| 29 Maggio 2025

Pedalare nel Carso: mille strade, come in un quadro di Bosch 

Durante un recente viaggio in Friuli Venezia Giulia, ospiti di PromoTurismo FVG, oltre alla costa abbiamo esplorato anche un altro territorio molto particolare: il Carso. La maggior parte delle persone forse lo conosce per l’aggettivo “carsico”, che deriva però proprio da quest’altipiano che si estende da Gorizia all’inizio dell’Istria.

Le molte anime del Carso

La sua particolarità è – facendola breve – la roccia calcarea del suolo che, erosa dall’acqua, crea doline, avvallamenti, grotte, fiumi che magicamente scompaiono sottoterra per riapparire poi decine di chilometri più a valle. Visto che come abbiamo già detto, il Friuli Venezia Giulia appena c’è qualcosa di bello ci fanno passare una ciclabile, ci hanno portato a pedalare lungo la Via della Bora (Pot Burje in sloveno), da Sistiana a Lipiza

La nostra guida Anna ci mostra l’orizzonte: Italia, Slovenia e Croazia in un unico colpo d’occhio
La nostra guida Anna ci mostra l’orizzonte: Italia, Slovenia e Croazia in un unico colpo d’occhio

Perché il Carso non appartiene solo al Friuli Venezia Giulia e nemmeno solo dell’Italia. Una buona metà si trova in Slovenia, e infatti da quelle parti stanno lanciando un progetto transfrontaliero che si chiama Kras/Carso II. Il progetto punta alla gestione e allo sviluppo dell’area del cosiddetto Carso classico, da Gorizia a Hrpelje-Kozina, con la creazione di percorsi formativi transfrontalieri, infopoint, eventi e un progetto di candidatura dell’area carsica a Geoparco come sito Unesco.

Tra paesini e la ciclabile Napoleonica 

Come per il tragitto lagunare, anche oggi ci guida Anna. Da Sistiana, che è un paese poco più ad Est di Monfalcone, quindi già in Venezia Giulia (stare attentissimi, da queste parti, con le definizioni territoriali, com’è giusto che sia) ci inoltriamo subito dentro il Carso. Capiamo subito che questo territorio è attraversato da un dedalo di strade sterrate immerse nella vegetazione, con il mare che ogni tanto (molto carsicamente) compare e scompare alla nostra destra. 

Passiamo per paesini come Aurisina, Santa Croce, Prosecchino, Opicina. Ad Aurisina ci fermiamo in un punto panoramico. Si vede Trieste e la costa, con Punta Grossa in Slovenia e Punta Salvore in Croazia. «Non capita spesso di vedere tre nazioni da un unico punto», ci fa notare Anna. In effetti no, non capita spesso. Ci sono molte cose in Friuli Venezia Giulia che non capita spesso di vedere, negli altri posti d’Italia e forse anche del mondo. 

La Strada Napoleonica

Per arrivare ad Opicina da Prosecco percorriamo la Strada Napoleonica, una ciclabile di quasi 4 km che è una lunghissima balconata sul Golfo di Trieste. Sulla nostra sinistra scorrono falesie gremite di arrampicatori, sulla destra il mare, stavolta sempre in piena vista. Varrebbe la pena un giro da queste parti solo per godersi questi 4 km scarsi, in cui la bicicletta, la storia e l’ambiente si fondono in un’unica cosa, come forse dovrebbe sempre essere. 

Dopo Opicina passiamo il confine, che nel nostro caso è una stradina sterrata immersa nella vegetazione, e quasi senza accorgercene ci troviamo in Slovenia. Dobbiamo arrivare a Lipiza, dove ci attendono i referenti locali del progetto Kras/Carso II. Per arrivarci, spersi come siamo in mezzo al Carso, potremmo fare 6-7 strade diverse, ci dice Anna, tra single track, strade bianche e in asfalto. Scegliamo un sentiero tra le querce che ci risputa fuori giusto davanti al punto di incontro, ma in quei pochi chilometri vediamo numerosi bivi che chiedono solo di essere esplorati

Le grotte di Divaska, fra Žiberna e Freud

Da Lipiza andiamo alle grotte di Divaška, solo uno dei molti complessi ipogei che il carsismo ha generato da queste parti. Ci dicono, prima di entrare, che questa grotta è piccola rispetto alle altre, e questo è un ulteriore esempio di come nel mondo sia tutto relativo. La grotta di Divaška Jama si inoltra nel sottosuolo per oltre mezzo chilometro, con volte alte una cinquantina di metri, piene zeppe di stalattiti, stalagmiti, e un’infinità di formazioni calcaree delle forme più particolari. Ci si può vedere un gufo, un lupo, un fantasma, il viso della nonna, qualunque cosa. Sembra, anche grazie alla luce dei fari che illumina le rocce da diverse angolazioni, di camminare dentro un dipinto di Goya o di Hieronymus Bosch

Il punto di vista di Freud

La grotta fu scoperta da Gregor Žiberna nel 1884, quindi abbastanza recentemente rispetto alle altre. Žiberna ci accompagnò anche Sigmund Freud, mentre il fondatore della psicoanalisi era in vacanza a Trieste. Freud per tutta risposta, invece che ringraziarlo, disse che Žiberna era “un genio fallito”. Solo perché non disdegnava la malvasia servita nelle gostilne (osterie) locali – e chi lo farebbe? – e perché Freud vedeva, in quella ricerca di stretti pertugi sotterranei, una fissazione che andava oltre la semplice voglia di esplorare delle grotte. Sia come sia, tra i due, la nostra simpatia va tutta all’eroe locale Gregor Žiberna

Come anche la voglia di tornare sul Carso, e prendersi almeno una settimana per esplorare con calma tutto l’infinito dedalo di strade, sentieri e panorami di questo altopiano. Un territorio al confine tra due mondi, roccia e acqua, mare e montagna, superficie e sottosuolo, Slovenia ed Italia. Un luogo quasi onirico, che sembra dilatarsi all’infinito, come un quadro di Bosch. 

PromoTurismo FVG

TUTTE LE CATEGORIE DEL MAGAZINE