Dopo la Via dei Tramonti proseguiamo il nostro viaggio ideale lungo il Periplo della Sicilia. Per la seconda tratta, che va da Agrigento a Catania, ci ha guidato Giovanni Guarneri che è l’ideatore dell’intero tracciato, le cui tracce gps si possono scaricare dal sito apposito. Nel portale è anche possibile richiedere il Periplo Pass, avere un elenco dei bike hotel lungo tutti i 1.200 km del percorso ed avere informazioni sul noleggio bici. C’è anche una guida cartacea scritta di suo pugno (ed è sua la foto di apertura davanti alla Cattedrale di Noto).
Prima di scoprire i 400 km tra Agrigento e Catania, facciamo un passo indietro e vediamo come è nata l’idea di questo percorso.
«Nel gennaio 2016 ho perso il lavoro a causa della riduzione di personale nella società in cui lavoravo – inizia Giovanni – ed ho preso quella stessa bici che usavo per andare al lavoro per percorrere per la prima volta il Periplo della Sicilia. In quella prima occasione ho pedalato per una settimana sulle statali principali, quindi neanche troppo adatte al cicloturismo. Però già da subito mi sono accorto del potenziale dell’avventura, che mi è sembrata come un viaggio epico. Fare il giro di un’isola è un po’ una piccola Odissea. Anche dal punto di vista filosofico, chiudere un cerchio è qualcosa di profondamente emozionante».
Sulle tracce degli Alleati
E ora veniamo al tratto che dal capoluogo agrigentino porta a quello catanese. Giovanni lo ha chiamato la Via della Liberazione perché su queste coste ci fu lo sbarco degli Alleati durante la Seconda guerra mondiale.
«Pochi sanno che l’Operazione Husky ebbe poco da invidiare, per numero di uomini e di mezzi anfibi, al più noto sbarco in Normandia – spiega – ma ovviamente trovò una resistenza minore. Certamente è una zona che merita di essere visitata non solo per un fattore storico, ma anche perché comunque ci sono dei luoghi molto noti. Come Gela, che oggi è tristemente famosa per la ex-raffineria di petrolio, ma che in realtà ha un centro storico bellissimo, ed uno dei parchi archeologici più grandi della Sicilia.
«Andando avanti – continua Guarneri – troviamo zone come Portopalo di Capo Passero, dove si incontrano i due mari, lo Jonio e il Canale di Sicilia. Marzamemi, che è famosa perché fu distrutta durante un bombardamento della Royal Air Force. Rinacque grazie alla volontà della proprietaria di una trattoria che, semplicemente con delle sedioline bianche e azzurre messe all’esterno, incominciò ad attirare gente e permise a questo piccolo borgo di svilupparsi nuovamente. C’è poi Siracusa che negli ultimi due decenni ha ripristinato il proprio centro storico che si identifica nell’Isola di Ortigia, una delle destinazioni odierne più belle in assoluto della Sicilia».
Bici gratis sui treni
Giovanni spiega, con correttezza, che se proprio bisogna bypassare un tratto del Periplo della Sicilia, è quello che da Priolo Gargallo, poco a nord di Siracusa, porta a Catania. Questo perché la zona è costellata da quattro siti petrolchimici, per cui è preferibile caricare la bici sul treno (tra l’altro il trasporto è gratis) fino alla città etnea.
«Catania si distingue da Palermo per il suo colore scuro, nero, cupo dovuto alla roccia lavica dell’Etna. Ma è famosa anche per il Barocco estremamente diffuso allorché venne distrutta dal terremoto del 1693 e poi ricostruita con quello stile imperante».
Arancina o arancino?
In questo viaggio non mancano le peculiarità gastronomiche. «Si parte dalla cubbaita agrigentina che è un dolce che si mangia soprattutto nel periodo natalizio. Si va poi avanti fino ad arrivare alla cremolata, nella zona del Siracusano, che sarebbe “l’antagonista della granita” dato che oltre al succo della frutta vi si aggiunge anche la polpa. Ne nascono diatribe e campanilismi come quello tra “arancino” e “arancina”. Il primo modo di dire è della Sicilia orientale, l’altro di quella occidentale. A Catania ci sono i cosiddetti “pitoni”, una specie di grandi panzerotti tipici dello street food siciliano».
Anche sulle origini storiche della popolazione ci sarebbe da parlare (in parte greca ed in parte fenicia) ma lo faremo nella terza e ultima puntata, quella della Via del Nord tra Catania e Palermo. Per ora, se vi sta venendo voglia di venire a pedalare lungo le coste della più vasta regione d’Italia, vi diciamo che Giovanni Guarneri ha concepito il tracciato del Periplo della Sicilia su strade secondarie, a volte anche su sterrati leggeri. Motivo per cui le bici più adatte sono le gravel o le bici da trekking, mentre sono sconsigliate le bici da corsa.