In questo mese di luglio è in corso un’iniziativa che unisce sport, impegno civile e solidarietà: “Pedaliamo per la Pace”, organizzata da Emergency in collaborazione con la Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta (FIAB). Un progetto diffuso in tutta Italia, nato per sensibilizzare sul tema della pace e per sostenere le comunità colpite dalla guerra in Ucraina.
Linda Faccenda, responsabile degli eventi dei gruppi territoriali di Emergency, racconta come sia nato il tutto: «L’iniziativa è partita da una collaborazione tra Emergency e FIAB a livello nazionale. In realtà, era già attiva in parte a livello locale, perché alcuni nostri gruppi di volontariato avevano condiviso iniziative con le sezioni FIAB. Abbiamo preso spunto da queste esperienze per realizzare un evento diffuso su tutto il territorio».
La bici come strumento di pace
Non è un caso che sia stata scelta la bicicletta come simbolo dell’iniziativa. «Per Emergency – spiega Linda – la bici è uno strumento di pace. In Ucraina, dove abbiamo un progetto di assistenza sanitaria di base per le comunità remote, i nostri operatori raggiungono le aree più isolate proprio grazie alle biciclette. Per questo abbiamo voluto dare valore a questo mezzo, che per noi rappresenta un ponte verso chi ha bisogno».
Emergency opera da circa dieci mesi nell’area di Kramatorsk, nel Donetsk, una delle zone più colpite dalla guerra nel Donbass. «Con un progetto finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, abbiamo creato una rete di cliniche territoriali che forniscono assistenza sanitaria di base in villaggi remoti, dove mancano presidi medici. Le bici, come detto, sono fondamentali per raggiungere queste comunità».
Tra memoria e impegno civile
L’iniziativa, partita il 1° luglio da Faenza, proseguirà per tutto il mese con oltre 25 tappe in diverse città italiane. «Siamo stati a Milano, Rovigo e Modena; poi, ancora, Parma, Torino e Foligno», racconta Faccenda. Ogni pedalata prevede una sosta in un luogo simbolico legato alla memoria, all’impegno civile o alla pace.
A Firenze, il 17 luglio, i ciclisti si fermeranno davanti al murales dedicato a Nelson Mandela, «un simbolo della lotta per i diritti umani». A Brindisi, il 19, verrà raggiunto il Monumento al Marinaio, «che ricorda i caduti della guerra e la sua inutilità». A Messina, invece, il percorso sarà articolato in tappe tematiche: salute, pace e diritti umani. A Torino, l’attenzione sarà rivolta all’acqua, con un itinerario tra le fontane storiche del centro.
«Ogni pedalata avrà un momento di sensibilizzazione – sottolinea la responsabile di Emergency – se durante la pedalata non sarà possibile raggiungere un luogo simbolico, viste anche le temperature estive, ci si fermerà in un parco per un momento di lettura o di racconto sulla guerra».
Un ponte ideale tra Roma e Kiev
Tutti i chilometri percorsi dai partecipanti verranno sommati per cercare di raggiungere simbolicamente la distanza tra Roma e Kiev, circa 2.500 chilometri. «L’obiettivo è unire idealmente le due capitali in un ponte di solidarietà – spiega Linda – alla fine del mese, faremo un conteggio totale e comunicheremo i risultati».
Le iscrizioni alle pedalate prevedono una quota che copre l’assicurazione e, in alcuni casi, un contributo a Emergency. «E’ soprattutto un evento di sensibilizzazione – precisa -. Ogni sezione FIAB organizza la propria tappa, ma il messaggio è comune: la pace passa attraverso la condivisione, la memoria e l’impegno».
Due realtà, stessi valori
La collaborazione tra Emergency e FIAB potrebbe sembrare insolita ma, come spiega Faccenda, «FIAB è da sempre vicina al nostro mondo. Abbiamo organizzato eventi insieme negli anni, legando i nostri valori: giustizia sociale, rispetto per l’ambiente, equità. Sembrano realtà distanti, ma in realtà FIAB si spende molto per i messaggi di pace».
Per partecipare o scoprire le prossime tappe, è possibile consultare i siti emergency.it/pedalata e andiamoinbici.it. A tutti i partecipanti verrà consegnato uno “straccio di pace”, simbolo del rifiuto da parte di Emergency della guerra (di tutte le guerre), da portare con sé. Un gesto collettivo per dire che la pace si può portare, insieme, faticando, anche in salita.
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