| 4 Settembre 2025

Otto giorni in Islanda: mangiare e bere, quasi un’altra impresa

Vi ho raccontato questa avventura in Islanda, descrivendovi i paesaggi e le emozioni più intense, ma non ho ancora parlato dell’alimentazione. Questo viaggio è stato impegnativo anche sotto questo aspetto, perché la rotta non incontrava bar, ristoranti o supermercati. Lo spazio nelle borse era limitato e il nostro fabbisogno energetico molto alto. Ogni giorno il consumo medio è stato di oltre 4.500 calorie per me e spesso abbondantemente superiore alle 6.000 per Umberto. Con questi presupposti, certi che avremmo perso peso, da quando abbiamo prenotato il volo per Reykjavik e fino alla partenza abbiamo cercato di incrementare un po’ la nostra massa e di curare al meglio l’idratazione.

La scorta liofilizzata

Per il viaggio abbiamo puntato su pasti liofilizzati, formulati apposta per chi si avventura nella natura in completa autonomia. La liofilizzazione è un processo tecnologico che permette l’eliminazione dell’acqua da una sostanza organica. Questo prolunga la conservazione anche a temperatura ambiente, perché i batteri e le muffe non possono proliferare senza acqua.

Nel caso dei pasti liofilizzati, gli alimenti già cotti o preparati, per esempio uno spezzatino, del riso al curry o un piatto di pasta, vengono portati a temperature molto basse (- 40°C o meno). L’acqua contenuta si congela rapidamente, creando piccoli cristalli di ghiaccio che non determinano la rottura della struttura cellulare.

Successivamente la pietanza è inserita in una camera a vuoto, che permette la sublimazione del ghiaccio, ovvero il passaggio direttamente da solido a vapore, senza passare per lo stato liquido. Con un ultimo passaggio di essiccazione, si eliminano anche le ultime tracce di acqua. Il risultato è che il cibo liofilizzato conserva la forma originale e molte delle vitamine contenute. Inoltre è meno voluminoso ed è più leggero e facile da conservare. Per il consumo è sufficiente poi reidratarlo con dell’acqua, meglio se calda, e dopo qualche minuto di attesa si ottiene la pietanza come appena cucinata. 

La scorta individuale in Islanda era di circa 3.000 calorie al giorno: liofilizzati, ma anche frutta secca e cioccolata
La scorta individuale in Islanda era di circa 3.000 calorie al giorno: liofilizzati, ma anche frutta secca e cioccolata

Scorte per 3.000 calorie a testa

Rifornirsi di pasti liofilizzati per un viaggio bikepacking come il nostro è sicuramente un’ottima soluzione per la gestione dello spazio. Basta portare il fornelletto, un pentolino per scaldare l’acqua, una forchetta e un numero sufficiente di porzioni. Nessun piatto, nessuna pentola da lavare, solamente la forchetta. Noi siamo riusciti a portare 3.000 calorie di cibo liofilizzato al giorno a testa. Inoltre delle scorte di cioccolato, frutta secca e disidratata da spiluccare nelle pause o per terminare il pasto con qualcosa di sfizioso e calorico.

Liofilizzati, cosa guardare

Tuttavia l’offerta di cibi liofilizzati è veramente ampia, ecco allora qualche punto che vi consiglio di analizzare per la scelta di questi prodotti.

Densità calorica: nel nostro caso questo era il punto più importante. Con un dispendio calorico così alto e avendo poco spazio a disposizione dovevamo scegliere i pasti più concentrati. La nostra scelta è così ricaduta su pacchi che forniscono 1.000 calorie ciascuno e hanno un peso di circa 250 grammi.

Quantità d’acqua necessaria per la preparazione: generalmente varia da 200 a 600 millilitri d’acqua. Se il viaggio prevede zone desertiche o senza fonti di acqua potabile, è importante avere dei pasti che si reidratano con meno acqua possibile. Il consumo di un pasto liofilizzato preparato senza una quantità sufficiente di acqua, ancora croccante, aumenta il rischio di disidratazione e compromette la normale digestione dei nutrienti.

