Il mondo Officine Mattio nasce attorno a un’idea molto chiara: la bicicletta non è solo un oggetto, ma un’esperienza capace di raccontare territori, culture e persone. E’ da questa visione che prende forma OM Cycling Tours, il tour operator voluto e sviluppato da Giovanni Monge Roffarello, fondatore del brand cuneese, come naturale estensione del lavoro fatto sulle due ruote.


Prima il tour operator, poi le bici
«Lavoro nel mondo del ciclismo da quando ho smesso di correre, avevo ventuno anni», racconta Monge Roffarello, cresciuto in una famiglia di appassionati e arrivato nel 2015 a fondare Officine Mattio con l’obiettivo di produrre biciclette davvero Made in Italy. Proprio questa attenzione all’identità e alla qualità ha spinto, fin dall’inizio, a immaginare un modo diverso di far conoscere il marchio: «Il Cycling Tour per noi era il modo migliore per far assaggiare l’Italia sotto tutti i punti di vista: paesaggi, cultura, enogastronomia e percorsi, tutte cose che si sposano perfettamente con la bicicletta».
In realtà OM Cycling Tours nasce ancora prima del marchio di biciclette. «Fui tra i primi – spiega Monge Roffarello – a vendere bici online a clienti di tutto il mondo. Alcuni venivano in Italia a ritirarle di persona. Dovevo andarli a prendere in aeroporto, trovargli un hotel e accompagnarli a pedalare nel nostro territorio. Da lì è nata l’idea di strutturare un vero tour operator». Un’intuizione che nel tempo si è consolidata, fino a diventare dal 2020 una realtà completamente integrata in Officine Mattio.




Specializzati sulla bici da corsa
Il cuore del progetto è l’esperienza. «Facciamo vivere emozioni a bordo delle nostre biciclette – dice Monge Roffarello – e spesso l’acquisto diventa una conseguenza naturale. La bici diventa la prosecuzione del viaggio». I tour proposti spaziano dalle esperienze enogastronomiche, per lo più in Italia, agli eventi sportivi più iconici, come Giro d’Italia, Tour de France, Strade Bianche e grandi granfondo internazionali come quella di New York o L’Étape Series by Tour de France. «Il cicloturismo è il più grande attivatore del turismo lento: si distribuisce su tutto l’anno, non è di massa e lascia valore sul territorio».
OM Cycling Tours resta fortemente legata alla bici da strada, scelta coerente con il DNA italiano del marchio. «Se vendiamo un prodotto italiano – afferma Monge Roffarello – dobbiamo vendere ciò che l’Italia sa fare meglio: la bici da corsa. Ma lo sguardo è aperto anche al gravel, che non è una moda, ma la declinazione moderna della bici da strada», tanto che dal 2026 sono previste una o due esperienze dedicate anche a questo segmento.


Ultimi posti per la Strade Bianche
Un elemento distintivo è l’assistenza totale. «I nostri tour sono seguiti H24 – sottolinea – dato che non crediamo nel self-guided (i tour pedalati in autonomia, ndr). I clienti devono sapere che c’è sempre qualcuno pronto a risolvere qualsiasi problema, in bici o fuori». I pacchetti variano dai tre ai quindici giorni e i costi sono molto diversi a seconda delle destinazioni e della stagione: «Vogliamo mantenere prezzi popolari, pur offrendo un servizio di altissimo livello, perché nessun ciclista deve sentirsi escluso».
Il successo si misura anche dai numeri, come dimostra il prossimo viaggio a Malaga, venduto a oltre 150 partecipanti in poche settimane, o il quasi sold-out delle Strade Bianche di marzo, di cui sono rimasti pochi posti. Ma lo sguardo di Monge Roffarello è già rivolto avanti: «Nel 2027 compirò cinquant’anni e sogno un grande viaggio in bici da Cuneo al Sud Italia, da condividere con clienti e amici». Un’idea che sintetizza perfettamente lo spirito di OM Cycling Tours: pedalare, viaggiare e creare legami, mettendo la bicicletta al centro di un racconto che va ben oltre l’asfalto.







