I ragazzi del team Undrafted Cycling sono stati alla Granguanche Audax gravel, un evento bikepacking che si è tenuto nelle isole Canarie (in apertura foto di Matteo Minelli). Più giorni di pedalate attraverso le cinque isole dell’arcipelago spagnolo. Paesaggi desertici, oceano e strade sterrate con partenza da Lanzarote per arrivare fino a El Hierro.
«Siamo partiti dal nord di Lanzarote – ci racconta Daniele Calvi del team Undrafted – più precisamente da Orzola alle 22 di sera. Il primo tratto prevedeva di attraversare l’intera isola fino a sud per poi imbarcarci alla volta di Fuerteventura. Avete capito bene, imbarcarci, perché i trasferimenti da un’isola all’altra erano fatti tramite traghetto. La terza isola è stata quella di Gran Canaria, poi siamo passati da Tenerife e infine da El Hierro. Si viaggiava sia di notte che di giorno, senza limiti».
Nessuna gara
Come detto lo spirito di questa manifestazione era legato all’avventura, non alla competizione vera e propria. Il senso era attraversare l’arcipelago in bici utilizzando tutti i mezzi a disposizione. Senza nemmeno troppo tempo per programmare il tutto.
«Le tracce GPX – continua Calvi, che nella vita di tutti i giorni è il Responsabile Marketing di Cicli Drali Milano – ci sono arrivate solamente due giorni prima, ma faceva parte del gioco. L’idea era di non dare la possibilità di programmare per filo e per segno tutto, si trattava comunque di un’avventura. Lo spirito proposto dall’organizzatore, un italiano di nome Matteo Minelli, era quello di vivere l’esperienza. Cosa che abbiamo riscontrato anche tra i partecipanti: molti hanno preso la cosa come un arrivare per primi, altri no. Ad esempio un duo gallese ha deciso di pedalare solo di giorno per godere dei panorami».
Avventura a coppie?
Non per forza, in realtà l’evento è programmato come un’avventura solitaria, ma nessuno vieta di farlo in gruppo. In due risulta comunque più semplice, per organizzare e pedalare in compagnia.
Quanto siete riusciti a programmare del vostro itinerario?
Poco. Ci sono sempre tanti imprevisti dietro l’angolo per chi partecipa ad eventi del genere. A livello meccanico per noi è andato tutto liscio, mentre io ho sofferto dei problemi fisici. Una tratta in traghetto per me che soffro di mal di mare è stata troppo difficile e ho dovuto rinunciare ad attraversare Gran Canaria. Ho riagganciato il mio compagno Matteo solamente alla fine dell’isola, in quel momento ero fuori gara, ma ho comunque voluto fare con lui la restante parte del percorso.
Il sonno come era gestito?
In totale autonomia. Non c’erano obblighi nel fermarsi a dormire da nessuna parte e nemmeno le pause erano prefissate. I primi che hanno terminato l’itinerario non hanno dormito per due giorni. Noi invece abbiamo tirato per 24 ore ma poi ci siamo fermati a riposare. La scelta era delegata a ogni partecipante.
Si trattava di un bikepacking, quindi tenda e ristori liberi?
Ci si poteva fermare a domire in hotel o strutture lungo il percorso, oppure anche in tenda. Per i ristori uguale: ristoranti, supermercati, negozi, valeva tutto. Gestirci non è stato così complicato, forse l’unica parte tosta l’abbiamo vissuta a Fuerteventura perché era un tratto immerso nel deserto per cinque ore. Lì Matteo e io ci siamo portati delle scorte per superare eventuali crisi di fame.
Che paesaggi e percorsi avete incontrato?
Percorsi praticamente tutti fuoristrada, visto che si trattava comunque di un evento gravel. Attraversare il deserto in bici è stato suggestivo, anche pedalarci di notte. Vero che con il buio non si vede il panorama ma la sensazione è comunque incredibile. L’ultima isola, quella di El Hierro che era la più selvaggia, l’abbiamo attraversata di notte. Ad un certo punto siamo arrivati in un punto con raffiche di vento fortissime: è stato tosto, ma molto bello.
Qual è il posto che avete apprezzato di più?
Direi Tenerife, sia per il percorso che per il paesaggio. Si partiva dal lato nord dell’isola e attraversando dei boschi siamo arrivati fin sotto al Teide, il vulcano. Siamo partiti con il buio e salendo ci siamo goduti l’alba. Una volta vicini alla cima del vulcano eravamo in mezzo alla neve, mentre a destra e sinistra potevamo ammirare l’Oceano. Pedalare tra i crateri è un’emozione davvero forte, che di certo non capita tutti i giorni. Poi si vede che è un’isola piena di ciclisti, ne abbiamo trovati tanti, anche qualche professionista in ritiro.
Avventura che consigliate a tutti quindi?
Sì, non fatevi spaventare dalle distanze. Anzi, con il fatto che si attraversano 5 isole l’itinerario è facilmente divisibile. Si può anche pensare di farne solo una parte.