| 12 Agosto 2025

World Cup Corrado Herin: Pila scatena le emozioni più forti

Una pista che è il biglietto da visita internazionale di Pila. Benvenuti sulla World Cup Corrado Herin, una delle tracce più amate per gli appassionati del downhill (in apertura foto di Alex Luise). Grazie alla Coppa del mondo e alla leggenda locale di cui porta il nome, è diventata un’eredità per la località valdostana ed è l’esame di maturità per qualunque biker che si spinga fin quassù.

Una lunghezza di 2,6 km, un vertical drop di 526 metri: da quota 2.311 della partenza fino ai poco meno di 1.800 che riportano ai piedi della seggiovia Chamolé. Grazie a tale collegamento la pista è facilmente raggiungibile: caratteristica da non sottovalutare in questa disciplina. A portarci alla scoperta della World Cup Corrado Herin è Francesco Colombo. Ventinovenne ligure di Varazze, ha scoperto il downhill grazie al padre. Dopo aver fatto tutta la trafila nazionale, è arrivato a gareggiare in Coppa del mondo e ai mondiali. Ora si accontenta di qualche gara europea e continua a fare la guida: Pila, d’altronde, è la sua casa estiva da oramai un decennio.

Corrado Herin, punto di riferimento della downhill azzurra, si è spento nel 2019 per un incidente di volo (foto Gazzetta Matin)
Corrado Herin, punto di riferimento della downhill azzurra, si è spento nel 2019 per un incidente di volo (foto Gazzetta Matin)

L’eredità di Corrado Herin

«La cosa bella di Pila in generale è che ha tante piste diverse con difficoltà differenti», comincia a raccontare Francesco. «La Valle d’Aosta ha fatto esplodere la mia passione per il downhill, perché le piste sono tecnicamente diverse da quelle liguri di casa mia. Sono meno rocciose e, dalla prima volta che sono venuto con mio papà Alberto nel 2004, è stato amore a prima vista».

Un idillio particolare lo lega al tracciato più iconico. «Nel 2005 – racconta – ho assistito dal vivo alla mia prima gara di Coppa del mondo e ho visto tutti i miei idoli correre. Sulla Word Cup ci ho corso tante volte e vinto il mio primo italiano esordienti nel 2008. L’abbiamo affrontata tante volte anche in IXS, il circuito europeo, e il mio miglior risultato è stato un quinto posto. Inoltre, porta il nome di un campione come Corrado, che ho avuto la fortuna di conoscere».

Purtroppo Herin se ne è andato troppo presto per un incidente aereo (era il marzo del 2019). «Lui ha scritto la storia del nostro sport (bronzo mondiale nel 1994 e vincitore della Coppa del Mondo 1997, ndr). Servirebbe una giornata intera per raccontarlo – ammette Colombo – ma basta dire che questa pista l’ha concepita lui. Così come fondamentale è stato il suo apporto per collocare Pila sulla mappa del downhill mondiale, con la creazione del Bike Park».

Una pista soprattutto naturale

Poi Francesco ci porta giù con lui in picchiata, facendoci vivere le adrenaliniche emozioni che prova quando si lancia sul tracciato che ama di più.

«Si tratta di una pista molto completa – spiega – leggermente vecchio stile come conformazione, perché non ha grosse infrastrutture artificiali, ma è per lo più naturale. Si parte subito con una pietraia e una parte nel bosco che si chiama appunto World Cup. Intorno al 2014 hanno aggiunto un’altra parte nel bosco, ancora più tecnica della prima, che si chiama IXS, come il circuito europeo. Questo secondo tratto non è veloce, ma è molto ripido. Ha tante pietre fisse e radici, con un’ampia scelta di linee che mette a dura prova gli atleti. Poi, con un salto, si esce sulla pista da sci e c’è una sezione un po’ più veloce. Da lì si rientra nel bosco World Cup per una trentina di secondi, prima di uscire nuovamente per un settore stile bike park con salti, sponde e tanta, tanta velocità». Insomma, una pista tanto insidiosa quanto affascinante.

Difficoltà progressive

A chi non fosse ancora pronto per la World Cup Corrado Hérin, comunque, Pila offre un percorso di avvicinamento graduale, come suggerisce Francesco.

«Il punto forte di Pila e del suo variegato Bike Park – dice – è che ci sono svariate piste di livelli diversi, con una crescita in termini di difficoltà da una pista all’altra. Si va dalla Flow Trail che è la più facile e che noi consigliamo per chi è alle prime armi con il downhill. Non a caso, ci girano anche i bambini con le ruote da 16”, per cui non bisogna aver paura di provarci. Poi c’è la 1, che è una blu e presenta pendenze variegate. Si passa poi a due rosse come la 2 e la 4, che presentano tratti più ripidi, ma poche pietre. Aspetto che può creare qualche grattacapo a chi è alle prime armi. Una volta che si è acquisita la padronanza del mezzo e ci si sente pronti a un altro step, si può passare alla 3 che è nera. Dopodiché è la volta di cimentarsi nella World Cup, ovvero la pista da veri pro’».

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