| 28 Luglio 2024

Venti Regioni, venti salite: si va sul Crostis e sull’Etna

Friuli Venezia Giulia e Sicilia sono le new entry di questa puntata di Venti Regioni, venti salite. Il punto più alto stavolta lo propongono loro rispettivamente con il Monte Crostis e l’Etna, la zona del Rifugio Sapienza e più precisamente del Piazzale della Cantoniera, lungo la SP92.

E sono ancora due salite di una bellezza straordinaria. Scalate diversissime tra loro, per paesaggio, pendenze, strade, odori, sapori, ma vicinissime per la quota. Entrambe infatti si attestano sui 1.900 metri. Crostis ed Etna sono settima e nona e tra l’altro sono le prime sotto quota 2.000.

I tornanti sono moltissimi. Strada stretta e molto tortuosa quella del Crostis
I tornanti sono moltissimi. Strada stretta e molto tortuosa quella del Crostis

7- Monte Crostis, Friuli Venezia Giulia

Con i suoi 1.982 metri di quota il Monte Crostis porta in alto il Friuli e lo pone al settimo posto delle cime (asfaltate, lo ricordiamo) più alte d’Italia. 

Il Crostis più che una salita è un’intuizione, un sogno, una sfida… Une delle tante che volle realizzare quel genio che fu Enzo Cainero.

Per chi non lo sapesse, Cainero era un personaggio di spicco del Friuli. Fu lui a portare il Giro d’Italia sullo Zoncolan e sempre lui a rendere transitabile il versante da Ovaro. Sognò poi di ripetere il tutto nel 2011 con il Crostis, e ancora di più con la strada che ne segue una volta in cima, la sublime Panoramica delle Vette.

Si tratta di una stradina a picco sul Friuli, sospesa sulle Alpi Carniche, il cui fondo era ecosostenibile. Ma purtroppo delle polemiche un po’ sterili a dire il vero riguardo la discesa fecero saltare il passaggio del Giro d’Italia un paio di giorni prima. Polemiche poco sensate perché la discesa, che facemmo in prima persona, era talmente tortuosa che le velocità dei corridori sarebbero state bassissime. Ci si appellò infatti prima ad un problema di sicurezza, poi ad un problema di logistica, in quanto sia la discesa che la Panoramica erano troppo strette.

I numeri del Crostis: 15,5 km, pendenza media del 9%, massima 19%, dislivello di 1.397 m (fonte salite.ch)
I numeri del Crostis: 15,5 km, pendenza media del 9%, massima 19%, dislivello di 1.397 m (fonte salite.ch)

Acqua passata. Il Crostis resta. Se questa è la sua leggenda sportiva, c’è poi la sua storia. Questa strada era una strada per boscaioli e pastori. O meglio, i suoi sentieri venivano sfruttati per portare le bestie in quota, nelle malghe, ad inizio estate e per riportale a valle a settembre. Se ci farete caso troverete molte vie che prendono per la tangente nei vari tornanti. Ma la strada che conosciamo è nata negli anni ’30 del secolo scorso. Rientrava infatti nel Vallo Alpino del Littorio: una serie di fortificazioni e strade in quota a scopo militare.

Il Crostis colpisce per il suo verde. Un verde scuro, intenso, rigoglioso. Anche perché questa è una zona molto piovosa. Si va dal verde del bosco a quello della montagna che ci si ritrova letteralmente in faccia una volta usciti dalla stessa abetaia.

La scalata è sempre molto dura. Leggermente più abbordabile nella prima parte, dove alterna qualche tratto di recupero, molto ripida nella seconda. Ci sono lunghi tratti tra il 14 e il 16 per cento. C’è un tratto, verso la fine del bosco, in cui ci sono delle rocce rosso ferro sulla sinistra che è durissimo. Più o meno la foto nell’apertura dell’articolo. Lì l’interno del tornante sfiora il 20 per cento.

