«E’ un impegno grande». Non usa mezzi termini Matteo Gozzoli, sindaco di Cesenatico nell’affrontare il tema del lavoro che Extragiro ha messo in piedi per tabellare tutto il percorso della Via Romagna. Ci sono da collegare attraverso segnaletica e non solo ben 462 chilometri di percorso, partendo da Comacchio per arrivare a San Giovanni in Marignano toccando tutte le cinque province romagnole e soprattutto offrendo, attraverso un percorso che sembra un po’ un ferro di cavallo, tutto quel che di buono offre la Romagna.

Un lavoro che parte da lontano, almeno 4 anni che si discuteva del progetto, ma in questo quadriennio non si è rimasti con le mani in mano. Si è proceduto al coinvolgimento dei territori, integrando il tracciato con quello delle tre più famose Granfondo della zona: Nove Colli, Squali e Via del Sale.
«Noi siamo partiti dalle APT – afferma Gozzoli – con la spinta propulsiva del presidente Davide Cassani negli anni scorsi e insieme anche a Visitromagna che è l’ente strumentale della regione con cui ci si occupa di promozione del territorio in tutto il contesto romagnolo. Dal punto di vista pratico e formale abbiamo coinvolto ovviamente le province, perché il grosso delle strade coinvolte sono strade provinciali e comunali, che si muovono con tempi diversi. Quindi da alcune parti il lavoro è stato definito prima, come a Ravenna, in altre siamo ancora nel pieno dell’iter burocratico, come a Cesena. Ma credo che nell’arco di qualche mese il progetto curato da Extragiro sarà completamente sviluppato».

Non è un lavoro di segnalazione comune come avviene un po’ in tutta Italia, ma ha caratteristiche peculiari…
Attraverso la tabellazione vogliamo raccontare un po’ la storia del territorio, conoscerlo più a fondo, far scoprire cosa offre ma anche qual è la sua essenza. Intanto l’80 per cento delle strade sono asfaltate, il resto è costituito da strade bianche che danno anch’esse il loro giusto contributo alla popolarità del territorio. E poi è l’occasione giusta per rendere possibile anche la tabellazione completa collegandoci con altre manifestazioni storiche come le Granfondo locali.
L’agonismo che quindi si converte al cicloturismo?
Per certi versi sì. Sono percorsi famosi che in questo modo possono essere apprezzati con calma, dedicandosi al paesaggio, all’ambiente, al potersi regalare un’esperienza anche rilassante. D’altro canto le nuove Granfondo non erano ancora state tabellate, per la stessa Nove Colli era giusto che ogni salita avesse il suo segnale con tutti i dati numerici come avviene per le grandi asperità dolomitiche. Questo chiaramente nel mondo d’oggi può sembrare strano, quasi superfluo perché ormai viaggiamo tutti con i GPS, ma è anche un modo per far capire al turista che è un territorio vivo, che su questo pezzo sta lavorando tanto e si vuole continuare a farlo.
Parlare della Via Romagna come di una ciclovia può risultare riduttivo?
Direi di sì, perché la ciclovia è un’opera che parte da un punto e finisce in un altro, con un progetto unitario. Qui è proprio mettere insieme percorsi, storie, territori che andavano riannodati. Fondamentalmente perché la Via Romagna si innesta su percorsi storici delle Granfondo.
Il lavoro riguarda solamente la tabellazione o sono previsti altri interventi?
No, c’è anche un impegno verso la collocazione di colonnine di bike repair come anche di ricarica per le bici a pedalata assistita, naturalmente tutto a titolo gratuito. Come anche aree di sosta con un servizio dedicato ai cicloturisti. Poi sarà richiesto agli enti proprietari delle strade un adeguamento delle condizioni di percorribilità. Va detto che per la gestione di questi lavori c’è un finanziamento arrivato da un fondo ministeriale che sostiene percorsi turistici.
Quanta gente è necessaria e quanto tempo?
Sono un paio d’anni che siamo entrati nel vivo della progettazione. Poi come detto ogni provincia ha i suoi tempi. C’è un coinvolgimento di più settori perché si va dal coordinamento generale ai dipartimenti dedicati, al personale che si occupa appunto di tutta la parte promozionale e gestionale, anche del progetto. Poi ci sono gli uffici tecnici delle province che si sono e che si dovranno occupare delle vere e proprie gare di appalto. Le ditte che dovranno andare sul posto a fare le tabelle, azioni vere e proprie col GPS, quindi immagino alcune decine di persone saranno state coinvolte nei vari enti preposti. Spero che il tutto sia concluso con l’anno nuovo.
C’è anche un periodo climatico preferenziale, considerando anche che bisogna adoperarsi in territori dove sono ancora visibili gli effetti della recente terribile alluvione?
Direi di no, perché comunque sono opere non particolarmente impattanti. Il grosso è legato ad opere edili che si possono fare anche nei mesi invernali.
La Romagna, dal punto di vista cicloturistico, è sicuramente all’avanguardia. Voi contate che dopo questo lavoro progettuale e realizzativo ci sia un ulteriore incremento?
Ci piacerebbe immaginare che questo percorso intanto faccia arrivare qualcuno dall’Italia, ma soprattutto anche dall’estero per venire a conoscere il territorio, aumentare la curiosità sulle nostre strade. Secondo noi potrebbe sicuramente rappresentare una novità e andare anche a scommettere sul nostro entroterra. Noi promuoviamo territori, attività, imprese attorno a questa tabellazione. L’obiettivo e la speranza è quello di incrementare questa forma di turismo.