Il mercato propone soluzioni liofilizzate per ogni esigenza e gusto: basta scegliere con cognizione di causa
Il mercato propone soluzioni liofilizzate per ogni esigenza e gusto: basta scegliere con cognizione di causa

Quantità di sale: a seconda della marca e del gusto cambiano le proporzioni tra i nutrienti contenuti. Tra questi a variare è anche la concentrazione di sale. Quando si assumono 3.000 calorie al giorno solamente da questi pasti liofilizzati, è importante verificare il quantitativo di sale che si assumerebbe a fine giornata. Ovviamente a seconda delle condizioni climatiche, del soggetto e della quantità d’acqua disponibile il fabbisogno di sale cambia. Ad esempio, nel nostro caso un po’ di sale andava bene, ma non potevamo esagerare altrimenti avremmo rischiato di disidratarci troppo.

Varietà dei gusti: calcolate il numero di colazioni, pranzi e cene che dovrete fare e rifornitevi con pasti adatti e che siano di vostro gusto. Con la fatica, spesso si perde l’appetito: avere una pietanza sfiziosa o una porzione extra di colazione da usare come dolce può sempre aiutare. Da notare che molti pasti liofilizzati sono oarecchio speziati, proprio per esaltare il sapore degli alimenti e dare maggiore soddisfazione al palato. Quando eravamo nel deserto, l’unico profumo che abbiamo percepito per giorni è stato quello che usciva dalle nostre buste di tikka masala e pollo al curry.

Otto litri d’acqua a testa

Un’altra difficoltà è stata la gestione dell’acqua: dovevamo portarcene sufficienti quantità per idratarci e per cucinare. Per affrontare queste avventure è importante equipaggiarsi con borracce molto capienti, delle sacche idriche e, se si attraversano zone senza servizi, anche un filtro per depurare l’acqua. Noi complessivamente potevamo portarci fino a otto litri d’acqua e avevamo anche un filtro portatile di alta qualità, combinato a membrana meccanica con carbone attivo, il Katadyn Vario Microfilter.

L’acqua in Islanda non è sempre potabile. Per integrare le scorte, ecco Umberto con il filtro Katadyn Vario Microfilter
L’acqua in Islanda non è sempre potabile. Per integrare le scorte, ecco Umberto con il filtro Katadyn Vario Microfilter

Generalmente l’acqua in Islanda è pura e priva di inquinanti. Tuttavia nel tempo le eruzioni della zona centrale hanno portato al deposito di cenere e altri residui vulcanici sul ghiacciaio del Vanatjokul e sul letto di alcuni fiumi. Nella zona centrale che abbiamo attraversato, l’acqua può contenere particelle sottilissime di cenere, limo e sabbia fine. Inoltre sono spesso presenti anche residui di metalli e altri elementi chimici come la silice e lo zolfo. Queste particelle non possono essere eliminate con dei filtri portatili.

Minerali e metalli pesanti

Bere acqua filtrata da fiumi di origine glaciale in questa zona di Islanda, anche se sottoposta ad ebollizione, può essere molto pericoloso. Oltre ai classici disturbi gastrointestinali, il rischio è di assumere dosi tossiche di minerali e metalli pesanti con conseguenze serie ai reni, al fegato e al sistema nervoso. Per questo motivo i ranger del parco del Vanatjokul si premurano di invitare i turisti a portarsi sufficienti scorte d’acqua e riforniscono con taniche di acqua potabile il bivacco di Kistufell.

Lasciata Askja, non sono disponibili fonti di acqua potabile fino al rifugio di Nyidalur. Un tratto lungo circa 120 chilometri che noi, senza intoppi, abbiamo percorso in due tappe e oltre quindici ore di pedalata. Senza il rifornimento di acqua potabile a Kistufell, sarebbe stato veramente difficile. In questi casi è quindi importante non sprecare neanche una goccia, pianificare bene le tappe e cercare di centellinare l’acqua a disposizione per lasciarne un po’ in caso di imprevisti. 

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