I commenti legati ai prezzi delle bici sono ridondanti. Giusti o ingiustificati, argomentati o dettati dall’ignoranza e dall’ottusità che spesso dilaga sui canali social, il caro bici è un argomento più che mai attuale. Tocca le diverse categorie di appassionati, da chi si può effettivamente permettere biciclette da decine di migliaia di euro, fino ad arrivare a chi fa i salti mortali per arrivare a fine mese.
Abbiamo sentito il parere di un negoziante. Massimo Rava, titolare del negozio Mania Bike di Alessandria, punto vendita Wilier, Scott e Orbea, Team Leader dell’Assistenza Tecnica Neutrale Shimano per le corse di RCS Sport.
Qual è il tuo punto di vista del mercato attuale della bici?
Regna l’incertezza dettata da una instabilità economica generalizzata che non tocca solo il mondo della bici. Non è coinvolta solo la categoria meno abbiente, ma in generale un po’ tutti si ritrovano in questa centrifuga negativa. Anche chi non ha problemi di soldi a fine mese e può permettersi di spendere gli euro.
Anche chi ha liquidità storce il naso?
Sì. Spendere determinate cifre è diventato fastidioso anche per chi ha disponibilità economica. Ognuno ha il suo modo di vedere le cose, è giusto così, ma anche la persona che effettivamente potrebbe spendere 10/15.000 per una bici, ora come ora si pone delle domande. Una bicicletta vale tutti quei soldi?
Le bici entry level si vendono?
Bici da 3.000 e 3.500, 4.000 e 4.500 euro è difficile definirle entry level. Valendo fare un paragone con il passato, in epoca pre Covid le entry level non andavano oltre i 3.000 euro e con 2.200/2.500 si acquistava una bici di buon livello. Dopo il Covid, uno dei grossi problemi con il quale ci confrontiamo è il potere di acquisto che si è abbassato in modo esponenziale. Poi tutta questa tecnologia delle bici, fattore che non ha aiutato a contenere i prezzi. Ma sono solo due esempi, potremmo citare l’aumento delle spese per noi negozianti, i costi elevati dei trasporti, eccetera. In ogni caso posso dire che le bici entry level, in proporzione, si vendono meno rispetto a bici che di listino vanno oltre i 10.000. Le entry level sono meno richieste.
Le bici economiche si vendono?
Quasi non esistono più. Le bici economiche di oggi, al di sotto dei 2.000, potrei dire che sono quelle in alluminio e spesso sono anche poco accattivanti, mi metto nei panni del cliente. Sono rivolte al pubblico che entra nel mondo della bici, non ad un vero appassionato e pubblico esperto. Un insieme di fattori che ha promosso il ritorno dell’usato in genere e dell’usato in carbonio con i freni a disco.
I prezzi delle bici in generale dovrebbero diminuire?
Sì e in tutte le categorie, ma soprattutto i prezzi della fascia media, in modo da riportare in sella tutte quelle persone che sono lavoratori dipendenti: chi ha uno stipendio normale che a fine mese fa i suoi conteggi. Se i prezzi della fascia medio/bassa rimangono questi non potremo ambire ad attrarre nuovi clienti nel mondo della bici, o per lo meno sarà un processo lungo e laborioso che non gioverà a nessuno. Dobbiamo tornare a mettere facilmente in sella le persone.
Potrebbe scendere anche le marginalità di aziende e negozianti?
Si potrebbe, ma con buon senso ed equilibrio. Non voglio e non sono a conoscenza in modo preciso quanto possa guadagnare un’azienda, ma so perfettamente che il margine medio utile di un negoziante a fine anno è intorno al 20%. Da questo è necessario togliere i costi vivi. Il negozio guadagna poco e se vuole sostenersi deve fare grandi volumi, motivo per il quale molti puntano anche alla vendita online.
Ci sono delle operazioni utili da attivare?
Certamente ed in questo caso voglio citare la promozione Scott, votata a promuovere la vendita delle bici alla base dei listini, accessibili anche alle fasce più basse. Un canone di 99 euro al mese per 24 mesi, manutenzione ordinaria inclusa, una sorta di noleggio a lungo termine. Alla fine dei due anni il cliente può decidere se cambiare la bici o tenerla. E’ un’operazione vantaggiosa che stimola il ciclismo e dovrebbe essere fatta su larga scala. E’ anche un modo per dialogare, per far sì che un negozio ed un marchio abbiano un contatto costante del mercato. Il rapporto che ancora oggi esiste tra l’utilizzatore ed il negozio è più mai attivo.
Cosa vuoi dire?
Le Nazioni latine in genere, Italia, Francia e Spagna, ma anche altre sono abituate a confrontarsi in modo diretto. Quel rapporto tra cliente e negozio. L’on-line prende piede, c’è una grande selezione tra i negozi, ma gli specializzati restano e hanno molto lavoro. Le aziende devono dare sostegno con sconti dedicati e mirati, non devono considerare i negozi come magazzini, ma come partner. Oggi come oggi un negozio, solo per fare vetrina ha della merce ferma con un valore che sfiora circa i 300.000 euro, che sono tanti soldi. Ci dovrebbe essere un dialogo maggiore, costante e più ampio.