Basta mettere le ruote poco fuori Milano e si torna ad un clima e dei paesaggi che poco hanno a che fare con la città. I grattacieli e i palazzi della metropoli lombarda inghiottono tutto, ma è solo una sensazione. Anche qui il gravel trova il suo spazio, una dimensione forse diversa, ma sempre affascinante. Lo sanno bene in casa Drali, che il 24 febbraio organizzerà una ride di 80 chilometri proprio in queste zone: la Drali Gravel Ride. La pedalata inizierà da zona Chiesa Rossa e si arriverà fino al Ticino, per poi tornare indietro. Per partecipare alla Ride del 24 febbraio cliccare sul seguente link.
Ne abbiamo parlato con Daniele Calvi e Matteo Manuelli, due componenti del team Undrafted Cycling che ne curerà l’organizzazione. Un progetto che vuole raccontare il mondo del gravel tra avventure e gare, senza l’assillo del risultato, ma con lo scopo di godersi il viaggio.
Lontani dalla città
Proprio Daniele e Matteo ci possono raccontare al meglio cosa vuol dire fare gravel intorno a Milano. Le loro ruote hanno solcato tutti i sentieri della provincia e non solo, tracciando nuove rotte e scoprendo posti mozzafiato.
«Nella zona immediatamente intorno a Milano – racconta Daniele Calvi – ci sono tanti piccoli pezzetti di sterrato della lunghezza di uno o due chilometri. Stiamo parlando della zona sud della città, verso Pavia. Sono tutti tratti utilizzati dai trattori, quindi a carreggiata larga e battuta, si pedala in mezzo a campi e cascine. E’ una zona con un fascino particolare, soprattutto se si pensa che ci si trova a un’ora di pedalata da Milano.
«Per chi, come me – prosegue Calvi – pedala in queste zone durante la pausa pranzo, quindi con un tempo limitato, i navigli rappresentano la “via di fuga” ideale. Non sono sterrati, vero, ma basta seguirli un po’ e ci si trova circondati da strade polverose di campagna. E’ importante conoscere bene la zona, a mio avviso, anche per questo abbiamo organizzato la ride del prossimo fine settimana (24 febbraio, ndr). Avere delle tracce GPX aiuta molto, in particolare i neofiti, perché una volta imparati i segreti di questi posti non si metteranno più le ruote su asfalto».
Percorsi e fauna
A fare eco alle parole di Daniele Calvi ha pensato il suo compagno di avventure, Matteo Manuelli. Milanese di origine, ciclista fin da piccolo e ora esploratore delle “sue” campagne.
«Il gravel – ci racconta – per me che sono nato a Milano, ha rappresentato un modo per scappare dalla sua routine e dal suo asfalto. Pian piano, prendendo spunto dagli amici e dai loro percorsi sulle varie piattaforme, ho scoperto tanti luoghi nuovi e diversi. Dal piazzale Abbiategrasso si segue il Naviglio e si va verso Pavia. Bastano pochi chilometri, una decina, e ci si trova su sterrati diversi, ma tutti particolari. Se si vuole arrivare a Pavia rimanendo sempre e solo su sterrato è possibile e anche semplice. Sono tratti adatti a chiunque, non c’è molto dislivello e le zone sono ricche di animali diversi. Più di una volta mi sono imbattuto in aironi, daini, tassi, volpi e conigli».
Sterrati, dighe e chiuse
La zona intorno al capoluogo lombardo è sempre stata molto attiva. I suoi corsi d’acqua hanno fatto nascere città e sono stati usati per dar vita ai campi e alle città che li circondano.
«Andando verso la zona del Ticino – ci spiega Manuelli – si ha l’impressione di entrare in un mondo completamente diverso. Il paesaggio è selvaggio, non c’è nulla, praticamente incontaminato. La varietà di strade e panorami che si incontrano è incredibile: si passa dalle strade larghe sulle sponde del fiume ai single track in mezzo ai boschi. Chi vuole provare a cercare tracciati un po’ più tecnici non ne rimarrà deluso, promesso».
«Sulle sponde dei corsi d’acqua, non solo del Ticino ma anche del Naviglio Pavese o del Canale Villoresi – continua – ci sono tantissime dighe, tutte mozzafiato. In particolare nella zona di Turbigo o di Canale Muzza. Se si scende verso Lodi si trovano tantissime chiuse, così come verso l’Adda. Il gravel intorno a Milano offre davvero tanti spunti, soprattutto paesaggistici e rurali».