Le piste ciclabili hanno molte declinazioni. Ci sono quelle urbane ad utilizzo prettamente cittadino oppure quelle che accompagnano il cicloturista verso itinerari e mete per centinaia di chilometri. In Italia queste ultime stanno iniziando ad avere sempre più successo. Pedalare lontano dalle auto e in totale sicurezza è una modalità che va incontro a tutti coloro che vogliono godersi la bicicletta senza guardare il contachilometri o il cardiofrequenzimetro. Tuttavia c’è ancora tanto lavoro da fare e non sempre i collegamenti tra questi tratti sono pensati veramente per chi li utilizza.
Il gravel e le e-bike stanno aprendo ancora di più gli orizzonti e le opportunità sono davanti agli occhi di tutti. Merito di una bike economy che è già esplosa in Europa e che in Italia sta cercando la sua via. Con Freddy Mair, fondatore di FunActive TOURS, affrontiamo il discorso facendo luce su ciò che già abbiamo e ciò che potrà essere. Spunti e riflessioni ma anche esempi di cicloturismo che già funziona.
Unità d’intenti
Se da un lato c’è la bike economy che sta portando sempre più ciclisti in strada dall’altro bisogna capire che i ciclisti vanno tutelati e vanno create infrastrutture dedicate.
«In Italia abbiamo visto – dice Freddy Mair – una crescita netta. Anche i politici hanno capito che il cicloturismo è un settore su cui puntare. Abbiamo delle bellissime ciclabili già presenti che attirano gente da tutto il mondo e i progetti iniziano a crescere. Abbiamo capito anche di avere un grandissimo vantaggio, cioè quello di avere tantissime strade secondarie senza traffico. Anche se non sono vere e proprie ciclabili possono essere delle connessioni preziose.
«Il dialogo tra i Comuni – spiega – è un altro aspetto importante. Ad oggi si fanno ciclabili per agevolare collegamenti limitrofi. Capita spesso che un altro Comune vicino ne faccia una simile ma che si formi un “buco” di pochi chilometri tra le due. Dobbiamo imparare a ragionare secondo un disegno più grande. Quindi collegando le città e i paesi tra loro unendo gli intenti. Bisognerebbe solo prendere come esempio da città come Copenaghen o Parigi, che sotto questo punto di vista sono più avanti. Con un po’ di buona volontà si può far tanto. Ad oggi stiamo lavorando bene, con ciclabili adibite proprio al far partire il ciclista da un punto A e arrivare ad un punto B su tratti un po’ più lunghi».
Ciclabili sicure
Pedalare sta diventando e diventerà sempre più un’azione quotidiana. Se la mobilità sostenibile è la risposta a tanti interrogativi del nostro futuro, la sicurezza deve essere un’altra priorità. Le ciclabili sotto questo punto di vista sono lo scudo del ciclista verso il traffico e le insidie cittadine. Tuttavia oltre a questo, spesso il ciclista deve fare i conti anche contro una cultura stradale ostile.
«Noi di FunActive TOURS siamo nel settore da ormai 25 anni – fa notare Mair – e col tempo le creazioni di ciclabili e ciclovie dedicate alla riqualificazioni di tratte già conosciute sono aumentate e con esse anche la sicurezza. Purtroppo succedono ancora troppi incidenti, anche mortali, e questo vuol dire che qualcosa che non sta funzionando. Da un lato c’è la mancanza di infrastrutture, dall’altra c’è il rispetto del ciclista. Ci sono dei Paesi nordici dove la macchina rallenta e dà la precedenza al cicloturista. Mentre da noi c’è questo odio culturale verso chi decide di viaggiare o fare cicloturismo in sella».
Viaggiare in tranquillità
Il cicloturismo è un’opportunità per tutti. Dai settori più vicini alle due ruote arrivando poi anche a quelli limitrofi come l’enogastronomia e il settore alberghiero. Per viaggiare in tranquillità il segreto è la pianificazione e lo studio di percorsi ad hoc.
«Negli ultimi anni – spiega Mair –ho speso tantissimo nello studio di percorsi e dove io da responsabile della nostra azienda possa essere tranquillo nel proporre un pacchetto turistico. Soprattutto verso clienti stranieri che sono abituati a viaggiare in tranquillità. Chi pratica questo tipo di escursioni sono soprattuto appassionati dai 50 anni in su, che vogliono stare tranquilli. Negli ultimi anni anche tante famiglie. E questo è un argomento su cui dobbiamo portare molta attenzione e cura.
«I profili che decidono di percorrere ciclabili e ciclovie sono persone che vogliono scoprire un territorio attraverso la bici, non per allenarsi. Il nostro cliente tipo è quello che sceglie la bici per vivere il territorio in un modo più tranquillo, più lento. Vuole conoscere la zona, vuole conoscere l’enogastronomia, la storia, la cultura. Per questo non basta creare solo infrastrutture che collegano territori, bensì devono addentrarsi tra i paesi e centri abitati per mostrare tutto ciò che c’è di prezioso. Il gravel in questo senso ci sta dando una mano. Non serve asfaltare e quindi è più facile ed economico creare itinerari e percorsi protetti con meno sforzo da parte dei Comuni e delle Regioni».
Bici e barca
Fare una vacanza in sella non vuole dire per forza caricare la bici di borse e affrontare itinerari stancanti e lunghi. Ci sono esempi di cicloturismo che si conciliano con il benessere e la tranquillità a cui ogni turista aspira. Un esempio? La vacanza bici e barca…
«Proponiamo il format – conclude Mair – bici e barca. In pratica ci appoggiamo a degli hotel sull’acqua come se fossero delle piccole crociere per i fiumi. Si parte la mattina facendo la prima colazione seguita da un piccolo briefing e poi si parte con 40/50 km in bici su ciclabili e sentieri per poi arrivare al porto dove ad aspettarti c’è la barca. Si cena, si visita il luogo e il giorno dopo si riparte. E’ una modalità ideale per coppie e famiglie dove magari c’è chi pedala un po’ meno e può stare un giorno sulla barca e l’altro va in bici. E’ una modalità che piace molto e ha molto successo perché non bisogna pensare a niente».