenzo Barone a Terni. L’occasione è il Festival degli Influencer e Creator. Barone è arrivato alla meta dapprima pedalando per 1.600 chilometri, poi sci e slitta, infine la “vera” avventura, solcando i mari dei fiordi norvegesi su un kayak. Anche se quello dei viaggi in bici è un fenomeno di nicchia, le sue centinaia di migliaia di follower su Facebook e Instagram lo portano ad avere un posto di rilievo nel grande mare dei social.

Eppure lui non si scompone, rimanendo lo stesso ragazzo semplice che, compiuti i 18 anni, ha iniziato a viaggiare in bici con una mtb di bassa gamma e delle taniche di plastica al posto delle borse. Da allora di anni ne sono passati nove. I chilometri dei soli viaggi sono stati più di 100.000 tra Europa, Asia ed Africa. E l’attrezzatura tecnica è cresciuta tantissimo, tanto che ora è ambassador del brand di abbigliamento sportivo Montura. Tuttavia, oltre ai numeri, che sono sbalorditivi considerando anche la sua giovane età, vogliamo sapere quanto la bici lo abbia cambiato come uomo.

«In realtà mi ha cambiato prima dei viaggi – racconta – quando ho iniziato a pedalare in zona (è cresciuto nei dintorni di Sangemini, in Umbria, ndr) perché in quel momento ho capito il suo potenziale. Poi sono stati i viaggi stessi a cambiarmi, mentre la bici è diventata il mezzo che mi ha fatto capire quanto fosse piccolo il mondo».

Le avventure più estreme

Ha iniziato con il girovagare in lungo e in largo in Europa, per il solo gusto di esplorare, guadagnandosi da vivere facendo il giocoliere di strada e vendendo ai passanti le foto dei suoi tour. Poi, pedalando dalla Turchia verso la Russia, c’è stato un momento di crisi. Lasciatasi alle spalle San Pietroburgo, Lorenzo ha tirato i freni, si è fermato a bordo strada e si è chiesto se fosse felice. A soli 20 anni quell’andare a zonzo non gli bastava più. Aveva bisogno di stimoli con cui mettersi alla prova e così sono arrivate le avventure più estreme.

L’altura con la mitica Pamir Highway tra Kirghizistan e Tagikistan con valichi oltre i 4.000 metri (2018). Il caldo estremo nel deserto del Marocco dove beveva fino a 12 litri di acqua la giorno (2019). Il freddo della Jacuzia (una Regione della Russia Orientale), con temperature oltre i 50 gradi sottozero. In quelle condizioni, ogni movimento, sulla bici come in tenda, doveva essere coordinato alla perfezione per non rischiare il peggio (2020 e 2021). Le insidie dell’Africa risalita da sud a nord per poi continuare verso l’Estremo Oriente prima di abortire il progetto in Mongolia, a causa del conflitto in Ucraina (2022).

La solidarietà della gente

Nei ringraziamenti finali del suo primo libro uscito poche settimane fa, Lorenzo specifica che non sarebbe corretto dire che tutte queste imprese siano state in solitaria, poiché è stato spesso aiutato e sostenuto, ospitato e incoraggiato da moltissime persone, anche con un semplice gesto. Come quella volta in Islanda, una terra tanto bella quanto esigente, specie nei momenti in cui il forte vento gli consentiva a malapena di spingere la bici ed il suo carico, un automobilista ha abbassato il finestrino per allungargli una tavoletta di cioccolato senza proferire parola.

«Per esperienza posso dire che ovunque sono andato – dice sorseggiando un tè freddo in una giornata di aprile che sembra già estiva – chi vive nei villaggi è più disposto ad accogliere e ad aiutare rispetto a coloro che vivono nelle città. Poi ho scoperto che molte preoccupazioni, che mi venivano inculcate da chi diceva di stare attento ad andare in certe zone, per lo più erano dettate dall’ignoranza. Ad esempio la gente dei Paesi arabi si è rivelata tutto l’opposto di come viene dipinta qui, invitandomi spesso a casa e dandomi tutto quel che potevano offrirmi.

«E’ un messaggio distorto che spesso viene dato dai media. Per fare un esempio, da noi non c’è mai un film con un russo buono. Oppure l’estate scorsa ero a pedalare in Borneo, dove stanno distruggendo le foreste per fare largo alle piantagioni di palma per produrne l’olio. Ebbene, mi sono imbattuto in un film locale in cui un ragazzo per conquistare la sua ragazza, dava in dono proprio dell’olio di palma alla famiglia di lei…».

Parte della natura

Da bambino le maestre dicevano che era troppo irrequieto, mentre ora parla con tono pacato scandito di tanto in tanto da sorrisi sinceri o qualche risata spontanea quando qualcosa di buffo lo colpisce. Proprio nell’infanzia affonda il suo profondo legame con la natura…

«Nel mio caso – sovente Lorenzo inizia a rispondere con questa locuzione – più che passare il tempo con i miei coetanei, da piccolo passavo ore nei boschi vicino casa ad arrampicarmi sugli alberi o a sdraiarmi su un prato di foglie. Questo legame si è accresciuto con i viaggi in bici. E ora che sono ritornato da Capo Nord dove ho usato anche la slitta e il kayak (a proposito, proprio l’altroieri era ospite alla trasmissione Rai Kilimangiaro per raccontare quest’ultima avventura) voglio addentrarmi ancora di più in essa su tracce non create dall’uomo. Tutto perché mi fa stare bene.

«La natura è la parte innata che è in noi – dice – e lo vedete anche con la differenza dello stile di vita in città, dove sembra che siamo in un grande allevamento intensivo. Ma io credo che noi non siamo fatti per un’esistenza così frenetica, con ritmi sempre più sfrenati, con l’aria sempre più inquinata… Invece quando sono in zone sperdute non percepisco neanche la solitudine, perché mi sento parte dell’ambiente che mi circonda. E la meraviglia della natura la vedi sotto un’aurora boreale come in un semplice bosco: se lo ascolti (gli animali, le piante) non puoi sentirti solo. C’è vita».

Lorenzo Barone con la moglie Aigul in una vacanza-relax sulle Alpi
Lorenzo Barone con la moglie Aigul in una vacanza-relax sulle Alpi

L’amore in Siberia

Probabilmente quello dell’attraversamento in bici del Polo del freddo in Jacuzia, nel 2020, è stata l’avventura più estrema. L’ha studiata nei minimi dettagli. Ha modificato artigianalmente alcune componenti dell’equipaggiamento, come delle moffole cucite da posizionare sul manubrio. La saldatura di una leva che gli consentisse di svitare il thermos senza togliere i guanti. Ha sostituito tutto il grasso lubrificante delle parti rotanti con quello aeronautico, per resistere alle bassissime temperature. Anche in quel frangente la natura, per quanto ostile, gli ha fornito compagnie inaspettate. Come quando due cani hanno deciso di seguirlo per otto giorni sulle strade ghiacciate di quella terra popolata per lo più da foreste di conifere coperte di neve. E si appostavano ogni notte fuori dalla sua tenda e lo costringevano a condividere con loro un po’ del suo cibo.

In quei giorni poi, mentre nel resto del mondo scoppiava la pandemia e imperversano le restrizioni sul distanziamento sociale, Lorenzo ha conosciuto Aigul, una ragazza siberiana, e l’ha sposata. Ora lei lo segue negli appuntamenti pubblici che Lorenzo tiene in giro per l’Italia ed i due vivono a Bologna. Del resto, quando si parte in sella ad una bici, può succedere di tutto…

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