Concludiamo il Periplo della Sicilia in compagnia del suo ideatore, Giovanni Guarneri. Dopo la Via dei Tramonti da Palermo ad Agrigento, abbiamo visto la Via della Liberazione da Agrigento a Catania. Ora chiudiamo questo grande anello di 1.200 chilometri partendo da Catania per fare ritorno al capoluogo siciliano.
«Per ovvi motivi geografici – spiega Giovanni – ho chiamato questa terza parte la Via del Nord. E’ un po’ il polmone della Sicilia, con tutte le foreste più importanti. Nella parte etnea troviamo grandissime piante di latifoglie, poi c’è la catena montuosa dei Peloritani, nel Messinese. Anch’essa ha boschi estremamente fitti. I Nebrodi, invece, sono probabilmente i rilievi più importanti della regione, con le foreste più significative. In ultimo ci sono le Madonìe, prima di arrivare a Palermo».
Tra la costa e il mare
Poiché il Periplo della Sicilia è stato concepito per essere percorso in senso antiorario, quindi col mare costantemente sulla destra, la Via del Nord (di circa 400 km) mantiene i summenzionati rilievi sulla propria sinistra.
«Dato che la Via si sviluppa sulla costa – spiega Guarneri – in alcuni casi le stradine sono “intrappolate” tra le scoscese pareti rocciose e la spiaggia. A Gioiosa Marea, ad esempio, c’è un gigantesco blocco di granito che si proietta sul mare e vi è stata scavata una galleria. Venne scavata a mano nei secoli passati ed è un punto molto suggestivo da attraversare in bici, come del resto tutto il tratto con vista sulle Eolie». Poco prima di Gioiosa non si può non citare Capo Milazzo.
«Milazzo è conosciuta come punto d’imbarco per andare alle Eolie, ma in realtà ha una delle fortezze più grandi d’Italia, usata dagli inglesi per difendersi dai francesi. Oltre a ciò, la roccia proiettata proprio nel mare cela delle calette dove andare a fare il bagno. Pedalando verso ovest, incontriamo tutti i villaggi della costa del Palermitano. Santa Nicolicchia, Aspra ma anche San Nicola l’Arena. Si tratta di antichi borghi di pescatori che ancora oggi, nonostante la speculazione edilizia degli anni ‘60 e ‘70 hanno mantenuto i loro centri storici sul mare».
Un po’ Fenicia e un po’ Grecia
Anche la rinomata Cefalù, che ha una periferia molto sviluppata, conserva un centro storico notevole. Brolo, San Giorgio, San Gregorio, sono tutti vocati alla tradizione marinara. Tradizione che si ritrova anche a… tavola, qualora si tirino i freni in cerca di un pasto per ricaricare le energie.
«Certamente la cucina di pesce non manca. Tuttavia – precisa Giovanni – va ricordato che questa parte dell’Isola ha avuto una forte influenza normanna. Tanto che anche la gastronomia ne ha risentito, con piatti come quelli a base di pecora o i salumi fatti nei Nebrodi».
Termini Imerese è l’ultima città di origine greca (Imera), di qui in avanti si entra nella Sicilia fenicia. Che significa? La popolazione deriva in larga parte da queste due grandi culture del passato e ancora oggi si evidenziano differenze tra le persone: «Siamo diversi nel modo di pensare e di parlare. Ad esempio il palermitano, quale io sono, è fenicio al 100 per cento. Ha questo accento molto pigro, parla lentamente, fa anche le cose lentamente. L’agrigentino è completamente diverso, parla molto velocemente, ha un accento molto veloce, non è cantilenante come il nostro e anche loro sono più veloci, più rapidi, più dinamici, così come i Catanesi che sono mezzi greci».
Non solo il Periplo della Sicilia…
Tornando al lato tecnico dell’itinerario, ricordiamo che Giovanni Guarneri è anche l’ideatore del Sicily Divide (di cui abbiamo già scritto), nonché titolare del tour operator Sicily Cycling by Inspiring Tours che può essere un valido punto d’appoggio per le vostre ciclovacanze sull’Isola.
Per tutte le informazioni e le tracce del Periplo della Sicilia, invece, rimandiamo al sito dedicato.