| 15 Settembre 2024

In tandem oltre le barriere. Davide Valacchi, l’Africa ti aspetta

Le storie di Davide Valacchi, trentatreenne ascolano che vive a Bologna dove ha conseguito la qualifica di psicologo clinico, vogliono essere di stimolo ed ispirazione. Davide all’età di 14 anni ha perso la vista a causa di un glaucoma, ma ciò non gli ha impedito di continuare ad andare in bici. Non più su una mountain bike, ma su un tandem. L’altra sua passione, quella per i viaggi, ha continuato ad affiancarlo di pari passo.

Ecco allora che fra pochi giorni, il 5 ottobre, partirà per un’impresa epica. Pedalerà verso Sud addentrandosi nel Continente africano con un viaggio lungo ben sei mesi. Con lui, due giovani amici, Antonio Gabrielli di San Benedetto del Tronto e Riccardo Nielsen di Bologna,

Antonio, Davide e Riccardo posano con il tandem che verrà usato durante questo viaggio (foto I to Eye Project)
Antonio, Davide e Riccardo posano con il tandem che verrà usato durante questo viaggio (foto I to Eye Project)
Davide, perché l’Africa?

In realtà la mia prima idea era di fare tutta l’America dall’Alaska alla Patagonia, ma logisticamente ci voleva troppo tempo e troppi soldi. Dopo il primo grande viaggio che ho fatto in tandem nel 2019 verso l’Asia, sapevo che volevo mettere il naso fuori dall’Europa. Allo stesso tempo mi è piaciuta l’idea di un viaggio che partisse da casa mia. Di conseguenza, avendo una finestra temporale di 6 mesi, la scelta è ricaduta sull’Africa.

Seguirete la rotta atlantica o quella del Nilo?

La prima, perché l’altra ci avrebbe portati ad attraversare l’Etiopia, un Paese in cui ci sono conflitti e che è meglio evitare. Per cui pedaleremo da Bologna a Genova, poi traghetto fino a Barcellona, qualche trasferimento fino ad Alicante e poi, una volta in Marocco, solo bici. Attraverseremo la Mauritania ed altri Paesi, ma non andremo oltre il Benin. Dopo il Benin infatti c’è la Nigeria ed anche lì abbiamo stabilito che è meglio non andare. Se dopo i sei mesi avremo ancora un po’ di tempo, vedremo cosa fare. Magari prendere una nave per tornare a pedalare in Camerun…

Che caratteristiche avrà il tandem?

E’ un tandem mountain bike, quindi con la forcella ammortizzata e i freni a disco idraulici. Anzi, saranno freni da downhill perché in tandem serve una forza frenante maggiore. Avrà il cambio al mozzo della Rohloff che ci ha dato più garanzie per questo tipo di viaggio, lungo e su strade polverose.

Come hai conosciuto Antonio e Riccardo? Perché li hai scelti per questa impresa?

Sono entrambi molto giovani, uno ha 23 anni e l’altro 25. Non sono le stesse due persone che mi hanno guidato lungo la Via della Seta. Antonio è un amico di vecchia data, mentre Riccardo l’ho conosciuto qui a Bologna grazie alla onlus con cui collaboro, la Fondazione per lo sport Silvia Parente, impegnata nello sport accessibile. Originariamente avevo fatto un gruppo Whatsapp con dentro una quindicina di nomi. Ho detto a tutti: «Chiunque di voi viene, sono contento». Giustamente, in pochi avevano la possibilità di fare un viaggio lungo 6 mesi. Alla fine sono rimasti loro due.

Davide, a destra, con Antonio e la mountain bike che affiancherà il tandem (foto I to Eye Project)
Davide, a destra, con Antonio e la mountain bike che affiancherà il tandem (foto I to Eye Project)
Si alterneranno alla guida del tandem oppure il guidatore sarà uno solo e l’altro farà da supporto in bici?

Si alterneranno, anche se ancora non abbiamo ancora delineato con esattezza i cambi. Per fortuna hanno la corporatura simile per cui ogni volta che si scambieranno dovranno fare minime regolazioni per la posizione in sella.

E per l’equipaggiamento come vi siete organizzati?

Questa volta avremo ognuno la sua tenda (ultraleggera, del peso di un chilo). Per il mangiare invece avremo fornelletto da viaggio e stoviglie. Compreremo il cibo nei villaggi che incontreremo lungo il viaggio. Solo in un paio di tratti, sulle montagne dell’Atlante in Marocco e nel deserto della Mauritania, faremo 100-150 chilometri senza incontrare nessuno. Distanze fattibili per portare con sé delle provviste.

Come hai scoperto la passione per la bici?

Da ragazzino amavo molto andare in bici sui Monti Sibillini, casa dei miei nonni. Ho continuato a farlo anche quando la malattia peggiorava. Praticamente fino all’ultimo, quando a malapena distinguevo il verde dei prati dal bianco degli sterrati. Quando poi sono stato costretto a smettere, mio padre Giuseppe, detto Peppe, vedendo quanto mi mancava la bici, ha avuto l’intuizione di comprami un tandem. E’ stata una buona idea perché mi ha permesso di continuare a divertirmi e ad avere una vita sociale (che avrei comunque avuto, dato il mio carattere socievole). Quando sono arrivato a Bologna per gli studi, ne ho comprato un altro. E da lì, con ottimi compagni di viaggio, sono iniziati i primi viaggi fino a quello verso Oriente di 4 anni fa.

Curi una pagina facebook in cui racconti i tuoi progetti. Raccontacela meglio…

Si chiama I to Eye Project e si concentra proprio sulla promozione del tandem nella disabilità visiva, attraverso il racconto dei miei viaggi e di chi mi accompagna. Non vogliamo tenere per noi le nostre esperienze, anzi ci piace stimolare anche altre persone, sia vedenti che non vedenti. Trasmettere qualcosa di bello a chi ci segue e magari far scoprire a chi non vede che esistono queste possibilità. Non necessariamente di fare lunghi viaggi come i nostri, ma anche solo prendere un tandem per spostarsi vicino casa.

Il viaggio in Africa sarà un’esperienza ricca di incontri e di emozioni (foto I to Eye Project)
Il viaggio in Africa sarà un’esperienza ricca di incontri e di emozioni (foto I to Eye Project)
Per concludere, cosa ti aspetti da questo viaggio in Africa?

Da una parte l’aver già fatto il viaggio in Asia mi porta a dire che le emozioni delle “prime volte” siano impareggiabili. Tuttavia sono sicuro che farò nuove esperienze che ancora non imagino. Per me entrare in ogni città e sentire i diversi accenti della gente locale è sempre affascinante. Del resto, per gli incontri veri, quelli speciali, nemmeno serve la vista. Anzi, spesso il fatto di essere un non vedente mi avvicina alle persone: gli altri diventano più curiosi e cominciano a fare domande. E poi il contatto con la natura: certo, è un canale conoscitivo diverso da quello visivo, però col tempo impari a recepire tutti i segnali che ti manda.

La partenza è fissata per le 9 di sabato 5 ottobre in Piazza Maggiore a Bologna. «Se verranno tutti quelli che hanno detto di venire – conclude Davide – sarà una vera festa. Anzi credo che fino a Genova avremo qualcuno in bici a farci compagnia. Che poi, oh, anche da Bologna a Genova c’e da faticare…».

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