| 24 Gennaio 2024

La Bike Economy, un tesoro comunicato male

Nelson Mandela disse: «Sappiamo cosa deve essere fatto: tutto ciò che manca è la volontà di farlo». Una citazione importante che può essere rapportata quando una società deve compiere un’azione collettiva per il bene comune. Al giorno d’oggi si parla di mobilità sostenibile, auto elettriche, sharing e tanto altro. La bici rappresenta il mezzo meno inquinante al mondo, alla portata di tutti e che molto probabilmente rappresenta la risposta a tante domande del nostro futuro prossimo. In Europa il cicloturismo ha un introito di 50 miliardi l’anno, la Germania ne porta 20 all’attivo mentre l’Italia chiude con 7 (in apertura, immagine FunActive Tours). Numeri che mettono in luce un problema su cui abbiamo provato a fare chiarezza con l’avvocato Gianluca Santilli, vero e proprio guru della bike economy.

L’avvocato Gianluca Santilli è grande appassionato di ciclismo e sostenitore della Bike Economy
L’avvocato Gianluca Santilli è grande appassionato di ciclismo e sostenitore della Bike Economy

I numeri contano

Si dice che se si riesce a scrivere un problema su un foglio si è già a metà dell’opera. Come prima cosa quindi è bene snocciolare i numeri che ci aiutano a leggere la situazione attuale.

«La bike economy – spiega Gianluca Santilli – è una sorta di ecosistema. Vale 500 miliardi e arriverà a quasi 800 nel 2030: il problema è che in Italia non lo sa nessuno. Quando parlavo nel 2016 di queste centinaia di miliardi mi guardavano tutti come un marziano, ancora adesso vedo facce stranite quando lo dico. L’addetto ai lavori non conosce questi numeri, quindi manca molto l’informazione. Le riviste di ciclismo non conoscono la bike economy e questo è senz’altro un problema grosso. Gli amici olandesi mi hanno detto che ogni loro progetto sulla mobilità sostenibile prevede che almeno il 20% del costo sia allocato per comunicazione prima, dopo e durante. 

«La bicicletta è uno dei tanti strumenti della mobilità sostenibile. E molti sostenitori delle due ruote brucerebbero le macchine, ma questo è un approccio sbagliato. Il ciclista viene visto un po’ come una sorta di esagitato e invece manca la sensibilità di far capire che la bicicletta può convivere con le città. Anche ad Amsterdam ci sono le macchine e prima di diventare quello che è oggi era congestionata dal traffico. Quindi c’è un problema grosso di informazione, di comunicazione, perché io vedo che quando parlo di questi temi tutti strabuzzano gli occhi. Cioè che il cicloturismo valeva 50 miliardi in Europa molte istituzioni lo hanno saputo da me. La brutta notizia è che in Italia siamo a 7 miliardi mentre in Germania sono a 20. Quindi prima di parlare di infrastrutture, incentivi e tutto, bisogna porsi un obiettivo chiaro».

La città di Lisbona ha rinnovato gli sgravi per l’acquisto di biciclette, puntando a ridurre il traffico
La città di Lisbona ha rinnovato gli sgravi per l’acquisto di biciclette, puntando a ridurre il traffico

L’Europa traina

Se come Paese ci troviamo defilati a livello di numeri, l’Europa batte la strada e ha ben chiaro il valore della bici.

«Il Parlamento europeo – fa notare Gianluca Santilli – si è espresso a favore della bike economy a febbraio scorso. Molti Stati membri hanno attuato politiche mirate per questo settore, come il Portogallo che ha abbassato al 4% l’IVA sulle biciclette. Per quanto riguarda la bike economy italiana posso affermare che siamo a un punto molto basso. Vedo però che finalmente c’è una forte sensibilizzazione. 

«Sono stato invitato dal Ministro del Turismo al convegno sul lago Maggiore poco più di un mese fa. Ho parlato con il Ministro Santanché a proposito di numeri. Le ho fatto notare che il cicloturismo ha avuto una crescita del 50% tra 2021 e 2022, ma che l’ha fatto in modo spontaneo, senza un solo euro di finanziamento e senza una linea guida. Oggi si comincia finalmente a capire che il discorso riguarda da un lato la mobilità sostenibile nelle città e dall’altro il cicloturismo».

Le ciclabili di Roma sono realizzate senza una vera logica e vengono avversate per ignoranza (foto Roma H24)
Le ciclabili di Roma sono realizzate senza una vera logica e vengono avversate per ignoranza (foto Roma H24)

L’esempio di Roma

Partendo dall’esempio di Roma, si capisce che senza un obiettivo chiaro si sta brancolando nel buio e tirando fuori soluzioni fini a se stesse.

