FCI e ACSI, rottura netta. Fino al 4 novembre e poi?FCI e ACSI, rottura netta. Fino al 4 novembre e poi?

| 31 Ottobre 2025

FCI e ACSI, rottura netta fino al 4 novembre. E poi?

E’ un bel pasticcio quello che ha chiuso una difficile stagione per le Granfondo su strada. Da metà ottobre è venuta meno la convenzione stipulata fra FCI e ACSI, rendendo di fatto pressoché impossibile ai tesserati dell’una gareggiare nel calendario dell’altra.

Martedì 4 novembre è fissato un incontro tra le parti, al quale si guarda con la speranza che venga trovato un accordo e si possa ritornare a lavorare in serenità, ma trovare un punto d’incontro si preannuncia tutt’altro che facile.

L'ACSI è l'unico ente con cui la FCI ha sospeso la convenzione legata all'attività, a discapito dei tesserati
L’ACSI è l’unico ente con cui la FCI ha sospeso la convenzione legata all’attività, a discapito dei tesserati
L'ACSI è l'unico ente con cui la FCI ha sospeso la convenzione legata all'attività, a discapito dei tesserati
L’ACSI è l’unico ente con cui la FCI ha sospeso la convenzione legata all’attività, a discapito dei tesserati

Il motivo del contendere

Per capire il perché bisogna considerare alcuni aspetti, anche temporali, ma prima va analizzata la causa del contendere. Molti, apprendendo che la convenzione (che tra l’altro era stata rinnovata a maggio con validità fino al 31 dicembre, ma già allora erano emersi dissidi) era stata sospesa, hanno pensato che tutto fosse legato a differenze nelle convenzioni assicurative che spesso in passato erano state un ostacolo per stipulare gli accordi fra la Federazione e i vari enti di promozione sportiva che fanno attività agonistica.

Nulla di tutto questo. Il problema di base, come sottolineato anche dal presidente della Commissione Amatori della Fci Gianni Cantini è legato alla gestione degli eventi. Il dirigente ha spiegato infatti in una recente intervista che determinati eventi, nello specifico le Granfondo di oltre 120 chilometri sono di esclusiva competenza federale. Fino a quest’anno si derogava dalla regola (attenzione a questa parola) in base ad accordi verbali, ma con il nuovo quadriennio si è deciso di far valere la norma in vigore.

La regola alla base del contendere è che tutte le Granfondo superiori a 120 chilometri sono di sola pertinenza FCI
La regola alla base del contendere è che tutte le Granfondo superiori a 120 chilometri sono di sola pertinenza FCI
La regola alla base del contendere è che tutte le Granfondo superiori a 120 chilometri sono di sola pertinenza FCI
La regola alla base del contendere è che tutte le Granfondo superiori a 120 chilometri sono di sola pertinenza FCI

La normativa deve essere applicata

Parlavamo di regole, che vanno sicuramente rispettate, ma perché allora c’è stato questo cambio di direzione da parte della Fci? Cantini è abbastanza netto nella sua risposta: «Noi siamo subentrati quest’anno, abbiamo visto un andazzo e abbiamo preso un’altra direzione. C’erano delle norme disattese e non ne vedevamo la ragione. Le granfondo oltre i 120 chilometri sono di pertinenza federale, prima c’era una certa tolleranza, noi abbiamo fatto presente di volerci avvalere di questa esclusività».

Le norme vanno rispettate, questo è un assioma acclarato, ma rappresenta una faccia della medaglia. Bisogna però guardare anche l’altra parte che riguarda i tempi della vicenda. La rottura dell’accordo con l’ACSI è arrivata una settimana dopo la decisione del Consiglio Federale di rivedere verso l’alto tutte le tariffe d’iscrizione all’organo federale. Nello specifico, l’affiliazione di una società passa da 150 a 300 euro, la tessera giornaliera (che Cantini non ritiene giusta come escamotage per partecipare pur non essendo tesserato Fci, se lo si è di altro ente e si fa attività continuativa) da 10 a 20 euro, la tessera amatoriale da 45 a 50 euro.

La Granfondo Leopardiana è una delle gare che, a causa della rottura, è stata annullata (foto Gasparrini)
La Granfondo Leopardiana è una delle gare che, a causa della rottura, è stata annullata (foto Gasparrini)
La Granfondo Leopardiana è una delle gare che, a causa della rottura, è stata annullata (foto Gasparrini)
La Granfondo Leopardiana è una delle gare che, a causa della rottura, è stata annullata (foto Gasparrini)

Le sospette tempistiche della rottura

E’ chiaro che la tempistica è sospetta e presta il fianco a molte interpretazioni. Una decisione politica che esula dalle competenze della commissione amatoriale, questo è chiaro, ma la sequenza fa apparire la stessa come una sorta di “braccio armato” teso a sfruttare le nuove direttive economiche. La Federazione, nello spiegare il perché di rincari in alcuni casi anche molto forti (la spesa per una società raddoppia), si giustifica affermando che le tariffe erano ferme al periodo pre-Covid.

Bisogna considerare anche l’aumento dei costi assicurativi, pari ad almeno il 20 per cento. I costi generali e i canoni di affitto per i locali rialzati sensibilmente per volontà di Sport e Salute. Tutto chiaro, se non fosse che alla fine a pagare è la base che deve mettere mano al portafoglio per assecondare le richieste di organi politici.

Anche per i grandi organizzatori è un ulteriore problema, in un trend di adesioni già in netto calo
Anche per i grandi organizzatori è un ulteriore problema, in un trend di adesioni già in netto calo
Anche per i grandi organizzatori è un ulteriore problema, in un trend di adesioni già in netto calo
Anche per i grandi organizzatori è un ulteriore problema, in un trend di adesioni già in netto calo

Martedì un incontro atteso con speranza

La vicenda è delicata e c’è davvero da augurarsi che martedì si giunga a un accordo. Attenzione però, perché la FCI che ha innescato la querelle si presenta al tavolo delle trattative in posizione di svantaggio. Perché non si può dimenticare che stiamo parlando di un settore in grave crisi. Il numero dei praticanti e delle presenze nelle varie gare, anche quelle normalmente con oltre 1.000 ciclisti e con sold out anticipato è andato fortemente calando. Un periodo nel quale le società affrontano una grave crisi che porta molto spesso alla resa. Ma se la FCI paga sulla propria pelle questa crisi, l’ACSI dal canto suo vede crescere il numero delle affiliazioni, con oltre 53 mila tesserati. E tutto lascia presupporre che questo numero sia destinato ad aumentare.

Una diaspora che la Federazione non può sopportare a lungo, proprio per quel discorso legato alla ricerca di fondi che è essenziale per le sue attività. Le regole vanno rispettate, ma forse era il caso di cercare un compromesso politico su basi diverse da quelle della semplice stretta di mano, rimettendo mano alle stesse regole…

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