| 17 Luglio 2025

Da Luino a Lavena: un giorno in sella con #Varese DoYouBike

LAVENA PONTE TRESA – Un giorno per ciclabili, da Luino a questa sponda del lago che davanti ha la Svizzera e alle spalle le montagne della Lombardia. Il filo conduttore è la trama di viottoli ordinati e ben curati di Varese DoYouBike in cui puoi pedalare per ore senza incrociare il traffico delle auto. A farci da guida abbiamo trovato due degli artefici di questo universo a pedali: Giovanni Martinelli, regista dell’operazione, e Mauro Vitiello, il presidente della Camera di Commercio di Varese, che ne ha supportato lo slancio.

La bici ha la pedalata assistita, un bel vantaggio dovendo maneggiare nel frattempo vari aggeggi per fare riprese e foto. La prima metà del nostro vagabondare non ha pendenze significative, ma quando ti fermi su una rampa per girare delle immagini e il motore ti porta via con due pedalate, ti dici che potresti ancora farne a meno, ma tutto sommato non ti dispiace. Sono bici Fulgur brandizzate per l’iniziativa varesina, con un bel motore Bosch e l’autonomia che basta (e avanza) per il nostro esplorare.

A ciascun comune il suo

I primi chilometri se ne vanno a Luino lungo il lago, prendendo le misure alle bici, scrutando i panorami e parlando con un gruppo di bambini che gioca con le bici e dà la misura della sicurezza del posto. Poi si cambiano scenari e passo e prendiamo la ciclabile che conduce in direzione di Lavena Ponte Tresa. Martinelli spiega ed è lampante che abbia in testa ogni centimetro dei percorsi e delle loro connessioni.

Il fondo è per la maggior parte in asfalto e capisci come ogni comune si prenda cura della porzione che lo attraversa. Lo stato di manutenzione e il livello delle finiture, mediamente eccellenti, cambiano infatti con il passaggio da un territorio al successivo.

I quasi 2.500 km di piste ciclabili nella provincia di Varese hanno prevalentemente fondo asfaltato e in ottimo stato
I quasi 2.500 km di piste ciclabili nella provincia di Varese hanno prevalentemente fondo asfaltato e in ottimo stato

In bicicletta nel Canyon

La passerella di legno sospesa nei pressi di Cantevria è l’anticamera per un cambio di scenario. Campi di grano turco sulla sinistra e il torrente sulla destra e poi si inizia a salire su sterrato e per tornanti. Martinelli accenna che l’area la chiamano il Canyon e a ben vedere le pareti verticali danno proprio questa sensazione. Anche quando ci si infila sotto al Ponte di Ferro, che sembra quello di una ferrovia del vecchio west.

Abbiamo lasciato il mondo civile dei paesi e delle case, il brusio delle strade è lontano. I segmenti ciclabili sono interrotti da attraversamenti, con piccoli cancelli che rallentano il passaggio e soprattutto impediscono che le auto provino a entrare. Quando dopo il Ponte di Ferro il sentiero inizia a scendere, il cartello che indica la Cascata della Fermona è un invito a fermarsi.

La Cascata della Fermona si raggiunge a piedi nel bosco: il divieto di balneazione c’è, ma ci sono anche le eccezioni
La Cascata della Fermona si raggiunge a piedi nel bosco: il divieto di balneazione c’è, ma ci sono anche le eccezioni

Il fresco della cascata

C’è da fare qualche metro a piedi, in discesa. Uno di noi si sacrifica e resta a guardia delle bici: altrimenti l’alternativa è portare con sé una catena e assicurarle al palo dei cartelli. Un consiglio ve lo diamo: non passate oltre, andate a vedere.

«Siamo in uno dei punti più iconici della provincia di Varese – spiega Martinelli – e della ciclabile che porta da Luino a Lavena Ponte Tresa. Questo è il classico luogo dei selfie, dove tutti i ciclisti mollano la bici appena qua sopra e scendono a farsi foto a raffica».

«Siamo arrivati in questo punto – fa notare Vitiello – percorrendo unicamente ciclabili. E’ un posto dove venire a refrigerarsi, perché non nascondo che quando l’afa è incessante, qua le temperature consentono di sedersi su questa bellissima spiaggetta e trascorrere qualche ora davvero piacevole. Poi da quando c’è venuta la sorella della Ferragni – sorride – è un continuo andirivieni».

