| 7 Giugno 2025

Problema overtourism? Il cicloturismo può essere una soluzione

Il fenomeno dell’overtourism, ovvero l’eccessiva concentrazione di visitatori in determinate destinazioni, rappresenta una sfida sempre più urgente per molte località italiane, soprattutto quelle più iconiche (foto apertura Itinera Travel). Mentre le città d’arte e le mete più celebri soffrono per i flussi turistici insostenibili, le zone rurali e i borghi minori rimangono spesso ai margini, nonostante il loro potenziale. Una possibile soluzione arriva dal nostro caro cicloturismo, una forma di viaggio lento che ridistribuisce i visitatori sul territorio, alleggerendo la pressione sui luoghi più affollati.  

Ne parliamo con Elisa Zambelli, fondatrice di Itinera Travel, tour operator veronese specializzato in viaggi in bicicletta e turismo esperienziale. Itinera è anche tra i soci fondatori di ActiveItaly, la rete di imprese per un turismo attivo e sostenibile. «Il cicloturismo purtroppo rimane una scelta di vacanza un po’ di nicchia – ammette Zambelli – ma ha il vantaggio di spostare l’attenzione verso destinazioni minori, quelle che chi viaggia in macchina non nota nemmeno».  

Il cicloturismo combatte l’overtourism aiutando a scoprire i territori meno conosciuti, lontani dalle “solite” mete (foto Itinera Travel)
Il cicloturismo combatte l’overtourism aiutando a scoprire i territori meno conosciuti, lontani dalle “solite” mete (foto Itinera Travel)

Vivere il “territorio di mezzo”

Uno dei problemi principali dell’overtourism è la concentrazione dei visitatori in pochi punti, spesso già saturi. «Se devo portare un cliente olandese o norvegese in Italia, devo dirgli: vieni a Venezia e dintorni, vieni a Sirmione», spiega Zambelli. Tuttavia, il vero valore del cicloturismo sta nel vivere il “territorio di mezzo”, cioè quelle aree rurali, fattorie e piccoli borghi che diventano tappe fondamentali di un viaggio in bici.  

«I nostri viaggiatori tornano sempre molto affaticati da luoghi come Venezia, ma poi ci dicono: “Che bella l’azienda agricola dove le persone erano sorridenti!”», racconta. E’ qui che emerge la differenza: mentre il turismo tradizionale si limita alle mete più famose, quello su due ruote porta economia e visibilità a realtà altrimenti ignorate. 

Due bici sul ponte di Calatrava all’ingresso di Venezia, città da sempre invasa dai turisti (foto Itinera Travel)
Due bici sul ponte di Calatrava all’ingresso di Venezia, città da sempre invasa dai turisti (foto Itinera Travel)

Destagionalizzare e rallentare

Oltre a redistribuire i flussi nello spazio, il cicloturismo aiuta a diluirli nel tempo, riducendo la pressione nei periodi di picco. «Noi destagionalizziamo già, perché luglio e agosto non sono i nostri momenti di punta – spiega – che invece sono maggio, giugno e settembre. Ma la sfida è spalmare ulteriormente i viaggiatori anche nei mesi più “morti”».  

Un altro aspetto cruciale è il ritmo più lento e sostenibile imposto dalla bicicletta. «In macchina, dieci chilometri li fai in pochi minuti e non vedi nulla. In bici li vivi tutti, e se hai bisogno di fermarti, ti fermi», osserva. Questo approccio non solo riduce l’impatto ambientale, ma permette anche un turismo più autentico, che valorizza le piccole attività locali.  

La fioritura di Castelluccio di Norcia, in Umbria, ogni anno è presa d’assalto (foto Umbriatourism.it)
La fioritura di Castelluccio di Norcia, in Umbria, ogni anno è presa d’assalto (foto Umbriatourism.it)

Il boom delle e-bike

La continua ascesa delle e-bike ha reso il cicloturismo accessibile a più persone. Esisterà mai, dunque, il rischio di un overtourism cicloturistico? «No, non direi – risponde Zambelli – Non è tanto il mezzo il problema, ma il modo in cui certe micro-destinazioni vengono promosse. Se diventano “cool” all’improvviso, possono attirare orde di persone che non sanno nemmeno dove sono, ma vogliono solo fare la foto».  

A sentire queste parole ci viene in mente la Piana di Castelluccio tra Umbria e Marche che, ogni inizio estate, in occasione della fioritura, viene presa d’assalto da chi vuole salire in auto sull’altopiano, parcheggiare dove capita e camminare tra i fiori (cosa vietata) per avere il proprio selfie da pubblicare. Per fortuna anche quest’anno i weekend di picco della fioritura saranno interdetti alle auto. Ma non alle bici…

Il cicloturismo, insomma, resta una delle forme di turismo meno impattanti. Come ricorda Zambelli: «La bici non è solo un mezzo, ma un modo per vivere il viaggio in profondità». E, forse, è proprio questa la strada per un turismo davvero sostenibile.

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