La strada asfaltata termina proprio dove inizia la Panoramica delle Vette. Non c’è un vero e proprio Gpm, ma una roccia monumento dedicata dai donatori di sangue e un cartello che indica la quota 1.982 metri. Tra l’altro lungo la scalata ci sono dei cartelli informativi ogni chilometro: indicano la quota e la pendenza media dei successivi mille metri che si andranno ad affrontare.

E a proposito di Panoramica delle vette: vi consigliamo di fare questa strada. E’ lunga circa 6 chilometri. Tende a perdere lievemente quota, ma è un vero spettacolo.

Si può tranquillamente percorrere con la bici da corsa. Chiaramente si può salire anche dall’altra parte, ma lì la strada asfaltata, quindi l’attacco della Panoramica è più basso e per questo abbiamo parlato solo di un versante.

Lo spettacolo e i colori dell’Etna
Lo spettacolo e i colori dell’Etna

8- Etna, Sicilia

E come poteva essere un punto diverso dall’Etna, il sito più alto raggiungibile su asfalto in Sicilia? “A muntagna” come la chiamano i catanesi misura oggi quasi 3.400 metri e viste le sue continue eruzioni è in rapida crescita.

La strada, anzi le strade, che portano alla zona del Rifugio Sapienza sono tantissime. Pensate che Paolo Alberati, figura di spicco del ciclismo siciliano (e non solo) ha creato il Parco Ciclistico dell’Etna con percorsi, altimetrie e anche un brevetto. C’è un attestato per chi completa tutti e sette i versanti dell’Etna. Versanti che terminano al Sapienza o a Piano Provenzana.

Per tutti l’arrivo è presso il notissimo Rifugio Giovanni Sapienza che è posto a 1.910 metri (pensate che c’è anche una birra che si chiama 1910!), tuttavia noi che siamo alla ricerca del punto asfaltato più alto proseguiamo per un centinaio di metri e toccare quota 1.921, presso il ristorante la Cantoniera. Lì c’è una terrazza che regala una vista unica su Catania e la stazione d’arrivo degli autobus.

Vista la topografia e la planimetria dell’Etna i versanti d’attacco, specie dal lato catanese, sarebbero tantissimi. Paesi e frazioni infatti sono letteralmente un continuum per tutta la base (gigantesca) del vulcano.

Gli amici ed esperti del luogo ci hanno segnalato due attacchi principali, due versanti ai quali se ne ricongiungono poi tanti da altri lati. Questi due versanti principali sono Nicolosi e Zafferana. Anche se va detto che uno degli attacchi più gettonati, specie d’estate, è il lato di Ragalna in quanto si sale lungo una strada molto boschiva.

Sostanzialmente i due versanti, ma anche gli altri vista l’orografia, tendono a somigliarsi. Più pendenti nella prima parte, con tratti che di tanto in tanto toccano anche il 10 per cento, più dolci e decisamente pedalabili nella seconda, specie verso la cima. 

Dopo quota 1.500 metri di fatto la lava inizia ad essere sempre più presente e prendersi il paesaggio. Lasciati i paesi le case man mano vanno a diminuire. C’è qualche agrume, qualche ulivo e tanta ginestra. In primavera è spettacolare il contrasto tra il nero della lava e il verde quasi fluorescente dell’erba nuova e i colori dei fiori.

Dicevamo delle pendenze. Intorno al 6-8 per cento nella prima metà, tra il 4 e il 5 per cento nella seconda, salvo tornare leggermente più impegnative negli ultimi 2-3 chilometri. Ma parliamo sempre del 6-7 per cento. Il vero nemico piuttosto può essere il vento. O il caldo a seconda dei periodi. I due versanti misurano 18-19 chilometri. Si tratta dunque di una scalata che durerà circa un’ora. Ma un volta in cima il panorama lascerà senza fiato.

Negli articoli precedenti

1- Venti Regioni, venti salite. Inizio ad alta quota: Stelvio e Agnello

2- Venti Regioni, venti salite. Altri due miti: Gavia e Gran San Bernardo

3- Venti Regioni, venti salite: dalle Tre Cime al Gran Sasso

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