| 27 Ottobre 2024

Ciclofficina La Mente Comune di Padova: la bici, l’anima e il pensiero

A ridosso del centro di Padova c’è un posto che due volte a settimana si anima di persone, biciclette e idee. Questo posto è la Ciclofficina La Mente Comune, in via Cristoforo Moro 4, che è sì una ciclofficina, ma anche molto altro.

Ora, per chi non lo sapesse, le ciclofficine popolari sono dei gran bei posti, perché – cito da Wikipedia – “sono ambienti dotati di attrezzatura specifica per la riparazione di biciclette, messi a disposizione da associazioni ciclistiche o collettivi, dove chiunque può riparare il proprio velocipede lasciando un’offerta libera, anche grazie alla collaborazione con gli altri utenti”.

Non sono, quindi, negozi in cui mollare il proprio mezzo rotto e recuperarlo aggiustato, come per magia. Sono laboratori in cui si impara, attraverso chi ne sa di più, a rendersi liberi. In un mondo in cui impera il modello economico verticale (pago dunque ho) sono piccole oasi in cui la struttura è orizzontale (imparo dunque sono). 

Ma la Ciclofficina La Mente Comune, come si diceva, è un luogo molto particolare anche per altro. Negli ultimi anni attorno alla bici si è coagulata tutta una rete di attività culturali che ne hanno fatto un punto di riferimento per tutta la città. Un polo di attrazione sociale in cui passare, salutare, bersi una birra, registrare un cambio e contemporaneamente discutere di quale sarà il tema del prossimo reading (ci arriveremo).

Ci siamo fatti raccontare da alcuni di loro com’è nata la Ciclofficina La Mente Comune, come si è evoluta e dove vuole andare

Ragazzi, com’è nata la ciclofficina?

E’ nata dall’idea di un gruppo di studenti squattrinati di Psicologia a Padova che volevano riutilizzare gli oggetti in disuso che trovavano in giro e dargli nuova vita. Da un’esigenza pratica di persone che molto semplicemente non avevano i soldi per andare all’Ikea. Così nel 2008 abbiamo fondato l’associazione La Mente Comune, nel salotto di una casa di studenti. Poi da lì si è allargata alle bici. Le trovavamo in giro abbandonate e le sistemavamo, magari da tre catorci ne tiravamo fuori una funzionante. L’associazione è nata da esigenze molto concrete, dai bisogni veri delle persone, e questa è una cosa molto bella secondo noi.

Da quel salotto poi avete trovato una sede vera e propria.

Sì, la prima sede è stata all’ex Macello di Padova, vicino al Portello. L’ex Macello era una grande complesso di quella che si potrebbe chiamare archeologia industriale, gestito fin dagli anni ‘80 da molte associazioni in modo, potremmo dire, informale. L’Amministrazione ha sempre chiuso un occhio perché quelle attività davano valore ad un luogo altrimenti abbandonato. C’erano la sede degli Scout e degli speleologi, corsi di teatro e ceramica e tante altre cose. Lì nel 2012 abbiamo costruito la nostra prima sede, con il laboratorio di ciclofficina, di sartoria e di upcycling, il riuso creativo. Durante quegli anni abbiamo vinto un bando del Comune grazie al quale abbiamo preso in gestione una piccola officina vicino alla stazione, La Stazione delle Biciclette, che abbiamo gestito dal 2013 al 2019.

Che cosa era?

Abbiamo fatto laboratori di ciclomeccanica con pazienti psichiatrici in collaborazione con i servizi del Comune e tirocini a una decina di persone mandate dal centro per l’impiego. Quindi sempre bici, ma legata ai temi sociali. In quel periodo è esplosa l’attività della ciclofficina, perché all’ex Macello c’era molto spazio, era vicino alle Università e moltissimi studenti venivano da noi a sistemare le loro bici. Così il resto delle attività è andato un po’ di secondo piano. Facevamo workshop di costruzione di cargo bike, spesso la sera anche dei concerti. Poi sempre in quel periodo tramite il progetto “Attivamente” di Cariparo siamo andati nelle scuole con “L’ABC della bici. In quattro anni abbiamo fatto laboratori di ciclomeccanica a circa 100 classi delle elementari, qualcosa come 2000 bambini. Questo è bello perché lavorare con i bambini davvero dà l’idea di cambiare il mondo. Eravamo giovani, non avevamo lavori fissi ed era più facile tenere aperto anche durante il giorno.

