| 12 Marzo 2024

Maratona dles Dolomites, la regina delle Alpi: otto passi mitici

Dopo aver visto La Stelvio Santini è la volta della Maratona dles Dolomites, la regina delle granfondo sulle Alpi. Oltre ad essere la decana è anche la più partecipata, per non dire desiderata… ogni anno per accedervi si passa da un sorteggio, pensate un po’.

Claudio Canins è a capo del comitato organizzatore, lui è il braccio attivo della Maratona dles Dolomites. Ed è proprio lui che ci guida lungo i 138 chilometri di questo percorso che ormai è una super classica del ciclismo amatoriale. Un percorso che inanella montagne e valichi tra i più famosi al mondo.

La Maratona parte all’alba. Non mancano spettacoli e musica
La Maratona parte all’alba da La Villa (Bz). Non mancano spettacoli e musica

Strade chiuse

Il tracciato della Maratona dles Dolomites non è sempre stato così. In passato era più lungo. Vi partecipavano poche centinaia, se non decine, di appassionati. Si scalava il Passo Fedaia, per omaggiare la Marmolada, tetto delle Dolomiti.

«La Maratona delle prime edizioni – dice Canins – era lunga ben 185 chilometri. Poi da quando l’abbiamo presa in mano noi, e per noi intendo l’attuale comitato organizzatore, l’abbiamo ridotta. E lo abbiamo fatto per due motivazioni principali.

«La prima è che avendo deciso di farla a traffico chiuso, avere un tracciato più breve automaticamente implicava una chiusura stradale meno impattante. La seconda, è perché c’era una crescente richiesta di non esasperare le cose. Ciò nonostante proponiamo un tracciato con oltre 4.000 metri di dislivello».

Non solo le salite sono toste, ma anche le discese sono spesso tecniche. Il fondo però è sempre ottimale
Non solo le salite sono toste, ma anche le discese sono spesso tecniche. Il fondo però è sempre ottimale

Al contrario!

Oggi l’evento di Corvara ha trovato il suo optimum: l’anello del Gruppo del Sella è di per sé una perla. Porta a toccare le quattro valli ladine e scorci da fiaba. Per ottenere un anello chiuso al traffico è sufficiente chiudere quattro bivi di numero e la proposta paesaggistica, come detto, è superba. Basta citare qualche cima: Sassolungo, Piz Boè, Pralongià… e la Marmolada sullo sfondo quando si scollina il Passo Sella.

«Oggi tutto è molto collaudato – prosegue Canins – e per questo credo proprio che resterà invariato. Le valli interessate ormai conoscono alla perfezione le modalità e gli orari di chiusura del traffico. In più mantenendo lo stesso percorso i partecipanti che vi tornano possono fare una sfida con se stessi confrontando il tempo con l’anno precedente. Vediamo che questo aspetto “tira” parecchio. Infine, perché è un percorso che piace molto a livello di sensazioni, di coinvolgimento».

Quindi passione e una buona logistica. Tuttavia proprio Canins ricorda con simpatia un aneddoto di diversi anni fa: «Due tedeschi che, svegliatisi, in ritardo fecero il percorso al contrario. E non so come fecero perché le frecce sono ben chiare. Fatto sta che ad un tratto si ritrovarono l’intera gara in senso opposto. Ma a quel punto decisero di continuare e così portarono a termine la loro… Maratona al contrario!».

L’altimetria del percorso lungo: 138 km e 4.230 m di dislivello. Il medio misura 106 km e 3.130 m di dislivello. Il corto 55 km e 1.780 m di dislivello
L’altimetria del percorso lungo: 138 km e 4.230 m di dislivello. Il medio misura 106 km e 3.130 m di dislivello. Il corto 55 km e 1.780 m di dislivello

Otto valichi

Si parte quindi da La Villa, nel cuore della Val Badia e si procede verso Corvara, dove si attacca il Passo Campolongo. Questo valico dà inizio all’anello più panoramico di tutte le Alpi: il Sellaronda. In successione si scalano Campolongo, appunto, Pordoi, Sella e Gardena. 

