Si dice sempre che le salite siano l’essenza del ciclismo e forse anche per questo vengono esaltate, ammirate, desiderate e temute le grandi scalate. E allora ecco subito giù una lista di nomi che chiunque sia mai andato in bici ben conosce: Stelvio, Gavia, Mortirolo, Iseran, Galibier, Angliru, Tre Cime di Lavaredo (in apertura foto Facebook/Suur Munamägi)…
Eppure non sono solo queste le salite. Noi abbiamo la fortuna di averle in casa, ma ci sono Nazioni in cui “orizzonte segue orizzonte”, senza sosta e il concetto di salita è del tutto stravolto. E allora ecco una curiosa e divertente classifica delle cinque salite più basse. O meglio, le più alte nella rispettiva Nazione, ma le più basse d’Europa.
Adesso siete curiosi di sapere quali sono, vero? Partiamo dalle Nazioni: Danimarca, Lettonia, Lituania, Estonia, Olanda. Scopriamole in questo insolito e curioso viaggio a bassa quota.
Danimarca: neanche il ponte…
Il dibattito è apertissimo nella terra di Jonas Vingegaard. A proposito, ci si chiede come un danese possa andare così forte in salita. E’ vero che anche Marco Pantani veniva dal mare, ma almeno alle spalle aveva colline anche impegnative. Qui la vetta (naturale) più alta è lo Mollehoj… Quel “naturale” tra parentesi, perché in teoria uno dei ponti che collegano le isole danesi alla terraferma arriva oltre i 250 metri, mentre la collina di Mollehoj si ferma a soli 171 metri di quota (170,86 per la precisione, come ci tengono a dire i danesi: precisione dovuta a contese con un’altra collina che si diceva potesse essere più alta ma che invece è risultata più bassa di 9 centimetri).
Ci troviamo nel centro del Paese, nella regione di Aarhus, a circa 200 chilometri a ovest di Copenaghen, in un territorio dolcemente mosso. Il vento soffia spesso forte da Nord. Essendo una collina così bassa, i versanti (fa quasi sorridere chiamarli così!) sono tanti: le strade salgono rettilinee e dolci, con “un’impennata” finale al 5-6 per cento per appena 70-80 metri, dove confluiscono tutte le vie di accesso. Poi si svolta per una fattoria privata e gli ultimi metri sono in sterrato. Si passa nella tenuta di un contadino che ha lasciato libero l’accesso al tetto della Danimarca. In cima una vecchia macina di mulino, usata un tempo per macinare cereali, segna la vetta della Nazione.
Lituania: la cima nascosta
La Lituania apre la trilogia delle vette dei Paesi Baltici e lo fa con i 294 metri dell’Aukstojas. Siamo nell’Est Europa, al confine con la Russia, tra grandi foreste di betulle, campi di patate e numerosi laghi. Il traffico è quasi inesistente: pedalare qui è un piacere raro.
L’Aukstojas si trova nel sud-est della Lituania, a 25 chilometri da Vilnius, negli altopiani di Medininkai, all’interno della foresta di Miguna, ben preservata per la sua particolare biodiversità. Dal villaggio di Medininkai si svolta a destra su una strada di campagna e poco dopo a sinistra, dove appare un cartello con il 7 per cento di pendenza. Lo strappo dura poche decine di metri, poi si seguono le indicazioni per il Parco Geomorfologico di Juozapinė. La strada diventa sterrata, ma facilmente percorribile in gravel. Si torna a salire negli ultimi 300 metri che sono al 3-4 per cento.
Curiosità: fino al 2004 si pensava che la vetta più alta fosse lo Juozapinė. Poi l’Università di Vilnius, con strumenti moderni, scoprì che l’Aukstojas era più alto di 2 metri. Dopo un acceso dibattito sul nome (Aukstojas era la maggiore divinità lituana), nel novembre 2005 il consiglio comunale di Vilnius ufficializzò il nuovo primato.
Lettonia: un paradiso per il gravel
Spostandoci più a Nord arriviamo in Lettonia, dove la collina di Gaizinkalns, con i suoi 312 metri, è il punto più alto dello Stato. La zona è di rara bellezza: laghi, foreste, traffico quasi inesistente e strade ampie e curate, ideali per il gravel. Giusto per raggiungere questa collina c’è un reticolato di strade sterrate incredibilmente affascinante.
Nella desolazione (in senso buono, selvaggio) della Lettonia bisogna pur trovare un punto di partenza. E così il riferimento è il villaggio di Madona, a ben 25 chilometri dalla vetta. Questo per dire che non c’è uno stacco vero e proprio da cui inizia la scalata. E così eccoci a Madona: dopo pochi chilometri su asfalto si entra nell’area protetta di Gaizinkalns dove le strade sono bianche. Solo negli ultimi tratti inizia la salita che alterna tratti al 3-4 per cento a falsopiani. Tra tutte questa davvero è impercettibile!
