La storia di Gianluca Santacatterina, vicentino di Schio, fa riflettere. E’ un mix di sport, resilienza e solidarietà. La sua vita è cambiata radicalmente quattro anni fa, durante una visita medico-sportiva di routine. Lasciamo che sia lui a raccontarla.
«La mia storia è abbastanza breve – inizia – ho 57 anni e nel marzo 2021 mi sono sottoposto a una visita medico-sportiva agonistica, quella classica che si fa ogni anno. Allora correvo a piedi, non andavo in bici. Zero sintomi, zero problemi. Non avevo mai fumato e conducevo uno stile di vita abbastanza sano, essendo uno sportivo. Il medico sportivo si insospettì e mi disse: “Secondo me nel tuo cuore c’è qualcosa che non funziona”. Risposi che mi sembrava impossibile perché stavo bene, senza problemi, correvo ogni giorno 10-15 chilometri. Lei mi disse: “Guarda, mettiamo l’holter, così facciamo una verifica nell’arco delle 24 ore e monitoriamo il tuo cuore”. E così è stato. Allo scadere delle 24 ore, quando mi è stato tolto l’holter, sono stato esortato ad andare direttamente al pronto soccorso. E non nei giorni successivi, ma il giorno stesso.

E cosa è successo dopo?
Sono andato al pronto soccorso e sono rimasto due settimane in terapia semi-intensiva. Hanno scoperto che il mio cuore aveva la simpatica abitudine di fermarsi durante la notte, con pause lunghe fino a otto secondi. Prova a contarli, il cuore fermo per otto secondi è un’infinità. Erano pause totalmente asintomatiche di cui non mi ero mai accorto. Allora sono corsi ai ripari: mi hanno impiantato un pacemaker, un dispositivo che, in caso di queste pause, avrebbe dato una scossa al cuore.
Quando è entrata la bicicletta nella tua vita?
Mi è stato sconsigliato di correre, soprattutto perché abito a Schio, alle pendici delle Piccole Dolomiti, e le mie corse in montagna erano molto impegnative per il cuore. Ho iniziato a dedicarmi alla bicicletta, che è meno stressante, e soprattutto è nato in me un desiderio fortissimo di ringraziare per la vita. Otto secondi di pausa cardiaca sono tanti, per una persona non sportiva potrebbero essere fatali. Io invece ero riuscito a superarle grazie al mio cuore allenato.
Quindi hai fondato il progetto Pedala con il Cuore. Di cosa si tratta?
Pedala con il Cuore ha tre obiettivi principali: diffondere la cultura della prevenzione, dare speranza a chi affronta patologie simili e promuovere raccolte fondi. Lo faccio attraverso lunghe pedalate benefiche, spesso in solitaria, ma ora la voce si è sparsa e ho sempre qualcuno che mi segue. A cinque mesi dal primo intervento, ho pedalato fino in Puglia per nove giorni. Nel 2022, ho stabilito un record personale: 443 km in bici senza fermarmi. Record che ho migliorato lo scorso mese di giugno arrivando a 560 km no-stop. Nel 2024 ho coperto quasi 18.000 chilometri.
Quanto ti ha aiutato la bici a livello psicologico?
Tantissimo. E’ stata la mia medicina. Ho scritto anche tre libri, e mi ha aperto un mondo nuovo. Prima mi occupavo di case, essendo un agente immobiliare, ma ora mi dedico completamente a questo progetto. La bicicletta mi ha fatto conoscere persone incredibili e mi ha dato una nuova prospettiva sulla vita.
Hai un preparatore che ti segue nelle tue pedalate?
Ovviamente dal punto di vista medico sono un osservato speciale, con un monitoraggio a distanza e continui controlli ed esami. Ma per quanto riguarda le uscite in bici faccio da me: salgo in sella e vado.
Hai conosciuto altre persone con problematiche simili?
Sì, molte. La voce si è sparsa, e spesso durante le mie pedalate vengo affiancato da persone che hanno storie simili alla mia. E’ bello condividere esperienze e vedere come ognuno trova la forza per rialzarsi e ripartire.
Sul tuo sito c’è scritto che fai anche coaching. Come funziona?
Sì, ho conseguito il diploma di Mental Coach. Il mio coaching è legato alla mia esperienza personale: tre interventi al cuore in tre anni, e ogni volta sono rimontato in sella. Organizzo sessioni di coaching in bicicletta, durante le quali unisco l’attività fisica a esercizi di concentrazione e rilassamento. È un modo per aiutare gli altri a trovare la loro resilienza.
Complimenti per la tua voglia di ripartire. Ora quali sono i tuoi progetti futuri?
Il prossimo imminente è un giro non stop di 400 chilometri che toccherà tutti i capoluoghi di provincia del Veneto, dal 10 all’11 maggio. Lo faccio per parlare di disturbi alimentari e promuovere raccolte fondi. Infatti è organizzato assieme all’Associazione Midori che tratta queste problematiche ed ho già ricevuto il patrocinio della Regione Veneto.