| 14 Marzo 2025

Il diabete non è un ostacolo. I consigli del professionista Peron

Chi ha qualche anno sulle spalle ricorda come, quando ancora eravamo nel secolo scorso, chi faceva sport essendo diabetico era guardato con curiosità, sospetto, anche una sorta di diffidenza. Pochi sanno ad esempio che anche “The Greatest”, Muhammad Alì era diabetico. Nel corso degli anni quella che però era una singolarità quasi da nascondere è diventata molto più normalmente diffusa e non a caso abbiamo scelto quest’accoppiata di termini, perché il diabete ha perso quell’aura di sospetto. Restano però alcune accortezze da avere.

Muhammad Alì, anche lui era diabetico, ma ciò non ha influito sui suoi successi (foto Getty Images)
Muhammad Alì, anche lui era diabetico, ma ciò non ha influito sui suoi successi (foto Getty Images)

Quando il diabete entra nella routine

Andrea Peron è affetto dal diabete mellito dall’età di 16 anni. Ciò non gli ha impedito di diventare corridore professionista, oggi corre nel team Novo Nordisk che raggruppa proprio atleti diabetici, dimostrando che anche in queste condizioni si possono ottenere grandi risultati. Un esempio per chi ha ancora qualche remora a fare sport, attività fisica pensando che il diabete possa essere un ostacolo. Non è così, basta avere qualche accortezza in più.

«Non dico che non ci siano problemi – afferma Andrea pronto a partire per le prossime classiche belghe – ma quando entri nell’ordine d’idee e capisci che con qualche attenzione puoi fare esattamente quello che facevi prima, diventa routine. Non nascondo che da junior, quando ho scoperto di avere questa patologia, il colpo sia stato forte, ma poi ci si adatta, è nella natura umana farlo e diventa tutto normale».

Peron fa parte del Team Novo Nordisk, che raggruppa ciclisti diabetici che fanno attività professionistica
Peron fa parte del Team Novo Nordisk, che raggruppa ciclisti diabetici che fanno attività professionistica
Per chi va in bici ci sono particolari accortezze?

Alimentazione a parte – e anche in quel caso ormai siamo abbastanza uniformati – è tutto abbastanza identico a chiunque altro. Ad esempio le uscite con il freddo: io non l’ho mai patito, anche per mia costituzione fisica, quindi cambia molto poco. Un fattore secondo me è da tenere sempre in considerazione: ogni persona è diversa dall’altra, quindi reagisce in maniera differente. Lo si vede anche come reazione alle cure, il progressivo raggiungimento del giusto equilibrio.

Chiaramente è la dieta l’aspetto preminente…

Sì, ma anche su questo bisogna sfatare alcuni tabù, perché per quel che ho potuto vedere sulla mia pelle, la differenza non è poi così tanta. Una volta avevamo i pungidito, si vedeva la risposta della gocciolina di sangue e si provvedeva, ma potevi sapere qual era la situazione prima e dopo l’uscita in bici, non durante. Quindi non sapevi immediatamente qual era la glicemia quando magari andavi in crisi, sentivi improvvisamente un calo delle energie o altro. Ora con il rilevatore è molto meglio, ha una percezione immediata e costante e questo aiuta molto.

I rilevatori di nuova generazione sono un grande aiuto per conoscere la propria glicemia in qualsiasi momento
I rilevatori di nuova generazione sono un grande aiuto per conoscere la propria glicemia in qualsiasi momento
I nuovi strumenti quanto influiscono sulla tua vita?

Tanto, come penso per qualsiasi altro. Io dico sempre che sono utili, non proprio indispensabili nel senso che se conduci una vita normale, anche il vecchio sistema va bene. Per chi fa sport sono però un valido aiuto, anche per chi non lo fa a livello professionale ma amatoriale oppure utilizza le bici per escursioni. Avere sott’occhio la propria glicemia durante uno sforzo è un importante ausilio. A me capita spesso nel mezzo di un allenamento o una gara di non sentirmi benissimo, in quel modo puoi vedere se durante la pedalata ci sono stati sbalzi e puoi regolarti ad esempio con l’alimentazione prima e durante.

C’è una raccomandazione specifica che ti senti di dare a chi fa attività in bici?

E’ molto importante partire con la glicemia giusta, secondo me è la chiave di tutto, sei già a metà dell’opera. Poi sai che cosa portarti dietro, come e quando mangiare, avere sempre con sé l’insulina necessaria e anche qualche alimento. Tenendo sempre presente che ogni fisico reagisce in maniera diversa. E’ troppo semplicistico racchiudere tutti sotto la dizione “diabetici”, ma poi ognuno ha una sensibilità diversa e in questo influisce anche il rapporto che ognuno ha con la propria patologia. E’ un rapporto sempre in divenire, l’esperienza in questo diventa una grandissima alleata. Bisogna soprattutto imparare a guardarsi dentro, capire come il corpo reagisce.

La colazione è un pasto fondamentale, da commisurare all’impegno che ci attende
La colazione è un pasto fondamentale, da commisurare all’impegno che ci attende
E’ quindi anche un discorso psicologico?

Prima di tutto. Non si è inferiori, diversi, in alcun modo. Bisogna solamente prendere atto che il nostro fisico ha bisogno di qualche attenzione diversa da quella di altri, perché in fin dei conti poi ognuno fa le stesse cose: chi va in bici consuma, ha fame, quindi deve rifornirsi e reidratarsi e questo vale per tutti.

Influiscono anche gli impegni che uno affronta, ossia il tipo di percorsi, la loro lunghezza, la loro altimetria?

Sì, e parlo a prescindere dal discorso agonistico, vale anche per chi ha in programma una semplice uscita in bici, un’escursione con amici tanto per fare un esempio. Un’accortezza importante è avere ben chiaro che cosa si va ad affrontare, che tipo di tracciato affronteremo, con quante salite, quanti chilometri, che fatica ci attende. In base a quello si deciderà quindi quanto rifornirsi a colazione, quanta insulina assumere, che cosa mangiare. Tutte cose che poi sono abituali per chiunque vada in bicicletta. L’importante è non sottovalutare la situazione, ma affrontarla con serenità.

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