E poi cos’è successo?

È successo che un anno ha piovuto molto e nell’area verde attorno all’ex Macello è caduto un albero. Il Comune ha preso la palla al balzo per rendere inagibile tutto, ha messo il divieto d’accesso e ci hanno cacciati, sono entrati con i bulldozer a spianare tutto il parco. Scout, gruppo speleologici, laboratori, associazioni varie, tutti chiusi fuori dalla sera alla mattina.

E quindi?

Ci siamo messi alla ricerca di un’altra sede. Abbiamo parlato con il Comune, cercando di capire se sarebbe stato possibile tornare dov’eravamo in qualche modo, ma per farla breve non è stato possibile. Quindi dopo un po’ abbiamo trovato un altro posto, cioè dove la ciclofficina è ora, in via Cristoforo Moro 4.

Come l’avete organizzata?

Ci sono due sale e fin da subito abbiamo deciso di usarne una come ciclofficina e una come stanza polivalente. Abbiamo avuto l’intuizione di lasciare dello spazio libero anche se la sede è piccola, perché abbiamo capito che fosse importante lasciare anche altro spazio, cioè spazio ad altro. Non che avessimo ancora bene idea di cosa, l’abbiamo lasciato come un foglio bianco. 

Infatti da quello spazio, da quel foglio bianco, negli ultimi anni sono nate altre iniziative come Ciclò, il FiloLab, Cinò e una serie di reading a tema. Ce ne parlate?

Sì negli ultimi due anni all’interno dell’associazione è nata la volontà di organizzare anche attività che andassero un po’ oltre la bicicletta. Il primo è stato Ciclò, una serie di incontri e racconti di viaggio, in bici ma non solo, in cui invitiamo delle persone che hanno fatto esperienze particolari a raccontarle. Il FiloLab invece è un laboratorio di filosofia tenuto da due nostre associate e aperto a tutti. Infine Cinò è un cineforum. L’ultima nata tra queste iniziative sono i reading. Decidiamo un tema, poi chi vuole può venire a leggere un testo a scelta, suo, di altri, edito, inedito, basta che c’entri col tema.

E queste attività sono partecipate?

Molto e sempre di più, perché – com’è stato per la nascita dell’associazione – partono dalle esigenze delle persone, da quello che noi vorremmo, a cui ci piacerebbe partecipare. E a quanto pare è così anche per molti altri. Poi questa nuova onda culturale ha fatto in modo che emergessero le varie anime della ciclofficina. Ora le persone magari vengono per aggiustare la bici, vedono che il giorno dopo c’è il laboratorio di filosofia e poi tornano anche a partecipare a quello. È come entrare in una stanza con diversi profumi che ti viene voglia di provare.

Come vedete la ciclofficina tra qualche anno?

Ci piacerebbe avere una sede più grande, con del verde esterno. Questa cosa di influenzarsi in associazione in pochi anni ha creato molte aree diverse, ma questo fermento ha bisogno di terra dove crescere. Lasciare quella sala vuota come spazio è stato importante perché lo spazio è fondamentale, ora però continuiamo a consumarlo e non ne abbiamo più. Stiamo arrivando a saturare la potenzialità del posto. L’altra sera durante l’apertura della ciclofficina eravamo in 30, più 30 bici, in 30 metri quadri. Diventa molto complicato.

“(Non) è un lavoro per signorine”. Si smontano ruote, copertoni e stereotipi di genere (foto Instagram)
“(Non) è un lavoro per signorine”. Si smontano ruote, copertoni e stereotipi di genere (foto Instagram)
Insomma sarebbe di nuovo l’ora di traslocare

Diciamo che trovare una sede più grande sarebbe anche un riconoscimento da parte dell’Amministrazione. Le ciclofficine popolari dovrebbero essere un servizio pubblico, specie nelle città universitarie com’è Padova. Sperare che le associazioni si occupino di questo aspetto secondo noi non è un buon modo di gestire una cosa così importante come la mobilità sostenibile.

Ultima domanda. Quali sono le prossime attività in programma?

Dal 15 novembre ricomincia la stagione di Ciclò con una serie di 4 incontri. Poi a breve ripartiranno anche tutti gli altri, il FiloLab, Cinò e i reading. Metteremo tutto nei nostri social appena avremo le date, ci stiamo lavorando in questi giorni.  E poi c’è sempre la ciclofficina, aperta tutti i martedì e giovedì dalle 18,30 alle 21. Vi aspettiamo.

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