Tra fucine e abbazie

Per fortuna al Maglio di Ghirla l’aria rinfresca. La ruota e le mura, fra i più antichi e meglio conservati, raccontano di quando nel XVIII secolo da queste parti ci si guadagnava da vivere con la forgiatura del ferro, per produrre attrezzi edili, agricoli e meccanici. Attualmente utilizzato come sala per riunioni e come punto di sosta per la Via Francisca del Lucomagno, rimase attivo fino al 1991. A quel punto la Comunità Montana del Piambello decise di donargli nuova vita, facendone uno dei simboli dell’archeologia industriale nella provincia.

Il sentiero si infila verso le sponde del Lago di Ghirla, che risaliamo fino alla Badia di San Gemolo in Valganna. Il silenzio è d’oro, un altro ciclista esce dalla cappella mentre avendo parcheggiato le bici nella corte interna, ci infiliamo nel chiostro che trasuda serenità.

Sulla via del ritorno, una panchina sul lago diventa il pretesto per ammirare il panorama e girare altre immagini, prima di arrivare a un prato disseminato di barbecue e ad una meritata sosta. I compagni di avventura ironizzano sul fatto che abbiamo già dato fondo al 25 per cento di carica della bici.

I tunnel della tramvia

A Lavena Ponte Tresa si trova l’info point più bello di Varese DoYouBike, ricavato dal magazzino della vecchia ferrovia Ghirla-Ponte Tresa. Fu creata nel 1913 e chiusa definitivamente nel 1953, dopo che i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale avevano contribuito a renderla parzialmente inutilizzabile.

Prima di concludere il viaggio, abbiamo modo di mettere le ruote in due luoghi infinitamente suggestivi. Il primo è il tratto di ciclabile ricavata dalla vecchia sede della tranvia che collegava Ponte Tresa a Marchirolo. Lungo il percorso in discesa si riconoscono i basamenti dei tralicci della vecchia linea e soprattutto è di grandissimo impatto il fatto di infilarsi nei vecchi tunnel che si illuminano al passaggio delle bici, grazie a un sistema di fotocellule. Ti assale la sensazione di un filo storico fra le opere di ieri e la voglia di valorizzarle, affinché siano al nostro servizio anche dopo tanti anni.

I mulini dell’Argentera

E poi c’è il Parco dell’Argentera, con il suo bosco, il fiume da guadare quando sulla bici ti riscopri ancora bambino. Fra il 1700 e il 1800 l’area ospitava diciotto mulini, collocati lungo i corsi d’acqua e impiegati per la macinazione di castagne, cereali, semi di girasole e noci. Oggi ne sono rimasti quattro che nel 1900 vennero decorati con graffiti e affreschi.

Si ha la sensazione di penetrare in un tempo passato, silenzioso e pieno di ombre e profumi. Nelle strutture, chiuse con cancelli perché l’uomo è capace di stupore ma anche di inspiegabili vandalismi, si riconoscono le antiche macine di pietra.

La discesa verso Lavena Ponte Tresa è dolce. Le bici frusciano appena mentre costeggiamo il lago verso il punto chiamato Lo Stretto, oltre il quale si trovano Morcote e poi Lugano. La Svizzera è di là dal canale e i piccoli ormeggi davanti ai ristoranti italiani permettono ai clienti elevetici di arrivare con due colpi di pagaia.

Una “big bench” sul lago: fine itinerario e relax per il presidente Vitiello e Giovanni Martinelli
Una “big bench” sul lago: fine itinerario e relax per il presidente Vitiello e Giovanni Martinelli

Un prodotto di vertice

«Abbiamo ancora molto da far vedere del nostro territorio – dice il presidente Vitiello – ma un pezzo alla volta riusciremo veramente ad incantare tutti. Perché secondo me è arrivato il momento di aprirsi a un pubblico internazionale. E’ arrivato il momento di aprirsi a un pubblico sportivo che ha davvero voglia di venire a pedalare su questa provincia».

Ha ragione da vendere. Da quel poco che abbiamo visto, anche tanti italiani farebbero bene a spingersi in questo spicchio di Lombardia che vuole assolutamente fare sistema con le province limitrofe. L’idea è eccellente e chiara, il progetto merita. Varese DoYouBike è un prodotto turistico di vertice: sarebbe un peccato non venire a scoprirlo.

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