E’ l’anima meccanica della bici, il cuore che trasforma l’energia delle gambe in movimento. La trasmissione è un elemento tanto semplice quanto decisivo. Oggi però la scelta non si limita più alla classica catena. L’offerta si amplia e parecchi marchi, tra cui Velo de Ville, propongono anche versioni con cinghia in carbonio o Kevlar.
Una soluzione nata per le bici da città, ma ormai adottata anche su modelli trekking, e-bike e perfino su alcune mountain bike. Pulizia, silenzio e zero manutenzione sono i vantaggi principali della cinghia. Ma la cinghia non è per tutti: richiede telai dedicati e componenti specifici. Prestazioni e maggior compatibilità sono quelli della catena tradizionale. Poi chiaramente dipende di che bici parliamo. Fabio Bertini, responsabile di Velo de Ville Italia, ci aiuta a capire come scegliere.




Quando la cinghia sostituisce la catena
«Un tempo la cinghia si vedeva solo sulle bici urbane, oggi invece la ritroviamo anche su modelli di enduro, trail ed e-bike – spiega Bertini – La differenza è sostanziale: quando si sceglie la cinghia si deve pensare all’intero sistema, non solo al componente in sé. Serve un telaio che si apra nella parte posteriore, servono pignone e corona specifici. Insomma tutto il sistema di trasmissione deve essere dedicato. O si opta per un cambio nel mozzo come Nexus, Alfine, Enviolo o Rohloff, oppure per un sistema Pinion, che integra il cambio nel movimento centrale. Non ci sono molte alternative».
La cinghia rappresenta quindi una scelta costruttiva e filosofica prima ancora che tecnica. «Chi sceglie la cinghia – continua Bertini – lo fa perché desidera una bici più pulita e senza manutenzione. Non usa olio, non sporca, e resta silenziosa anche dopo migliaia di chilometri. Una catena da mountain bike, su 11 o 12 velocità, si consuma in 2.500-2.000 chilometri. Una cinghia arriva a 20.000. E’ un’enorme differenza, soprattutto per chi usa la bici ogni giorno».
La cinghia è composta da materiali ad alta resistenza, come il Kevlar e particolari gomme. «All’esterno c’è una parte gommata più morbida, ma all’interno ci sono cavi di rinforzo. E’ per questo che è così longeva e robusta. Noi di Velo de Ville utilizziamo le cinghie Gates, le migliori sul mercato: sono nate per moto e auto, quindi la qualità è garantita».




Pulizia, silenzio e lunga vita
Uno dei vantaggi più evidenti della trasmissione a cinghia è la totale assenza di manutenzione. «Si elimina la necessità di pulire, lubrificare o regolare i rapporti – racconta Bertini – e anche in caso di caduta o urti non si corre il rischio di piegare la catena o rompere un dente del pacco pignoni. Per questo molti clienti, in particolare i noleggiatori, la preferiscono: non devono pensare alla manutenzione. E lo stesso vale per l’utente urbano, che vuole una bici sempre pronta, silenziosa e pulita».
Dal punto di vista delle prestazioni, la cinghia non nasce per la performance pura però. Per quello la catena resta ancora centrale. ma come avevamo detto in apertura molto dipende dalla tipologia di bici in questione.
«In ambiti come il cross country o il trail competitivo – aggiunge Bertini – la trasmissione a catena resta imbattibile per reattività e compatibilità con i gruppi tradizionali. Ma per chi pedala in città, nel trekking o nel commuting, la cinghia è perfetta. Offre una sensazione di fluidità continua, nessun rumore e un look molto pulito. E soprattutto non sporca: puoi pedalare in jeans o pantaloni chiari senza il rischio del segno di grasso sul polpaccio». Il “classico tatuaggio” sul polpaccio che chiunque ha utilizzato una bici si è fatto almeno una volta!
La durata è un altro elemento chiave. «La cinghia mantiene le stesse prestazioni per anni – prosegue Bertini – e quando serve pulirla basta un semplice lavaggio con acqua. Non occorrono prodotti chimici o oli. E questo è anche un vantaggio ambientale: niente residui, niente sprechi».


Pesi, costi e scelte di utilizzo
Dal punto di vista meccanico, la cinghia sorprende per la sua resistenza. «Molti pensano che non regga la coppia delle cargo bike – osserva Bertini – ma non è vero. Pensate che una Harley-Davidson da 2.000 cc usa una cinghia: è un sistema robustissimo. Il motore di un’e-bike non rappresenta certo un problema di stress dunque per questo componente. Pertanto il limite della trasmissione a cinghia non è nella potenza erogata, ma nel tipo di telaio e nel rapporto di trasmissione disponibile» Di fatto è una scelta a monte da parte del costruttore: serve un sistema di trasmissione dedicato.
Resta però il nodo dei costi. La stessa bici è più o meno cara con trasmissione a cinghia o a catena? «A parità di livello, una bici con trasmissione a cinghia costa in media il 50-80 per cento in più rispetto a una con catena, perché il sistema è più complesso e, come ripeto, richiede componenti dedicati. Ma se guardiamo al lungo periodo, il bilancio cambia: la cinghia non si allunga, non richiede sostituzioni frequenti e abbatte completamente i costi di manutenzione. Alla fine, il costo chilometrico è più basso».
In definitiva, la scelta dipende dall’uso. «Per chi pedala tutti i giorni, la cinghia è imbattibile – conclude Bertini –. Non sporca, non fa rumore, non chiede attenzioni. Per chi invece cerca la massima precisione nelle cambiate o vuole configurare liberamente la propria bici, la catena resta più flessibile. Ma la cinghia rappresenta un passo avanti verso un ciclismo più pratico, pulito e duraturo. E questo, oggi, conta quanto la performance».