Ma nonostante la sua dolcezza il Gaizinkalns è molto vivace, specie nel suo versante Nord la cui morfologia è ben più accentuata. Pensate che vi si trova persino una piccola pista da sci con uno skilift e percorsi di downhill per la mtb. D’estate ci si disputa persino una tappa della Baltic DH Cup. Il Gaizinkalns è una collina interamente dedicata allo sport.
Estonia: l’Everest dei Baltici
Chiudiamo la trilogia baltica con il Suur Munamagi, 318 metri di quota tetto dell’Estonia. Questa Nazione è ancora più spopolata rispetto alla vicina Lettonia, con case sparse tra laghi e foreste.
Secondo la leggenda, l’eroe mitologico Kalevipoeg, rigirandosi nel sonno, avrebbe formato da un lato la collina del Suur Munamagi e dall’altro il lago Vaskna che ne bagna le pendici. Le strade di avvicinamento sono un biliardo. L’Estonia ha un grado di benessere elevato e tutto appare ben mantenuto, curato. Le strade non sono ampie, non ci sono piste ciclabili, ma l’assenza di traffico non crea problemi a chi decide di viaggiare in bici.
La salita parte dalla statale 161, tra i borghi di Plaksi e Haanja. Un breve tratto asfaltato di un chilometro e mezzo, al 4-6 per cento, porta in cima, dove si trova una sbarra che tuttavia non impedisce il passaggio alle bici.
Sul Suur Munamagi sorge, come per tutte queste salite che comunque hanno un forte valore simbolico, una torre. Si dice che un tempo quando l’Estonia era sotto il dominio russo, ci fosse una torre tanto alta che le navi potevano avvistarla addirittura dal Mar Baltico ad oltre 100 chilometri di distanza.
Olanda: tre Nazioni, una salita
Concludiamo la classifica di questi cinque “colli” in Olanda. Si sale di quota! E andiamo sul Vaalserberg a 322 metri d’altezza. La collina sovrasta il paesino di Vaals, sulle sue pendici settentrionali. Siamo sulle colline del Limburgo Meridionale, dove i Paesi Bassi s’incuneano fra Belgio e Germania. E questa vetta si trova sul confine nel vero senso della parola. Pensate che in cima, oltre alla Torre Guglielmina che per pochi metri è in Belgio, c’è un cippo dove si incontrano i tre Paesi.
Questa collinetta è una vera meta turistica: ci sono chioschi, parcheggi per le bici, tanti sentieri e persino un grande labirinto. La curiosità di poter andare a piedi in tre Stati nel giro di pochi centimetri attrae molta gente.
Se conoscete un po’ l’Amstel Gold Race, vale a dire la più importante corsa professionistica dei Paesi Bassi, avrete già capito qual è il paesaggio e che tipo di salita è. Si tratta di una collina molto dolce, caratterizzata dal bosco.
Per quanto riguarda le caratteristiche tecniche della scalata, senza dubbio rispetto alle altre salite si percepisce il senso di salita, già solo per il fatto che c’è un vero punto d’attacco. I suoi numeri (da Vaals): 2.600 metri di lunghezza al 4,2 per cento di pendenza media e una punta del 9 per cento. C’è persino un tornante. Il Vaalserberg è la più tosta fra le cinque vette più basse d’Europa!
C’è anche Malta!
Ma attenzione non è finita. In questa minuziosa ricerca c’è una “sorpresa”. In teoria la seconda vetta più bassa d’Europa sarebbe quella di Malta, il Ta’ Dmejrek. Qui siamo davvero andati a cercare il pelo nell’uovo perché, di fatto, c’è solo la prominenza dell’isola, la scogliera che si eleva sul mare. Se fossimo stati così fiscali, avremmo dovuto introdurre persino i 77 metri della Città del Vaticano!
Tuttavia, a Malta questa “vetta” si può conquistare in bici. C’è una normale strada. Rispetto alle altre salite però il Ta’ Dmejrek non è segnalata né vista come una meta. Il Ta’ Dmejrek si affaccia direttamente sulle scogliere della costa meridionale, a un’altitudine di 253 metri sul livello del mare. “Sul livello del mare” nel vero senso della parola! La strada però scollina appena sotto: a quota 245 metri.
Come abbiamo visto per le salite baltiche, anche il Ta’ Dmejrek non ha un punto di partenza specifico: la strada sale in modo estremamente graduale e, magari, nel frattempo scende anche per qualche tratto. Prendendo come riferimento la capitale, da La Valletta al Ta’ Dmejrek ci sono 10 chilometri tondi, tondi. La pendenza è impercettibile. Le cose cambiano dall’abitato di Siggiewi: da lì si passa a un 3-5 per cento, specie poco dopo l’uscita dal paesino. Poi la scalata torna a essere un falsopiano tra muretti a secco, fichi d’India, terra rossa…e mare azzurro.