Bruno Olivieri è un meccanico veronese dalla storia abbastanza unica. Ha lavorato con Marco Pantani durante tutta la sua carriera da professionista, dopo la quale è tornato a gestire col fratello la sua officina a Pedemonte, all’imbocco della Valpolicella. Da qualche tempo però è diventato quello che a tutti gli effetti si potrebbe definire un influencer, con un profilo Instagram (el_meccanico_edp) che conta oltre 26 mila follower.
Un profilo con cui dispensa consigli e suggerimenti ai praticanti di ogni livello, dagli agonisti ai pedalatori della domenica. E lo fa con l’ironia e la genuina schiettezza del suo carattere, mescolando italiano e dialetto. Generando una simpatia che in poco tempo l’ha fatto diventare, come si dice, un fenomeno del web. Ha anche inventato un motto “Mai molar”, che ormai è il suo marchio di fabbrica, come la bandana di Pantani. Qualche giorno fa l’abbiamo raggiunto al telefono per farci raccontare un po’ della sua storia.
Bruno, com’è nata questa tua “seconda vita” da influencer?
Il progetto è nato un paio d’anni fa tramite un ragazzo della zona, Massimiliano Riccio, che di mestiere organizza eventi ed è un grande appassionato di ciclismo (su IG eventi_del_pendola. I due sono insieme in apertura con la maglia gialla 1998 di Pantani, ndr). Lui mi ha proposto di aprire un account e provare a postare qualche foto con commenti ironici che potevano darmi visibilità. Poi abbiamo fatto il vero salto di qualità con i video, che hanno funzionato subito benissimo. Il mio motto “Mai molar” funziona perché si può tradurre in tutti i campi della vita. Ci sono persone che magari sono in ospedale e mi chiedono un video in cui dedico un “Mai molar” tutto per loro. Una volta mi fermavano per chiedermi il cappellino di Pantani, adesso invece mi fermano per domandarmi se sono io il meccanico dei video. Oppure vengono apposta in officina. E allora io con la scusa gli faccio vedere le maglie di Pantani.
A proposito, parlaci un po’ di Pantani. Che ricordi hai, com’era essere il suo meccanico?
Ho iniziato a lavorare con lui già nel ‘94 ai tempi della Carrera. Poi siamo passati alla Mercatone Uno e l’ho seguito fino a fine carriera, ho smesso nel 2003. Negli anni mi sono alternato come suo meccanico personale o come secondo meccanico, comunque facevo circa 150 giorni all’anno via da casa. In questi anni ho comunque sempre tenuto il lavoro all’officina di Pedemonte e infatti poi sono tornato a lavorare lì a tempo pieno.
E lui com’era?
Era molto pignolo. Mi ricordo al Tour del ‘95, rimasi tutto il pomeriggio a sistemare le misure della sua bici da crono. Il giorno dopo cinque minuti prima della partenza si è messo ad urlare, chiamandomi. Sì è fatto dare la brugola e ha alzato la sella di 1-2 cm, così, ad occhio. Poi alla fine della crono era tutto infiammato ovviamente… Oppure a volte si fermava durante le gare a sistemare le tacchette e ovviamente poi il gruppo andava e si doveva mettere tutta la squadra a tirare per riportarlo sotto. Era una persona fuori dagli schemi, sicuramente. Voleva sempre qualcosa in più e anche quella era la sua grandezza.
Adesso invece stai vivendo tu la celebrità.
In qualche modo dai, diciamo. Ci sono tanti corridori che mi seguono e mi portano le loro maglie, in negozio sono passati Formolo, Conti, Fedeli, Pietrobon. Io comunque resto fedele a Marco, e infatti ogni 30-40 foto ne postiamo una sua. Voglio portare avanti il suo ricordo e i ricordi miei di quando lavoravo con lui.
Però nel tuo profilo non c’è il tuo nome né quello del negozio. Come mai?
Esatto, perché voglio tenere le cose distinte. Nel profilo io faccio un personaggio volutamente ironico. Per esempio nei video a volte è presente anche mio fratello Alessandro e facciamo finta che lui sia quello serio che lavora mentre io non faccio niente. Ovviamente non è così, portiamo avanti l’officina assieme ogni giorno. E’ tutto un gioco, anche se a volte la gente non lo capisce.
Però la maggioranza sì, infatti hai tutti quei follower…
Diciamo che il 90% la capisce, il 10% no. Un po’ di tempo fa ho fatto un video scherzoso sul cambiamento climatico e mi è arrivata qualche critica da questo 10%, ma pazienza. Poi, sempre assieme a Massimiliano, perché è lui che cura la faccenda, abbiamo messo i sottotitoli per allargare la community. Perchè a volte mi arrivano commenti di persone che non capiscono bene tutto, perché io parlo davvero come mangio e ci tengo a restare così.
Abbiamo visto anche dei video in cui parli di alcuni clienti, diciamo così, particolari che a volte arrivano in officina.
Sì, ogni tanto facciamo anche quel tipo di contenuti. Per esempio uno sul cliente che esce con la bici elettrica d’estate con 40 gradi, fa salite impossibili e poi ci chiama perché ha fuso la batteria. Sembra di no, ma succede spesso e infatti anche gli altri negozi l’hanno condiviso.
Cosa ti piace di più di questa tua nuova veste social?
Forse il fatto che mi seguano persone di ogni età, famiglie con bambini, ragazzi che magari in questo modo si avvicinano al ciclismo. Voglio restare il più possibile genuino, anche con i miei errori, perché alla fine quello che mi interessa è questo. Farmi vedere come sono e comunicare in maniera ironica la vita. Mai molar.