Bisogna esserci. Bisogna viverla, entrare in qualcosa che abbina la bellezza naturale del suo territorio alle sue mille contraddizioni. La Sicilia occidentale è una scoperta che regala emozioni ogni giorno e non è certo una vacanza, anche prolungata che può dirti tutto tanto è vero che sono molti, dall’Italia ma anche dall’estero, che dopo essere venuti una volta tornano e ritornano. Cercando quasi di capire ogni volta qualcosa di più.
Un territorio da capire senza pregiudizi
E’ difficile raccontare questa porzione d’Italia. Troppe volte balzata agli onori della cronaca per vicende oscure, che non hanno risposta e forse mai l’avranno. La prima cosa da fare, venendo da queste parti, è guardare, liberarsi di ogni pregiudizio e aprire gli occhi su quel che il territorio dà e può dare. E’ quanto ha fatto Cesare Monetti: giornalista sportivo e sportivo praticante, con la sua ragazza Daniela ha deciso di affrontare un’estate di bicicletta in Sicilia e già uno penserebbe che è una follia considerando le temperature. Ma con qualche accortezza, si può fare.
«Effettivamente, quando ho affrontato questo viaggio ero molto combattuto perché la Sicilia riversa mille emozioni. E’ talmente bella e ricca che potrebbe tranquillamente fare da sé, essere una nazione a sé stante. Ma se la visiti in bici devi avere mille occhi, ad esempio gli automobilisti non sono molto attenti quando escono dal parcheggio, sembra quasi che pensino di avere la precedenza. Non tutti sono rispettosi verso i ciclisti, ma questo purtroppo è un dato comune in molti luoghi italiani…
Una regione che ha tutto
«La Sicilia è un territorio che ha tutto. Terre fertili e coltivabili, il mare a perdita d’occhio, le montagne. Nello specifico, parlando della parte occidentale, si pedala sulla costa trapanese partendo da Marsala e lì la grande attrazione del Parco Naturale dello Stagnone, con le sue saline. E’ la più grande laguna siciliana, in certi periodi è bellissimo vedere le colonie di fenicotteri che sostano nelle sue acque prima di riprendere il loro viaggio migratorio».
In quella zona ci sono molte attività che si possono fare: all’orizzonte ad esempio ci sono le isole Egadi con Favignana, unico comune siciliano con la Bandiera Gialla. Si può prendere il traghetto per l’isola di Mozia dove sembrerà di tornare indietro nel tempo fino all’epoca dell’Antica Roma e non può mancare una sosta in una delle tante cantine del luogo per una degustazione.
Mazara, esempio di integrazione
«Poi c’è Mazara del Vallo, completamente diversa. A noi è piaciuta molto, con le sue strade piccole e strette, la sua conformazione urbanistica che ricorda molto la dominazione araba, ma che comprende anche le sue chiese normanne. Si capisce molto, girando per la città, di come questa sia davvero una città esempio di globalizzazione, con la sua moschea pienamente inserita nel territorio, ma anche nella cultura urbana».
Questo come si accennava prima è anche territorio culturale che richiama al passato. Da Mazara si può ad esempio raggiungere Selinunte, il che significa immergersi nel parco archeologico più esteso d’Europa, capace di lasciare tutti a bocca aperta e per raggiungerla si passa anche per le Cave di Cusa, dove si attingeva al materiale per la costruzione delle colonne dei templi greci.
L’importanza del tempo
«Girare per la Sicilia, soprattutto in questa zona – riprende Monetti – richiede un rapporto particolare con il tempo. Noi non ne avevamo tanto a disposizione, con scadenze fisse di rientro per il lavoro, quindi affrontavamo tappe anche di 150 chilometri, ma per goderla veramente bisogna visitarla e girare con calma, quasi mettendo da parte l’orologio. Io direi che fare un’ottantina di chilometri al giorno è ideale per godersi i luoghi, guardarli con attenzione.
«Noi avevamo a disposizione due bici da strada e per girare sul percorso, che nella parte occidentale è prevalentemente sul lungomare è ideale, ma ci si può addentrare su stradine interne che potrebbero essere affrontabili prevalentemente con una gravel. Per quanto riguarda la logistica devo dire che è molto semplice: noi avevamo prenotato solo due notti prima di partire, poi ci siamo regolati sul posto, trovavamo sempre ottime sistemazioni fermandoci giorno per giorno, senza fare prenotazioni ed erano tutte molto agevoli anche per chi aveva dietro la bici, tenuta in sicurezza».
Quali sono i posti che ti sono rimasti particolarmente impressi? «A parte quelli già citati, vorrei citare anche San Vito Lo Capo, che so essere molto popolare anche fra la popolazione locale: il tramonto sulla riva del mare è fantastico come anche quello sui mulini nella zona dello Stagnone. Mi hanno davvero lasciato esterrefatto…».