| 5 Luglio 2025

Per San Vigilio una certificazione alla base del suo successo

“San Vigilio, benvenuti nell’Approved Bike Area”. Recita così lo slogan introduttivo al sito dell’Ufficio Turismo della località altoatesina. La sua offerta ciclistica l’abbiamo già sviluppata appieno, d’altronde ci sono oltre 600 chilometri fra piste di mtb, percorsi da enduro (questa è un po’ la capitale dolomitica della specialità), tracciati su strada che portano i praticanti sulle salite mitiche del Giro d’Italia. Ma ciò non dice tutto perché San Vigilio è davvero una località dedicata alle due ruote.

“Approved Bike Area” è un marchio di qualità internazionale per destinazioni mtb che soddisfano criteri rigorosi su percorsi, servizi, professionalità e infrastrutture
“Approved Bike Area” è un marchio di qualità internazionale per destinazioni mtb che soddisfano criteri rigorosi su percorsi, servizi, professionalità e infrastrutture

Una certificazione che arriva dall’Austria

Per molti versi la località, che è sempre stata un grande riferimento turistico soprattutto nella stagione invernale, è un esempio di come si possa dedicare un intero comprensorio alle due ruote, il che significa non solo occuparsi dei percorsi, dello stato delle piste, degli eventi legati alla città (a cominciare dalla Kronplatzking diventata in pochi anni un riferimento assoluto per la mtb non solo in Italia) ma anche di tutti i servizi che ineriscono le due ruote.

Ma che cosa rappresenta quella definizione? A spiegarne le modalità è il presidente dell’Ufficio Turistico di San Vigilio, Carlo Runggaldier: «E’ una certificazione attribuita da un’azienda austriaca legata al turismo, per ottenere la quale bisogna superare alcuni step legati a specifiche regole. Innanzitutto vengono individuate tre specifiche tipologie di bici: trails, downhill e strada. Il territorio deve garantire un adeguato numero di percorsi per ognuna delle tre bici. Si richiedono professionismo e sufficiente e chiaro materiale informativo, servizi specifici per i cicloturisti. Ogni sito viene ispezionato dai responsabili dell’azienda che solo alla fine, se soddisfatti, forniscono la certificazione. In Italia ci sono altre zone che l’hanno ottenuta, come Val Gardena, ma è ancora poco conosciuta».

A sinistra Carlo Runggaldier, Direttore della Cooperativa Turistica di San Vigilio Dolomites
A sinistra Carlo Runggaldier, Direttore della Cooperativa Turistica di San Vigilio Dolomites

La politica logistica dedicata al “bike friendly”

Come detto, non basta avere tanti percorsi dedicati alle due ruote, servono anche adeguati servizi di supporto. Ad esempio i bike hotel. E’ stata messa in atto una forte politica incentivante a rendere le strutture logistiche bike friendly per garantire a tutti i clienti il massimo del comfort. Depositi custoditi, noleggio di bici a seconda dei percorsi e del modello richiesto, lavaggio bici e lavanderia, senza contare l’adattamento di colazioni e pranzi in base alle esigenze del ciclista. Tutto questo a San Vigilio è normalità, ma non basta perché collegandosi con il sito dell’Ufficio Turistico ci sono a disposizione svariati indirizzi per scegliere la struttura preferita.

Ognuna naturalmente dà anche quel qualcosa in più legato al territorio, come aree benessere, cucina locale, escursioni a piedi. Inoltre è fondamentale la consulenza delle guide locali per poter allestire l’escursione più adatta alle proprie capacità, scaricando la traccia Gps e dando tutti i riferimenti su quel che si troverà lungo il percorso, sia per ammirare panorami e scattare foto/video, sia per raggiungere piacevoli aree di sosta e ristoro.

Importante è anche l’apporto di tutte le strutture logistiche adeguatesi al cicloturismo
Importante è anche l’apporto di tutte le strutture logistiche adeguatesi al cicloturismo

Un movimento in forte evoluzione

«Non basta però – interviene Runggaldier – perché la zona deve garantire anche almeno una bike school e devo dire che, pur avendone noi una affermata, ormai andiamo incontro a un mercato cicloturistico dove i clienti sono tutti abbastanza svezzati, ciclisticamente parlando. Hanno le idee chiare, sono sufficientemente capaci per i loro obiettivi. Al contrario di quel che pensavamo qualche anno fa, i cicloturisti sono molto settoriali: chi viene per la downhill, ad esempio, molto difficilmente sceglie poi qualche escursione in bici. E’ un mondo settorializzato, con richieste specifiche delle quali tenere conto».

A San Vigilio ci sono oltre 600 chilometri di percorsi dedicati a tutti i tipi di bici, con la mtb in preponderanza
A San Vigilio ci sono oltre 600 chilometri di percorsi dedicati a tutti i tipi di bici, con la mtb in preponderanza

Tutto è nato prima del covid

San Vigilio ha ottenuto la certificazione nel 2019: «Appena prima del covid, è sembrato quasi uno scherzo del destino. Ma per noi quella certificazione è molto importante, nei Paesi di lingua tedesca è un’istituzione che regola il flusso non solo cicloturistico, ma anche quello degli escursionisti e un’altra regola da superare per ottenere la certificazione è proprio la buona convivenza fra i due mondi. Serve mantenere un certo equilibrio fra biker e camminatori, che non s’intralcino a vicenda percorrendo gli stessi sentieri. D’altro canto non è come andare su strada, non ci sono piste ciclabili specifiche. Bisogna che ci sia convivenza pacifica. Noi abbiamo anche fatto un sondaggio fra i turisti, avendo da questo punto di vista risposte positive e rassicurazioni».

Il territorio di San Vigilio Dolomites è in prima linea anche sul piano della sostenibilità: il 56 per cento è Patrimonio dell’Umanità per l’Unesco attraverso i Parchi Naturali di Fanes-Senes-Braies e di Puez-Odle, quindi c’è un grande impegno per mantenere e preservare questa bellezza naturale così come è nata. L’intervento dell’uomo, anche attraverso il semplice passaggio di bici deve essere il meno invasivo possibile. In tal senso San Vigilio ha anche ottenuto la certificazione GSTC (Global Sustainable Tourism Council) come prima destinazione in Alto Adige.

Importante per la certificazione è anche la convivenza fra cicloturisti ed escursionisti a piedi
Importante per la certificazione è anche la convivenza fra cicloturisti ed escursionisti a piedi

Equilibrio fra inverno ed estate

Il lavoro che l’Ufficio Turistico sta svolgendo passa naturalmente anche per una specifica identificazione del target turistico legato all’intero anno solare: «Rispetto al passato – riprende Runggaldier – notiamo che ormai c’è un livellamento tra il turismo invernale e quello delle altre stagioni. Notiamo ad esempio che il cicloturismo coinvolge le nostre strutture soprattutto in primavera e autunno, perché nelle più calde settimane estive prevale ancora il turismo stanziale, di chi viene qui da anni e preferisce le escursioni a piedi, le camminate per i monti e i boschi. «Il nostro resta comunque un turismo per il 90 per cento legato ancora ai Paesi di lingua tedesca: Germania, Austria, Svizzera. Gli italiani sono ancora molto pochi e secondo noi quello è un bacino inesplorato, sul quale dobbiamo agire facendo una forte opera di promozione. In questo senso la certificazione è una garanzia in più, perché chi viene avrà così la tranquillità di sapere che troverà alta qualità in tutto».

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