| 20 Agosto 2025

Dalla Mtb al gravel? Sentite cosa dice Marco Aurelio Fontana…

Dopo aver chiesto a Daniel Oss i consigli per uno stradista che approccia il gravel, ora vogliamo capire cosa dovrebbe sapere un biker che, dopo anni di mtb, voglia fare l’analoga scelta. Abbiamo parlato con Marco Aurelio Fontana, bronzo olimpico nel cross country a Londra 2012 e da anni appassionato ambasciatore del mondo gravel, nonché ambassador del marchio Scott (in apertura, foto Photografem). Ecco i suoi consigli per chi vuole affrontare questo passaggio con la giusta consapevolezza.

Il gravel è un mondo molto ampio, dice Marco Aurelio Fontana. Questa sua foto riassume il concetto alla perfezione… (foto Instagram)
Il gravel è un mondo molto ampio, dice Marco Aurelio Fontana. Questa sua foto riassume il concetto alla perfezione… (foto Instagram)
Marco Aurelio, qual è il primo consiglio che daresti a un biker che decidesse di passare al gravel?

Il primo consiglio è di approcciare il gravel con tranquillità. Chi arriva dalla mtb è abituato a emozioni forti, salite dure, discese tecniche, tanta adrenalina. Ma il gravel è un mondo molto più ampio: c’è spazio per il viaggio, per la competizione, per lo stile. Insomma, prima si entra in questo mondo, poi si decide che strada prendere. Non è necessario definire subito la propria direzione: bisogna provarlo, assaggiarlo, capire cosa piace. E’ un po’ come era la mountain bike 20-25 anni fa…

Chi viene dalla mtb ha una certa attitudine a “leggere” il terreno, a scegliere le linee. Come cambia questo aspetto nel gravel, soprattutto nei tratti più tecnici?

Un biker che passa alla gravel cercherà inevitabilmente qualche sentiero in più, rispetto a uno stradista che magari rimane più sulle strade bianche. Le bici gravel sono capaci di affrontare anche tratti tecnici (chiaramente non cose impossibili), ma lo fanno a velocità diverse. Perciò, il biker che approccia al gravel deve arrivare un attimino in punta di piedi. Dovrà un po’ sottodimensionare il tipo di riding che faceva prima, perché non hai sospensioni, hai le gomme più strette, più basse, quindi la bici è più rigida e devi affrontare i sentieri tecnici più lentamente. In breve, se vuoi fare del gravel spinto devi comunque pensare di andare più piano, altrimenti rischi di rompere subito.

Nonostante la capacità di un biker di saper “vedere” le linee, nei tratti tecnici le velocità di una gravel devono essere più basse (foto Simone Armanni)
Nonostante la capacità di un biker di saper “vedere” le linee, nei tratti tecnici le velocità di una gravel devono essere più basse (foto Simone Armanni)
Parliamo di misure e posizione in sella. Ci sono grandi cambiamenti da fare?

L’altezza sella si può traslare tranquillamente. Invece per quanto riguarda pipe e manubri c’è da dire che oggi le mtb hanno tutte attacchi manubrio molto, molto corti. Per cui, sulla gravel, chi vuole un approccio “più cattivo”, metterà un attacco più corto, mentre chi è più stradista metterà un attacco più lungo. Però, mi sono accorto che se metti un attacco molto corto sulla gravel, rischi che diventi poco guidabile. 

Puoi spiegarci meglio questo concetto?

Parlo principalmente di una gravel standard. Se andiamo a mettere un attacco manubrio troppo corto, la posizione sarà molto… in piedi, con la schiena molto dritta. Faremo un po’ fatica a fare le lunghe distanze ed anche la guida ne soffrirà, perché avremo l’anteriore troppo leggero. Il mio consiglio è di avere una posizione più simile a quella di una bici da strada.

In discesa va considerata la minore sezione delle gomme. Di conseguenza, la frenata deve essere meno aggressiva
In discesa va considerata la minore sezione delle gomme. Di conseguenza, la frenata deve essere meno aggressiva
Quali sono le differenze principali da considerare sia in discesa che in salita?

In discesa dobbiamo moderare la frenata, nel senso che i freni funzionano benissimo sulla gravel, ma avendo meno sezione di gomma, se freniamo troppo tardi, rischiamo di non avere abbastanza grip e non fermarci. Insomma fare dei gran lunghi, soprattutto nelle discese veloci. Un consiglio può essere quello di approcciare come uno stradista, disegnando traiettorie molto morbide e andando a frenare con moderazione, proprio perché, appunto, quando siamo troppo aggressivi sui freni e abbiamo poca gomma a disposizione, spariamo via dritti come delle “bombe” contro la montagna…

E per la salita?

Sapete, la gravel è una bici che in salita fa veramente paura, nel senso che ha una posizione che, per assurdo, nonostante abbia poca gomma, riesce a fare grande trazione. Non si impenna quasi mai e quindi anche sul ripido (avendo una rapportatura adeguata) devo dire che rimane molto stabile, molto composta. Non è necessario fare come sulla mountain bike dove si avanza tantissimo in punta della sella, dove bisogna tenere i gomiti e i polsi molto bassi. Questa roba qui serve meno.

Fontana alla scorsa The Hills Race. Anche le gravel prendono tanto fango e sulla cura del mezzo non bisogna abbassare la guardia (foto Chiara Redaschi)
Fontana alla scorsa The Hills Race. Anche le gravel prendono tanto fango e sulla cura del mezzo non bisogna abbassare la guardia (foto Chiara Redaschi)
A proposito di rapporti, per chi è abituato al monocorona sulla mtb conviene mantenerlo anche sulla gravel?

Sì, senz’altro. Quantomeno la monocorona gli risulterà più intuitiva. 

E poi il biker si porta dietro una certa cultura della manutenzione della bici. Questo è un vantaggio al momento di fare il salto?

Certo, diciamo che comunque ne prendi di sabbia, di fango, di terra, di polvere… La gravel va veramente all’infinito, è una bici che ha bisogno relativamente di poca manutenzione. Però è chiaro che, soprattutto in base alle condizioni meteo (ad esempio con un anno pazzo come questo, con tanta acqua e tanto fango), essa è importante. Quindi chi arriva dal mondo della mountain bike deve continuare a prendersi la stessa cura. Devono scattare gli stessi automatismi: se la bici ha preso l’acqua, va asciugata, poi la catena, un goccio d’olio, dopo hai il cuscinetto… Il consiglio lo possiamo riassumere così: non torniamo mai indietro sulla cura della bicicletta.

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