Dalla montagna al mare, in un viaggio lungo otto giorni per tutto l’arco alpino. Questa è stata l’avventura particolare e unica di Elia Guanella e Nicola Ciapponi, due scialpinisti che dalla Valchiavenna sono arrivati fino in Liguria, a Ventimiglia. Il tutto muovendosi quasi esclusivamente in bici da un passo all’altro tra montagne e discese innevate.
«Nicola Ciapponi e io – ci spiega Elia Guanella – siamo sempre andati sugli sci, vista anche la zona in cui viviamo. Però ci siamo sempre spostati in macchina, così un giorno ci siamo detti di provare a fare un viaggio che ci portasse da Madesimo a Ventimiglia. Una cosa simbolica, nata perché Madesimo è il comune italiano più lontano dal mare. Come periodo abbiamo scelto inizio maggio: dal 4 al 12. Siamo tra la fine della stagione sciistica e l’inizio di quella estiva, c’è la voglia di godersi gli ultimi giorni di neve, ma anche l’istinto di farlo in maniera diversa».
Animo verde
Da questa avventura è nato un docufilm, che verrà presentato il prossimo fine settimana (quello del 7-8-9 marzo) all’Homeland Skialp Fest.
«La partenza del nostro itinerario – continua Elia Guanella – è stata dall’Homeland di Madesimo. Si è trattata di una scelta simbolica in quanto è considerata una stazione sciistica green perché non ha impianti di risalita. Abbiamo così voluto promuovere un modo sostenibile di vivere la montagna attraverso spostamenti che non comportassero altri mezzi se non le nostre gambe.
«L’idea – racconta – è nata al bar, dopo una bella sciata e un giro che ci aveva dato grande soddisfazione. Da lì è partito un gioco della durata di qualche mese per unire i vari puntini sulla mappa, tutti con un’unica caratteristica: essere raggiungibili in bici. I vari impegni ci hanno portato ad aspettare anni prima di imbarcarci, anzi mobilitarci verso questa avventura. Vista la fatica abbiamo deciso così di documentare il tutto, per ricordo».
Un viaggio impegnativo con tanti chilometri in sole otto tappe…
E’ stato lungo e complesso per diversi motivi. Primo di tutti, il 2024 è stato un anno particolarmente nevoso. Un fattore che ci ha costretto a cambiare qualche itinerario e non solo. In realtà avevamo pensato a delle tappe intermedie, ma ne abbiamo rispettata solamente una.
Quale?
Chamonix. Uno dei desideri era di sciare sul Monte Bianco e l’abbiamo tenuto come punto fisso.
Come dividevate gli spostamenti in bici e le discese sugli sci?
L’idea era di seguire la strada principale e poi di entrare nelle varie valli. Pedalavamo fino ad arrivare al punto più vicino alla neve, da lì lasciavamo la bici e salivamo sulle montagne a piedi per scendere sugli sci. Finita l’attività di scialpinismo riprendevamo la bicicletta fino ad arrivare al punto successivo. Le biciclette erano attrezzate per riuscire a trasportare comodamente anche gli sci.
In media quanti chilometri facevate al giorno?
Più o meno 130 chilometri ogni giorno, considerando che abbiamo fatto tappe con quasi 200 chilometri e altre più corte.
Avete avuto degli imprevisti?
Ci sono stati tre momenti in cui non siamo riusciti a seguire la tratta che avevamo pianificato e ci siamo affidati a dei mezzi. Subito per arrivare a Chamonix abbiamo trovato neve, freddo e vento. Così abbiamo deciso di prendere un treno e di attraversare il brutto tempo. Il giorno dopo ci siamo goduti Chamonix e abbiamo sciato un po’ di più. Un’altra volta abbiamo preso il treno nei pressi del Colle di Tenda perché il passo era chiuso per neve. Per fortuna abbiamo trovato una signora che ci ha indicato il modo per attraversare la galleria.
Altri?
Non imprevisti, però a un certo punto abbiamo deciso di prendere un traghetto per attraversare un lago. Se avessimo dovuto aggirarlo in bici avremmo allungato il giro di altri 30 o 40 chilometri. Una volta arrivati a destinazione, quindi a Ventimiglia, siamo tornati in treno.
Come avete organizzato le bici?
Ci siamo portati lo stretto necessario, chiaramente con il fatto di dover sciare rimanere leggeri non è stato semplice. Il peso del materiale caricato sul telaio era di 35 chilogrammi, compresi anche gli sci. La scelta del mezzo è ricaduta su bici gravel, anche se per la maggior parte del tempo ci siamo mossi su strada. Eravamo però convinti di aver bisogno di telai più solidi.
Il prossimo viaggio è già in programma?
Qualcosa bolle in pentola…