Un uso della bici in aumento, lento ma costante, anche se siamo ancora a livelli minimi rispetto all’auto. E’ quanto si evince dall’ultimo Rapporto Audimob, il 22° della serie, che l’Isfort ha diffuso nei giorni scorsi per analizzare lo stato di salute della mobilità italiana. Dall’analisi il quadro che emerge è quello di un’Italia che resta ancorata all’uso dell’auto, ancorché in calo ma ancora fortemente determinante la nostra quotidianità. Eppure i numeri definiscono una situazione per certi versi assurda.
Abbiamo un parco di 41,3 milioni di vetture attive sul territorio, ma che per il 95 per cento del tempo restano parcheggiate. Auto anche piuttosto vecchie, calcolando che la loro età media è di 13 anni e che hanno un costo medio di 334 euro al mese per mantenerle, fra combustibile e manutenzione. Dati che secondo logica dovrebbero essere un incentivo a cercare qualcosa di più pulito ambientalmente e meno costoso. Questo è un comportamento che si sta facendo strada, ma a fatica.


Una percentuale che ha un significato positivo
Il rapporto dice infatti che l’aumento della quota di spostamenti in bici è passata in un anno dal 4,1 al 5,2 per cento. Non è un cambiamento di poco conto, parliamo di un +27 per cento, ma scalfire il potere dell’auto, anche solo per gli spostamenti quotidiani, non è semplice. Lo ammette anche il relatore del rapporto, il Direttore della Ricerca e Responsabile Osservatorio “Audimob” Carlo Carminucci.
«Aver superato questa soglia del 5 per cento ha un significato profondo, comincia ad essere una presenza importante nel nostro scenario quotidiano. E’ un quadro che resta dominato dall’uso dell’auto, ma è inevitabile che sia così, quindi noi l’abbiamo registrato molto positivamente, soprattutto se unito a piccoli incrementi della mobilità pedonale o quella del trasporto pubblico. Se andiamo più in là nel tempo, agli ultimi 2-3 anni notiamo che c’è un consolidamento verso l’alto, un trend in crescita che dà una nota di ottimismo».


E’ un dato riferibile a tutto il territorio?
Nella fattispecie io parlerei di un ritorno, soprattutto dentro i perimetri urbani, a spostamenti più brevi. La componente extraurbana mantiene il suo peso, ma dentro le città gli spostamenti si sarebbero un po’ accorciati e questo è segnale di una riscoperta della dimensione dello spazio pubblico, della prossimità nella vita di quartiere. Si sta sviluppando uno schema, dove bisognerebbe incentivare la possibilità di utilizzo in sicurezza di sistemi alternativi all’auto, se c’è una domanda che va un po’ verso quella direzione, quindi bicicletta, mobilità pedonale o micromobilità sono poi le soluzioni di trasporto che vanno bene per gli spostamenti molto brevi.
E’ un aumento diffuso in tutta Italia o solo relativamente ad alcune parti?
E’ abbastanza omogeneo. Noi abbiamo anche dati regionali, ma lì chiaramente gli errori campionari un pochino si ampliano. Se guardiamo alle circoscrizioni, quindi nord-est, nord-ovest, sud e centro, la crescita è stata molto più intensa al sud e nel nord-est rispetto al 2019, un po’ di meno al centro e meno ancora nel nord-ovest. La causa può essere ricercata nell’aumento soprattutto nei comuni più piccoli, molto di meno invece nelle grandi città e siccome nord-ovest e centro sono più caratterizzate dalle aree metropolitane, in proporzione c’è questo effetto. Nelle città l’uso dell’auto non è aumentato molto nelle città maggiori, mentre è molto aumentato in quelle medie, da 150.000 abitanti fino a 10.000.




In questo leggero aumento, comunque tangibile, quanto influisce l’utilizzo del mezzo elettrico?
Questo non lo sappiamo, perché è un dato troppo piccolo per poter essere statisticamente rilevante. Noi facciamo un’indagine campionaria, si tenga conto che quando io parlo di bicicletta associo anche le soluzioni di micromobilità, quindi anche i monopattini. Dai dati dell’Osservatorio Sharing Mobility sembrerebbe che in Italia si facciano circa 150.000 spostamenti al giorno in sharing tutto compreso, quindi bike, scooter e car sharing in un quadro di circa 100 milioni di spostamenti. Se andiamo a vedere nelle singole grandi città probabilmente l’incidenza è maggiore.
Nel vostro rapporto, a proposito della transizione elettrica, dite che il rischio è quello di una transizione troppo brutale. In che misura e in che termini?
Riguarda il problema emergente della povertà dei trasporti. Chi è che utilizza di più l’automobile? Si pensa che siano quelli più ricchi, quelli che stanno nelle grandi città… Ma proprio per niente! L’automobile è utilizzata di più nelle zone e nei comuni diciamo più interni, periferici, dove non ci sono servizi alternativi. Uno per spostarsi deve per forza utilizzare l’auto. Questi stessi comuni sono i più poveri, hanno magari un potere d’acquisto un po’ più alto in proporzione perché i prezzi sono un po’ più bassi, ma i differenziali di reddito ci sono, quindi il mezzo di trasporto più costoso, che è l’auto, viene utilizzato di più per costrizione.


Come si traduce ciò nel passaggio verso l’elettrico?
Immaginiamo su queste famiglie l’impatto entro uno o due anni di dover rottamare l’auto, magari endotermica e anche un po’ vecchiotta. Come cambiarla con un mezzo da almeno 30.000 euro? Bisogna valutare sistemi più flessibili per poter valutare l’effettivo impatto sull’inquinamento dell’uso dell’auto. Mi spiego: magari ho un’auto vecchiotta ma che non uso così tanto e ho un comportamento di guida adeguato, cioè risparmio energie. Probabilmente inquino di meno di chi ha un SUV di ultima generazione, magari ibrido che poi spesso sono utilizzati più sull’endotermico che non sul sulla parte elettrica. Quello probabilmente fa più chilometri, finisce per inquinare di più di me. Creiamo allora dei “borsellini”..


Ossia?
Ognuno ha una sua quota di inquinamento determinata dagli obiettivi, che sono quelli della progressiva riduzione. Non togliamo l’auto a chi non può ricomprarla con i nuovi standard ma valutiamo che impatto ha. I target finali devono restare, ma ci vuole un po’ più di gradualità per arrivarci. Oggi le tecnologie lo consentono, ad esempio attraverso le scatole nere delle automobili che possono avere una miniera di informazioni sul tuo comportamento di guida, su quanto inquini, come percorri, dove, eccetera..







