| 11 Novembre 2024

In viaggio sulla Ciclonica, il riscatto di Younes (4ª parte)

PUNTA DELLA SUINA – Come ultimo racconto del nostro viaggio in bici sulla Ciclonica, la Ciclovia del Salento Ionico, abbiamo scelto di tracciare il profilo di un ragazzo di Salento Bici Tour che ci ha accompagnato in questi giorni. Si chiama Younes e si è occupato di prepararci le bici ogni giorno, guidare il furgone nei tratti di trasferimento e badare al resto della logistica. Nelle scorse puntate non lo abbiamo menzionato perché ha sempre lavorato “dietro le quinte” ma qui, nella pittoresca spiaggia di Punta Suina, a pochi chilometri da Gallipoli, è il momento di raccontarvi la sua storia.

Le bici preparate da Younes sono pronte per iniziare il nostro tour salentino
Le bici preparate da Younes sono pronte per iniziare il nostro tour salentino

La salvezza o la morte

Mentre sotto un ampio gazebo di legno consumiamo per pranzo un assaggio di vari cibi di produttori locali, Younes si è defilato per un attimo raggiungendo gli scogli qualche decina di metri più giù. Lo raggiungiamo e iniziamo a raccogliere le sue parole.

«Ho 31 anni – racconta – e vengo dal sud della Tunisia, in una zona desertica a 10 km dal confine con la Libia. Tre anni fa sono sbarcato a Lampedusa con un gommone assieme ai miei due fratelli Fares e Sami e ad altre persone. Il viaggio è durato 36 ore e quella che noi chiamiamo la “barca della morte o della salvezza” stavolta ci ha garantito un mare piatto. Vivendo vicino al mare, avevo i contatti con alcuni miei amici che monitoravano le condizioni meteo. Abbiamo aspettato circa tre settimane per scegliere il giorno in cui partire».

In Tunisia Younes guidava camion e mezzi escavatori, ma il modo in cui veniva trattato non è paragonabile al nostro: «Da noi le forze dell’ordine non hanno alcun rispetto – incalza – e abusano della divisa, mentre in Italia quando mi fermano per chiedermi patente e libretto mi sento trattato alla pari. Mia madre non poteva opporsi alla mia scelta di partire».

La Tunisia è lontana, ma quel mare porta con sé ricordi che non possiamo nemmeno immaginare
La Tunisia è lontana, ma quel mare porta con sé ricordi che non possiamo nemmeno immaginare

Da Lampedusa, Younes è stato trasferito ad Agrigento e poi con i suoi fratelli a Udine dove ha ottenuto un permesso di soggiorno come tutore del suo fratello Sami, all’epoca minorenne (ora vive a Frosinone, l’altro fratello è in Francia).

«Mi ricordo il momento – rallenta un attimo – in cui la giudice Quattrocchi mi disse che volevano aiutarmi e io le risposi (tramite l’interprete perché allora non parlavo l’italiano) che non volevo un aiuto economico, ma un lavoro. Lei mi ha concesso una possibilità e mi farebbe piacere che leggesse il tuo articolo per ringraziarla». 

La casa a Lecce

Per correggere un errore di scrittura del suo nome sul permesso di soggiorno, Younes è finito alla Questura di Lecce e lì, grazie ad una Ong, è entrato in contatto con Salento Bici Tour.

«In Tunisia già sapevo mettere le mani sulla bici – sorride – ma qui mi hanno insegnato tutto: dalla meccanica alla logistica. Carlo (Cascione, la nostra guida che abbiamo menzionato nelle precedenti puntate, ndr) e il suo gruppo sono stati come una famiglia. Questo lavoro mi piace perché arrivano cicloturisti da tutto il mondo e mi piace anche andare in bici. Il tour che state facendo in questi giorni l’ho già fatto con la bici muscolare tre o quattro volte. Mi hanno fatto un contratto a tempo indeterminato che mi sta permettendo di comprarmi casa a Lecce…».

Carlo Cascione di Salento Bici Tour. Ha dato a Younes un’opportunità
Carlo Cascione di Salento Bici Tour. Ha dato a Younes un’opportunità

Una storia difficile

Lasciando Punta Suina, prima di riprendere le bici, camminiamo nella pineta e raccogliamo anche la testimonianza di Carlo.

«Tieni conto che Younes è orfano di padre da quando aveva 12 anni – rivela – ed essendo il figlio maggiore, da allora è il grande di casa, tanto che è ben più maturo dell’età che ha. Per contro ha saltato alcuni momenti dell’adolescenza per cui ha dei tratti che colpiscono i nostri turisti, specialmente il suo sorriso, come spesso ci dicono. E’ una persona con una grande fame, necessità, generosità ma anche intelligenza. Infatti già parlava arabo e francese e nel giro di un anno ha imparato l’italiano. Facendo i tour con noi piano piano ha imparato anche l’inglese. E’ stata una grande soddisfazione per noi quando ha fatto la guida in francese per uno dei nostri bike tour».

Il van dove a fine giornata Younes riponeva le bici che avremmo ripreso l’indomani
Il van dove a fine giornata Younes riponeva le bici che avremmo ripreso l’indomani

La busta paga

Chiediamo a Carlo cosa gli hanno insegnato nello specifico: «Innanzitutto gli abbiamo insegnato come funziona il mondo del cicloturismo. Un mondo che ha una sua complessità logistica: dal trasporto bagagli, al supporto van, all’organizzazione di un pic-nic… Il rapporto con le persone gli viene molto facile data la sua spontaneità e in alcuni tour ha persino fatto da guida turistica con nozioni storiche sugli itinerari in bici».

Il momento della firma del contratto lavorativo in questo settore è stato un passo importante nella sua vita: «Younes non aveva mai avuto un contratto di lavoro – conclude Carlo – in Tunisia lavorava in nero e riceveva una paga giornaliera. Non sapeva cosa fosse una busta paga quindi ha dovuto imparare anche questi aspetti. Così come il lavorare in gruppo: noi siamo un’équipe di dieci persone per cui all’inizio è stato difficile gestire alcune complessità. Però, come dicevo agli altri ragazzi, l’integrazione alla fine è questo. Se vogliamo accogliere dobbiamo essere disposti a confrontarci con l’altro».

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