MARATEA – Il nostro treno sbuca dalla galleria e si ferma nella piccola stazione di Maratea, sul breve litorale occidentale della Basilicata. Non è un caso che anche l’alta velocità abbia una fermata in questa perla del Tirreno, in cui la stagione balneare è iniziata da qualche giorno. Scendiamo dalla carrozza nel pomeriggio.
Il grosso dei turisti è già laggiù nelle spiagge e nelle calette che abbiamo immaginato guardando al di là del finestrino, noi raggiungiamo il centro del paese. Ci aspetta la nostra guida che ci accompagnerà per una pedalata pomeridiana sui sentieri a picco sul mare.
Non solo spiagge
Donato Lucia di Ivy Tour è un tuttofare. Le escursioni in mountain bike sono solo una delle attività outdoor che si possono fare da queste parti. «Stiamo spingendo molto il coasteering», dice mentre prendiamo quota lasciando Maratea da una strada secondaria. «Consiste nel fare arrampicata sugli scogli con corde e imbrachi, per poi tornare al pelo dell’acqua con un bel tuffo. E’ un’attività nata nei Paesi britannici, dove c’è il mare ma non le temperature che abbiamo noi».
Ma non solo, Ivy Tour propone lo snorkeling con l’aiuto di un sea-scooter che traina il nuotatore, il torrentismo… Fuori dall’acqua, poi, ci sono le attività di arrampicata o di escursionismo, anche su via ferrata. In effetti salendo con le nostre e-bike, il colpo d’occhio tra il blu del mare ed il verde dei pendii inizia a farci capire il potenziale di questa zona, spesso identificata “solo” con le sue spiagge.
Ma c’è molto di più: in pochi minuti si passa dall’ambiente marino a quello montano. E’ talmente varia l’offerta di sport all’aria aperta che spesso i tour operator locali cooperano specializzandosi in diverse attività. E’ il caso de La Terra dei Mulini di Antonio Ielpo, amico di Donato. Propone il river trekking: una camminata in sicurezza risalendo a piedi il corso dei fiumi, alla portata anche dei giovanissimi. Oppure un vero cammino di più giorni in stile Basilicata Coast to Coast: Proprio per questo, nella vicina Trecchina è in costruzione un rifugio che dal prossimo anno fungerà da punto tappa per questo itinerario a piedi.
Persi nella natura
«Guarda in alto», ci esorta Donato. Sopra le nostre teste compare la famosa statua del Cristo Redentore, col suo abbraccio largo 19 metri che sembra darci il benvenuto. Da quaggiù non riusciamo ancora a renderci conto della sua imponenza, ma dopo avremo l’occasione per vederla da vicino. Prima però la nostra guida ha in mente di portare a sfogarci un po’ sugli sterrati che solcano le pendici della Serra di Castrocucco.
Lasciamo dunque la salita su asfalto per puntare su una mulattiera in cresta. In pochi minuti siamo in un’altra dimensione, quella della natura. A destra c’è il mare (siamo già a circa 500 metri di quota) e la luce del tramonto che inizia a farsi radente e quindi più… magica. A sinistra la vista si perde sui rilievi delle montagne alle spalle di Maratea, verso il Pollino o verso il Sirino, le prossime mete di questa tre giorni lucana in bici.
Come Rio de Janeiro
L’unico rumore è quello del crepitìo della ghiaia sotto le nostre gomme dalla sezione generosa, che sfruttiamo in pieno quando ci troviamo a scendere in velocità su pietrame sconnesso o su tornanti tanto brecciati quando scivolosi.
Donato ci conduce ad un affaccio su Punta Caina, un piccolo promontorio sul mare che ha in cima una torre cinquecentesca del Regno di Napoli e alla base un’insenatura dall’acqua cristallina. Da quassù, avvolti dai pini e dagli arbusti della macchia mediterranea, la vista è memorabile ed il sentiero continuerebbe a scendere in picchiata per sbucare sulla litoranea. Noi invece giriamo le bici per tornare verso la statua che tanto ricorda, in piccolo, quella di Rio de Janeiro.
«In effetti ad essa è ispirata», spiega Donato mentre pedaliamo lungo una stradina che si incunea tra gli “iazzi” (i recinti per le pecore fatti con i muretti a secco) ed un paio di b&b ristrutturati da nordeuropei. «Un industriale piemontese negli anni Sessanta riportò dal Brasile l’idea di costruirne una simile, ma più piccola». Fu dunque per volontà del Conte Stefano Rivetti se oggi da tutto il Golfo di Policastro è possibile ammirarla. Egli ebbe anche il merito di dare un importante impulso industriale alla zona di Maratea e dintorni, nonché quello di farla diventare una località turistica di nicchia, preservandola dal turismo di massa.
L’abbraccio del Cristo
Raggiungiamo il Cristo Redentore per la strada asfaltata costruita contestualmente alla statua. Gli otto tornanti poggiano su un viadotto e sembra dunque di volare verso il cielo su questa salita che strizza l’occhio anche agli stradisti. Dal centro storico di Maratea misura infatti 5 chilometri al 5 per cento di pendenza.
Eccoci in cima, a quota 600 metri sul livello del mare. Superiamo la Basilica di San Biagio e ci troviamo di fronte i 22 metri della statua che lo scultore Bruno Innocenti realizzò in cemento bianco ricoperto con scaglie di marmo di Carrara. Lo sguardo del Cristo è rivolto verso il basso, verso l’entroterra come a protezione dell’abitato e del pellegrino che arriva quassù.
In picchiata sul mare
La discesa in bici su Maratea abbiamo la fortuna di compierla con le nostre bici lungo il sentiero religioso che porta alla statua. Usiamo il termine fortuna non a caso, perché ci sentiamo nel nostro ambiente. Le braccia larghe sul manubrio ed un po’ di fuorisella per superare qualche gradone. Il mare a strapiombo sulla nostra sinistra, gli arbusti sulla parete rocciosa alla nostra destra ed il sole che laggiù inizia a fare capolino da qualche parte oltre il Cilento.
Rientriamo alla nostra base, l’Hotel Borgo La Tana, e già pregustiamo l’escursione dell’indomani, in montagna, ma montagna vera, con i 2.000 metri del Parco del Pollino…