| 20 Giugno 2024

Green Road dei Fiori, una perla anche per il Trentino

Quando si parla di ciclovie in Italia, un riferimento sicuro è il Trentino, tanto che è opinione comune che proprio nella regione dell’Nord-Est siano un po’ le radici del cicloturismo nostrano. Più volte premiato agli Oscar del settore, quest’anno il Trentino ha visto emergere la propria Green Road dei Fiori, classificatasi al terzo posto. Ma legare la propria immagine solo a questa apparirebbe riduttivo.

Sergio Deromedis, Direttore dell’Ufficio Infrastrutture Ciclopedonali fa un po’ da cicerone sulla Green Road e non solo, perché parliamo di un’arteria di un complesso molto più ampio: «Se ne cominciò a parlare nei primi anni Novanta, ma da allora è sempre stata in continua evoluzione tanto che può essere considerata sempre giovane. E’ stata fra le prime della rete trentina, progettata e realizzata dal Servizio Opere Stradali e Ferroviarie».

Sergio Deromedis, Direttore dell’Ufficio Infrastrutture Ciclopedonali
Sergio Deromedis, Direttore dell’Ufficio Infrastrutture Ciclopedonali
Qual è la sua caratteristica predominante?

E’ un percorso che collega il ghiacciaio dell’Adamello al Lago di Idro e già questo la dice lunga sulla varietà di paesaggi che sa mostrare a chi la percorre. L’acqua è un elemento caratterizzante, ma il nome dice che quello principale sono i fiori: un censimento lungo il suo tracciato dice che ce ne sono oltre 600 specie diverse.

Quanto è lunga?

Parliamo di un tracciato che unisce la Val Rendena alla Valle del Chiese, attraverso 57 chilometri dal borgo di Carisolo fino al lago. Il bello è dato proprio dai fiori: tra Pinzolo e Caderzone Terme predomina il giallo del tarassaco e dei ranuncoli, poi il rosa e il rosso del corifoglio comune del caglio bianco, e ancora il verde delle poacee, l’azzurro dei fiori dell’erba mazzolina comune e della fienarola. Nei pressi di Pelugo c’è poi una pianta specifica del Trentino occidentale, l’Abutilone europeo.

I colori sono la componente predominante della Green Road dei Fiori
I colori sono la componente predominante della Green Road dei Fiori
Che cosa si trova lungo il suo percorso?

S’incontrano borghi, musei, siti storici dove i segni della Grande Guerra sono ancora evidenti. Non è infrequente trovare ancora camminamenti, trincee e postazioni per i quali la Green Road è un ottimo punto di partenza. Il percorso come detto non è lunghissimo, ma può essere affrontato anche diviso in porzioni anche perché le strutture logistiche a misura di ciclista abbondano lungo il suo tracciato.

Quanto viene frequentata la Green Road?

I suoi dati sono in continuo aumento come d’altronde tutti quelli della rete cicloviaria trentina. Noi dal 2011 tramite 17 strumenti elettronici di registrazione dei passaggi monitoriamo la situazione. Ebbene, nel 2023 si sono registrati 2 milioni e 800 mila passaggi, con un aumento del 4 per cento rispetto all’anno precedente. In particolare quelli ciclistici sono stati 2.269.470, a dispetto di una stagione estiva alquanto piovosa. Se trasponiamo il tutto in termini di salvaguardia dell’ambiente, è stata evitata l’emissione di oltre 10 mila tonnellate di CO2, pari all’assorbimento di ben 264.000 alberi.

Una particolare forza del tracciato e di tutta la rete è data dai servizi e dalle informazioni
Una particolare forza del tracciato e di tutta la rete è data dai servizi e dalle informazioni
Sono dati molto confortanti. Un successo simile è dato da una particolare opera di promozione?

Per certi versi la promozione serve a poco, noi lavoriamo molto sulla costruzione e sulla resa del percorso. Il cicloturista guarda alla qualità delle infrastrutture, alle sue attrattive, al matrimonio tra sicurezza e bellezza dei luoghi attraversati e noi dobbiamo saper rispondere sempre in maniera positiva ed esaustiva. Chi pedala sulla ciclovia deve soprattutto avere sempre ben presente dov’è, quindi la segnaletica ha un ruolo essenziale anche nell’epoca delle app e della tecnologia diffusa. Oltretutto, parlando di marketing c’è una distinzione da fare.

Quale?

Il popolo dei praticanti si distingue in due categorie: quelli che frequentano le ciclovie per turismo e quelli che invece sono sulle piste ciclabili utilizzando la bici come mezzo di spostamento per le attività quotidiane. Noi spingiamo molto in questa seconda direzione, per cercare di promuovere maggiormente una cultura legata alla mobilità sostenibile, di favorire un cambio di mentalità diffusa. Le nostre campagne di marketing sono legate molto a questi aspetti, che toccano il cicloturismo solo marginalmente.

La Green Road porta anche in molti luoghi storici, come il Forte Corno di matrice austroungarica (foto Apt)
La Green Road porta anche in molti luoghi storici, come il Forte Corno di matrice austroungarica (foto Apt)
La frequentazione della Ciclovia è più italiana o da parte di cicloturisti esteri?

Possiamo sire che sono equamente distribuiti. Ce ne sono tanti che scendono dalla Germania, ma tanti arrivano anche da Veneto e Lombardia. Noi investiamo fortemente sulle ciclovie, per un totale che tocca i 10 milioni di euro, ma i nostri sforzi sono largamente ricompensati.

Quando si parla di cicloturismo, si parla anche di tutto l’indotto economico che questo comporta. Da parte del tessuto sociale che risposta c’è?

Entusiastica e non potrebbe essere altrimenti. Se pensiamo che nel 2009 il cicloturismo portava un gettito economico di 110 milioni di euro, ora questa cifra si è moltiplicata. La Green Road dei Fiori ha visto crescere intorno a sé tante attività di contorno tra strutture logistiche, ristoratori, luoghi d’informazione e di vendita. E’ ormai ben chiaro a tutti che nel rapporto con il cicloturista bisogna rispondere a tre esigenze distinte: informarlo, ristorarlo e assisterlo tecnicamente. Il territorio si è sviluppato seguendo queste tre vie e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

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