«A Roma si parla di ciclabili – dice Santilli – come se fosse un contentino da dare a chi è attento a temi della sostenibilità. Poi in realtà si fanno entrare due milioni di auto dentro la città tutti i giorni. L’attuale Giunta deve fare uscire il biciplan, che immagino prevederà svariati chilometri di piste ciclabili che poi verranno ridotti fino ad un terzo per mancanza di soldi. Poi però vengono dati 500 euro (bonus mobilità 2021, ndr) per comprare una bici senza cognizione di causa. E così ognuno ha fatto il suo interesse senza avere come obiettivo la mobilità sostenibile cittadina.

«La soluzione sicuramente è rappresentata dal fatto che l’Europa sta andando tutta quanta in modo molto convinto verso questo tipo di obiettivi e che quindi noi, volenti o nolenti, dovremo seguire. Però ad oggi non è un caso che il mondo della bici sia in crisi, che le poche aziende italiane che sono riuscite ad avere un livello di crescita sufficiente sono state tutte acquistate prevalentemente da soggetti stranieri. Sono anni che si prova a parlare di bike economy e invece si parla di Gran fondo. Oggi le GF sono uno dei settori più crisi».

Madrid ha adottato il limite dei 30 km/h che tanto fa discutere in Italia: la città è rinata
Madrid ha adottato il limite dei 30 km/h che tanto fa discutere in Italia: la città è rinata

Prima gli altri

Ma allora in che modo capire come muoversi? Se prima i Paesi del Nord erano l’esempio, ora il gap è troppo ampio. Per Santilli la soluzione è guardare dove le cose stanno iniziando a funzionare davvero bene.

«Gli spunti più interessanti – riporta Santilli – arrivano dalla Spagna che ha introdotto in molte città la regola dei 30 km/h. Madrid è diventata una città vivissima grazie alle isole pedonali che hanno incentivato il commercio. Invece da noi si pensa che se si fa un’isola pedonale, falliscono tutti i negozianti. E perché? Perché non sanno che i loro colleghi spagnoli invece hanno avuto questo tipo di esperienza e fatturano molto di più. La gente ha modo di girare molto più serena, quindi di valorizzare quelle aree che oggi non lo sono affatto. Perché se io sto in macchina e devo lasciare la macchina in doppia fila, forse entro pure a prendere un caffè, ma è difficile che riesca a fare altro.

«La Spagna è molto simile a noi. Sta investendo da anni, ma non solo in ciclabili, perché poi la ciclabile rischia di diventare una capitale nel deserto. Se io non creo attorno servizi e una piattaforma ottimale, non la utilizzo. Hanno capito che bisogna investire sui servizi e che bisogna creare spazi adeguati. Quindi un ripensamento delle città che oggi sono prevalentemente destinate alle auto, che creano peraltro anche tutti quegli incidenti mortali che fanno l’Italia con il primato di morti sulle strade».

New York ha chiuso al traffico per lunghi periodi Times Square e Broadway (foto CCC/Flickr/NYCDOT)
New York ha chiuso al traffico per lunghi periodi Times Square e Broadway (foto CCC/Flickr/NYCDOT)

Pregiudizi

Il cambio di mentalità potrebbe essere lento ma è qualcosa che deve coinvolgere tutti i cittadini.

«Se io in giacca e cravatta – spiega Santilli – giro e mi sposto in giro per Roma con la bici, vengo visto come un eccentrico. Invece, se fossi un avvocato, un manager a Londra, verrei visto assolutamente come una persona normale che fa la cosa più logica del mondo. Per non parlare del Primo Ministro olandese che gira in bicicletta. Noi abbiamo proprio un problema di percezione di un differente tipo di mobilità. Basti pensare allo sharing poco utilizzato in Italia e che all’estero nei grandi centri abitati ha ridotto drasticamente la presenza di macchine. 

«Non servono – conclude – neanche iniziative particolarmente costose. La chiusura di Times Square al traffico a New York è un altro esempio. L’assessore si chiamava Janetta Sadik-Khan e lo fece per sei mesi. Prima ha girato con la scorta, poi è stata osannata dai negozianti che in un primo momento erano in totale disaccordo. Hanno capito che fatturavano molto di più. Perciò bisogna anche avere un minimo di visione, ma anche determinazione. Fare diventare isola pedonale un’area non costa nulla e lo si fa subito. La chiave di tutto è la narrazione».

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