Si ritransita a Corvara, si affronta di nuovo il Campolongo, ma stavolta giunti ad Arabba, in fondo alla discesa, si svolta a sinistra e ci si getta nella Valle di Fodom e Livinallongo. Si scala il Colle Santa Lucia, un balcone sull’Agordino, e dopo una breve discesa con un secca svolta a sinistra ecco il Passo Giau, l’ostacolo più ostico.

Una volta in cima si plana verso Cortina d’Ampezzo. Tuttavia non si arriva nella località veneta, si gira prima e si affronta l’ultima grande asperità: il Passo Valparola, che in realtà è il Falzarego, più l’appendice del Valparola. Si scende su La Villa e per finire c’è il Mur dle Giat, il Muro del Gatto, un infido dentello al 20 per cento. Poi è una passerella per entrare trionfanti a Corvara con il Sassongher, altra cima sublime, alle spalle per una foto ricordo da incorniciare.

Il Gpm del Giau è posto a 2.236 metri. Ha una pendenza media del 9,3%, una massima del 15% ed è lunga 9,9 km. E’ la salita più dura
Il Gpm del Giau è posto a 2.236 metri. Ha una pedenza media del 9,3% e una massima del 15 ed è lunga 9,9 km. E’ la salita più dura

Pordoi e Giau

Parlando invece di discese ce ne sono due in particolare che meritano attenzione: quella del Sella e quella del Giau. Quella del Sella perché è molto veloce, poi però all’improvviso arriva un tratto tecnico e capita spesso che vi entri con una velocità troppo elevata. Ora la strada è stata sistemata e la sicurezza ne ha guadagnato qualcosa, ma è anche vero che parimenti è aumentata la velocità!

«La discesa del Giau – dice Canins – invece è tecnica, ma diventa complicata poiché la gente arriva in cima “distrutta” e nella planata è poco lucida».

«Senza dubbio – va avanti Canins – il Pordoi e il Giau sono le due salite simbolo della Maratona dles Dolomites. Il Pordoi per la sua storia legata al ciclismo, per i tanti passaggi del Giro d’Italia. Il Giau perché è la più dura scalata della corsa. E’ talmente un simbolo che chi non l’ha mai fatta ci chiede che percorso deve fare per scalare il Giau».

I tracciati della Maratona infatti sono tre: oltre al lungo c’è un medio di 108 chilometri e un corto di 56.

A Pieve di Livinallongo c’è il bellissimo museo etnografico, un vero scorcio sulla vita e la cultura ladina
A Pieve di Livinallongo c’è il bellissimo museo etnografico, un vero scorcio sulla vita e la cultura ladina

Fra storia e natura

Il serpente di asfalto della Maratona è anche un viaggio nella cultura ladina e nella storia d’Italia. Come accennato tocca le quattro valli ladine: Val Badia, Val di Fassa, Val Gardena, Fodom e persino i ladini dell’ampezzano.

Il paesaggio è molto simile per tutto il tracciato: boschi di abeti e qualche larice, campanili a punta in fondo ai passi e sulle cime dei valichi più alti prati verdi con questi urli di dolomia che s’innalzano nel cielo.

«C’è molta storia lungo il tracciato specie per chi ama il periodo della Prima Guerra Mondiale. Io non mancherei assolutamente una gita sul Lagazuoi. Dal Passo Falzarego prenderei la funivia del Lagazuoi e salirei lassù per godermi il panorama su quasi tutte le vette dolomitiche, ma anche per vedere le trincee scavate nella roccia. Di fronte c’è il Col di Lana. Sempre in questa zona, sul Valparola c’è un forte-museo che va visitato».

«Mentre se si parla di natura, un punto davvero particolare si trova sul Passo Gardena. In gara non si vede, ma sulla roccia c’è un ponte sospeso che porta al bellissimo laghetto glaciale del Pisciadù: fa parte della mitica Ferrata Tridentina».

Per partecipare alla Maratona dles Dolomites del prossimo 7 luglio i posti sono veramente pochi. Restano dei dorsali charity, a prezzo maggiorato. Qui tutte le info sull’evento.

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