| 28 Luglio 2025

In bici alla Cop30 in Brasile. La mega ciclostaffetta ora è in Italia

«Abbiamo un’application aperta sul Guinnes dei Primati come la più grande ciclostaffetta della storia. Ma la parte sportiva mi interessa meno…». A parlare è Jacopo Bardi, bicycle mayor di Firenze per l’ong olandese BYCS. Ha un ruolo chiave nella COP30 Bike Ride, la ciclostaffetta globale che sta già unendo avventurieri in bici da mezza Europa verso Belém, in Brasile, sede della Conferenza ONU sul clima (COP30) dal 10 al 21 novembre. L’obiettivo? Sottolineare il ruolo della bicicletta nella riduzione delle emissioni e presentare alle Nazioni Unite dieci proposte di politiche ciclistiche da integrare nei piani climatici nazionali.

«Il mio compito è coordinare il tratto italiano», spiega Bardi, già sul tracciato, tanto che lo raggiungiamo telefonicamente al mattino presto prima che la “sua” tappa parta da Lubiana, in Slovenia. Jacopo, oltre a essere un attivista per Firenze 30 (il progetto per limitare a 30 km/h la velocità in città), è un ciclo-viaggiatore esperto. Nel 2017, con l’associazione informale Riciclabili, ha pedalato da Firenze a San Pietroburgo, raccontando l’impresa in un libro.

La mappa rende l’idea della complessità della staffetta in bici (e barca) verso il Brasile
La mappa rende l’idea della complessità della staffetta in bici (e barca) verso il Brasile

Dove passa la Cop30 Bike Ride?

Subito ci spiega come l’organizzazione della COP30 Bike Ride sia un puzzle complesso, con il ramo principale partito da Baku, in Azerbaigian (sede della COP29 nel 2024) e diretto al Portogallo (in apertura, un gruppo di cicloattivisti al confine tra Romania e Bulgaria).

«Dovevo progettare le tappe italiane prima ancora di sapere quali associazioni ci avrebbero supportato», racconta. Il percorso iniziale prevedeva un l’itinerario da Gorizia a Milano e Torino, ma la mobilitazione dal basso ha spostato l’asse verso Bologna e Firenze. «Alla fine, il ramo fiorentino è diventato principale. E la risposta delle FIAB locali è stata eccezionale: da Trieste a Padova, tantissimi si sono offerti per l’ospitalità e gli eventi». Per ridurre i costi, infatti, molte associazioni hanno organizzato aree tende gratuite e pasti collettivi.

Le tappe italiane sono state disegnate all’insegna della massima inclusività: medie di 50 chilometri giornalieri, con solo due tratte più impegnative (Bologna-Firenze, di 130 chilometri, e Firenze-Viareggio di 110, ma con un giorno di riposo di mezzo, quello di domenica prossima). «Abbiamo ciclisti di ogni livello: alcuni hanno bici da corsa leggere, altri, come me, viaggiano con bici da 50 chili. L’importante è stare insieme, senza fretta. Anche se io soffro un po’ a stare a ruota di chi viaggia più leggero, magari per una sola tappa».

Altri attivisti della Cop30 Bike ride sono passati da Ankara
Altri attivisti della Cop30 Bike ride sono passati da Ankara

Massa critica e lettera per l’Onu

La missione della COP30 Bike Ride ha due livelli: «Il primo è creare massa critica – dice Jacopo – coinvolgendo più persone possibili lungo il percorso. Il secondo è far sottoscrivere alle amministrazioni locali una lettera di impegni da portare all’ONU, con proposte per la mobilità sostenibile». In Italia, già diversi comuni hanno aderito, tra cui Firenze, dove l’assessore alla mobilità consegnerà ufficialmente il documento al gruppo durante un evento.

Per amplificare il messaggio, in alcune tappe viene proiettato un documentario di 50 minuti realizzato dai partecipanti alla COP29 Bike Ride dello scorso anno, da Parigi a Baku. «A Villa Manin (una villa palladiana nei pressi di Codroipo), a Treviso e alla velostazione di Bologna organizziamo proiezioni pubbliche. E’ un modo per raccontare l’avventura e sensibilizzare».

A destra, in piedi, Jacopo Bardi. E’ lui il coordinatore del tratto italiano
A destra, in piedi, Jacopo Bardi. E’ lui il coordinatore del tratto italiano

Per partecipare occorre registrarsi

Bardi ha scelto di intercettare il gruppo internazionale della COP30 Bike Ride senza prendere l’aereo: «Sono partito da Firenze in bici, ho raggiunto Ancona, poi in nave fino a Spalato. Da lì, ho pedalato in solitaria fino in Bosnia, dove mi sono unito alla carovana». Un’esperienza che definisce «immersiva», fatta di incontri e ospitalità spontanea. «Ho viaggiato senza prenotare nulla – ricorda – affidandomi alle persone. In Bosnia, ho scoperto un’empatia che online non esiste».

Il gruppo in Italia sarà composto da un numero variabile da 5 a 25 ciclisti a tappa, con picchi di 50 nelle tratte verso Bologna (anche grazie ad un’iniziativa legata alla commemorazione della strage del 2 agosto 1980). «Chiunque può unirsi – sottolinea Bardi – anche solo per una tappa, basta compilare un form di registrazione. Pedalare con i locali è un’occasione unica: scopri angoli che da solo non vedresti mai. Se siamo in pochi e abbastanza allenati, teniamo un’andatura più sostenuta, ma se c’è qualcuno meno allenato lo si aspetta. L’importante è condividere l’obiettivo: dimostrare che la bici è una soluzione concreta per il clima».

Un fotogramma del documentario sulla scorsa Cop29 Bike Ride. Si era in Turchia in direzione Baku, Azerbaigian
Un fotogramma del documentario sulla scorsa Cop29 Bike Ride. Si era in Turchia in direzione Baku, Azerbaigian

Un gruppo salperà per il Brasile

E dopo l’Italia? La carovana proseguirà via terra fino in Portogallo, dove alcuni dei componenti salperanno sulla barca a vela della Flotilla4Change per attraversare l’Atlantico. Bardi li accompagnerà fino a Montpellier, ma il suo messaggio è già chiaro: non è una gara. E’ una chiamata all’azione, un’avventura collettiva per cambiare le politiche mondiali. Un chilometro alla volta.

Cop30 Bike Ride

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