Nei giorni scorsi sono stati presentati alla cittadinanza i prossimi lavori relativi alla Ciclovia del Verbano-Ossola. Un progetto tanto ridotto nella sua portata chilometrica (parliamo di una decina di chilometri nel suo pieno sviluppo), quando fondamentale per il territorio e si capisce anche dalla rilevanza che il progetto ha a livello social.
«Questa ciclovia non è un capriccio né un’ennesima infrastruttura destinata ad alimentare la spirale del consumo – è uno dei tantissimi commenti – E’ un atto necessario, il riconoscimento che il turismo “mordi e fuggi”, il balneare lacustre del week end che intasa le nostre strade come tutti noi che utilizziamo l’auto per fare 10 chilometri è un’aberrazione, un vicolo cieco che non genera valore duraturo. Il cicloturismo sostenibile è la via d’uscita. Immaginiamo, non utopisticamente, ma con lucida visione, un ecosistema dove l’albergatore accoglie il ciclista non come un cliente di passaggio, ma come un attore di un’economia circolare. Dove il noleggio di biciclette non è un lusso, ma una necessità accessibile, e l’artigianato locale fiorisce nutrito da una domanda consapevole e lenta».
Un cammino che prevede più tappe
Per arrivare a questo però ci sono dei passaggi e la presentazione effettuata è semplicemente un punto fermo in un cammino lungo e ancora agli inizi. Il lavoro è stato affidato alla Sertec e quindi con il suo titolare del progetto Gianluca Odetto abbiamo provato a ricostruire tutto il percorso da fare. Non quello su asfalto, piuttosto semplice, ma quello normativo e realizzativo, non privo di ostacoli.
«Partiamo da una considerazione generale: l’Italia si sta sempre più sviluppando ciclisticamente, attraverso ciclovie nazionali che hanno la stessa funzione delle autostrade e in base ad esse si stanno sviluppando tantissimi progetti regionali. Come ramificazioni di un albero. Nel nostro caso specifico, la Ciclovia del Verbano e dell’Ossola è addirittura un progetto nazionale perché è parte di quell’asse che dovrà collegare Milano alla Svizzera, quindi la sua realizzazione è una priorità nazionale e questo è fondamentale nella reperibilità dei fondi necessari».
Il progetto specifico come è strutturato?
Il tratto in questione da realizzare e che è stato presentato è di 4,5 chilometri, ma sfruttando e unendosi a tratti già esistenti andremo a sviluppare una pista ciclabile di 10 chilometri, tra Feriolo e Stresa. Una distanza che può sembrare ridotta ma non è così perché al suo interno c’è una miriade di problemi da affrontare: proprietà private, attraversamento della statale e delle ferrovie e quindi ponti da costruire come anche murature. Il progetto è molto costoso, finora sono stati stanziati per il primo lotto dell’opera 12 milioni di euro, di cui 10 finanziati dalla Regione e il resto dai Comuni interessati.
Orograficamente è un percorso che presenta difficoltà?
In questo senso siamo abbastanza fortunati perché si tratta di un tracciato pianeggiante che corre parallelamente alla statale e le cui principali ramificazioni saranno verso le stazioni ferroviarie di Stresa, Baveno, Verbania. Il suo approdo sarà naturalmente verso il lago.
Parliamo di una struttura utile più dal punto di vista cicloturistico o per gli spostamenti quotidiani?
Io direi entrambe le cose. Credo che quando la ciclovia sarà realizzata avrà una funzione maggiormente cicloturistica nella bella stagione, ma d’inverno sarà utilissima perché consentirà di andare a toccare anche i luoghi principali delle città: scuole, municipi, stazioni ferroviarie…
Allargando il discorso, come si procede nella realizzazione di una ciclovia, come vi siete mossi?
Partiamo a monte. C’è un piano nazionale delle ciclovie, al quale tutti fanno capo, in primis le Regioni, chiamate ad articolare i loro piani territoriali. In Piemonte un anno e mezzo fa si è cominciato ad individuare i possibili itinerari. Non mi riferisco solo alla strada, perché i percorsi riguardano anche la mountain bike. Mettendo a disposizione attraverso un bando oltre 100 milioni di euro. La Provincia del Verbano-Cusio-Ossola ha partecipato con questo progetto vincendo il bando insieme ad altri di Torino e di Alba-Canelli e programmando un primo intervento pari a 10 milioni.
La situazione qual è attualmente?
E’ stato fatto un bando di gara per il progetto specifico e noi come Sertec lo abbiamo vinto, preparando un progetto di fattibilità che abbiamo voluto presentare alla cittadinanza anche per ricevere proposte e consigli, sentendo realtà come Fiab, albergatori ma anche le idee della gente comune. Abbiamo anche attivato un link con un questionario per capire che cosa si chiede a una simile struttura.
Quali tempi sono ora previsti?
Abbiamo in programma la consegna del progetto per i primi di agosto, tra settembre e ottobre questo sarà inviato alla Conferenza dei Servizi e lì inizierà la lunga trafila burocratica. Noi contiamo di ricevere tutti i permessi entro fine anno per poi procedere al progetto esecutivo e poter finalmente effettuare la gara per trovare l’impresa costruttrice. Contiamo che i lavori inizino nel 2026 per consegnare la pista ciclabile tra il 2028 e il 2029.
Tempi lunghi…
Purtroppo in Italia sono i tempi che la burocrazia richiede, posso anzi dire che se tutto procede senza intoppi riusciremo a realizzare il tutto anche in una media tempistica abbastanza ridotta. All’estero si viaggia più spediti, ma questo lo sappiamo.
Un progetto simile avrà benefici sul territorio?
Enormi. Recenti studi dicono che i cicloturisti hanno una spesa rispetto ai normali turisti del 20-30 per cento in più. L’indotto economico ne trarrà un indubbio vantaggio, soprattutto considerando che qui la maggior parte dei turisti viene da Svizzera e Germania, dove la disponibilità economica è ben maggiore che da noi.