E’ una riviera che guarda oltre la spiaggia, quella che la Métropole Nice Cote d’Azur sta disegnando con il progetto Nice Cote d’Azur Outdoor. La bici è il filo conduttore per riscoprire l’entroterra, i suoi silenzi e le vette che si tuffano nel mare. L’Auron-Nizza Gravel, tracciato di circa 360 chilometri con quasi 10.000 metri di dislivello, è la nuova proposta per chi ama il bikepacking o comunque il pedalare slow (in apertura e nell’articolo foto di F. Aguilhon).
A fare da guida e ambassador di Nizza Metropole è Nicolas Roche, ex professionista e oggi commentatore tecnico per Eurosport Europa. E l’irlandese ad aver testato il percorso in prima persona: tra valli alpine, la mitica cima della Bonette, sterrati e panorami mozzafiato fino alla Promenade des Anglais. In parte, si potrebbe dire, che ricalca offroad la Route des Grandes Alpes.
Subito la Bonette
La traccia parte da Auron, nota località sciistica sopra Saint-Etienne-de-Tinée, e si snoda subito in alta quota. I primi chilometri risalgono dolcemente tra i boschi, poi la discesa porta in una valle ampia e luminosa, dominata dal fiume Tinée.
E’ qui che comincia la vera salita verso il Col de la Bonette, la cima asfaltata più alta d’Europa con i suoi 2.802 metri. Roche la descrive con entusiasmo: «La prima parte è su strada, ma stretta e quasi dimenticata, poi entri nel Parco Nazionale del Mercantour e inizia lo sterrato. I primi otto-dieci chilometri sono impegnativi, ma poi la pendenza si addolcisce e il paesaggio si apre».
Salendo, il mondo si fa lunare: rocce scure, piccoli laghi alpini, marmotte che corrono tra i prati. «Sembra di essere in un film – dice Roche – come quando nel Signore degli Anelli, gli hobbit stanno arrivando nella terra di Mordor! Davvero, ho avuto questa sensazione quando ci sono andato. Dietro di te la valle è enorme e davanti hai solo la montagna». L’ultimo tratto torna sull’asfalto, appunto quel picco di cui dicevamo, per raggiungere la cima, dove lo sguardo spazia tra Francia e Italia. Poi giù, lungo una discesa spettacolare, fino ai villaggi addormentati dell’entroterra.
Nel mito di Turini
Dalla Bonette, la traccia continua su strade sterrate che Roche stesso ammette di non aver mai esplorato prima. «Abbiamo trovato una salita bellissima, che andava verso la zona del Vesubie. Tutta attorno al 7 per cento, con qualche tratto al 10 per cento. C’è qualche sasso ma è bellissima. A volte è coperta, a volte si apre.
Quando si scende, si passa davanti a una chiesetta abbandonata, poi a un’altra ancora in uso. Non vedi macchine, non senti rumori, solo natura. Dopo una lunga discesa si arriva in un minuscolo villaggio “old style”: una decina di case, alcune senza corrente elettrica. «D’estate la gente vive come un tempo, è un luogo dove scappare dal mondo. Quando ci siamo passati noi stavano facendo i barbecue».
La seconda parte del percorso regala emozioni diverse: il Col de Turini, mitico passo del Rally di Monte Carlo, si affronta qui in versione gravel.
«E’ stato bellissimo – racconta Roche – tutto immerso nella foresta, con alberi altissimi e aria fresca. Se prima c’erano gli ampi panorami, qui era fortissima la connessione con la natura. Questa salita ha un pendenza regolare, intorno al 6-7 per cento. In cima c’è un bar storico dove servono la torta ai mirtilli più buona della regione. Al suo interno è come se ci fosse un museo. Tra poster e cimeli del Rally, si respira un’atmosfera autentica, da frontiera tra montagna e Mediterraneo.
Lo spettacolo dell’arrivo a Nizza
Lasciato il Turini alle spalle, la traccia si addolcisce ma non perde fascino. Ora si punta decisi verso la costa, verso la Cote d’Azur. le grandi cime sono tutte alle spalle. La strada si snoda tra vallate e crinali fino a Chateauneuf, punto panoramico della mitica Parigi-Nizza, la “corsa del sole” che ogni marzo porta i professionisti sulle stesse strade. Roche la racconta con passione ancora più forte se vogliamo: «E’ il tratto dove per la prima volta vedi il mare davanti a te. Ti volti e hai le Alpi dietro, davanti la Costa Azzurra».
Da qui si sale verso il Fort de la Revère, sopra il Col d’Eze, lungo una sterrata di 3-4 chilometri. «E’ uno dei posti più belli che conosca. Da lassù vedi la Liguria fino a Saint-Tropez. Hai un arco di 300 chilometri di costa in solo colpo d’oacchio! E, se l’aria è limpida, si vede anche la Corsica. Ogni volta che passo, mi fermo. Ci sarò andato 100 volte, ma il fascino è irresistibile e ogni volta scatto sempre una foto.
«L’ultima discesa è tecnica e spettacolare, fino al mare e al celebre cartello I Love Nice sulla Promenade des Anglais. E’ la chiusura perfetta: dal tetto d’Europa al Mediterraneo, solo con la forza delle gambe».
Ritmo slow e gomme larghe
Il percorso dell’Auron-Nizza Gravel non è un anello, ma un viaggio da Nord a Sud. Si può percorrere in 3-5 giorni, a seconda del livello e della voglia di esplorare. «Noi lo abbiamo fatto in tre giorni, ma spingendo parecchio – racconta Roche – Per goderselo davvero, credo che quattro giorni siano ideali». Lungo la traccia si trovano strutture semplici ma accoglienti, alcune convenzionate con la Métropole, pensate appositamente per chi viaggia in bici.
Da un punto di vista tecnico, Roche consiglia gomme da 45 millimetri in su. E non disdegna una forcella ammortizzata, se proprio si vuol essere comodissimi.
«Io l’ho fatto con coperture da 40 millimetri. E andavano bene, ma in discesa un po’ più di comfort poteva starci. Il terreno è vario, tra sterrato compatto, tratti pietrosi e strade di montagna. Un 45-50 millimetri è il top».
Il periodo migliore va da giugno a settembre, ma la sola Bonette merita anche un’escursione a sé, quando la neve lascia spazio ai prati in fiore. Per chi ama la libertà del viaggio, la Côte d’Azur diventa così un terreno d’avventura. Non solo mare, ma montagne che si specchiano nell’azzurro.