Quella della Gran Fondo Terre dei Varano è una storia che va oltre il susseguirsi di edizioni di una manifestazione ciclistica. E’ la storia di come una comunità abbia voglia di reagire alle avversità che la vita ti mette davanti, serbando amore per ciò che ha di più caro: il proprio territorio.
Siamo nelle Marche, per la precisione a Camerino. Uno degli organizzatori storici della gara, Sandro Santacchi, tono pacato e parole soppesate, esordisce con la frase che tra gli appassionati della bicicletta è il miglior viatico per sentirsi subito a proprio agio: «Possiamo darci del tu…».
Per Drago e Francesco
Il romanziere di questa storia ha deciso che tutto sarebbe iniziato con un evento tragico: nel 2008, sulle strade verdi intorno a Camerino, due amici ciclisti vengono portati via da un incidente stradale che vede coinvolto un automobilista. Succede ancora troppo spesso sulle nostre strade. Sono eventi che al più finiscono sulle cronache locali e che vanno ad alimentare le statistiche, ma per chi li vive da vicino, le vittime sono tutt’altro che numeri, sono colleghi, amici, padri di famiglia… Ecco allora il primo moto di reazione.
«Abbiamo cominciato così – spiega Sandro – per tenere viva la memoria di Dario Drago e Francesco Gentili, entrambi facenti parte della nostra associazione Frecce Azzurre. Visto il senso della manifestazione, abbiamo voluto che fin da subito la Gran Fondo Terre dei Varano fosse ancorata a dei sani principi. Tanto che, nei limiti delle nostre possibilità, abbiamo intrapreso una lotta al doping ben prima che fosse varata la normativa etica, escludendo dalla partecipazione tutti coloro che in precedenza avessero avuto delle condanne in tal senso».
Il doping e la denuncia
Nel tempo Santacchi e il suo staff hanno portato avanti questi valori. Finché, tre anni fa, si sono visti costretti a denunciare uno dei vincitori che aveva rimediato una pesante squalifica per doping, proprio in virtù del loro regolamento interno. La denuncia è stata poi ritirata a seguito di una lettera di scuse del corridore, che gli organizzatori hanno ricevuto e reso pubblica, ma tanto è bastato per essere messi all’angolo da buona parte del mondo cicloamatoriale marchigiano. In primis da altri organizzatori, ma anche da alcune squadre che non approvavano il loro modo di fare.
«Ma noi – conclude Sandro – abbiamo deciso di proseguire senza cambiare la nostra filosofia di vita».
La terra che trema
Nel frattempo, fra agosto e novembre del 2016, c’è stato il dramma del terremoto che ha spazzato via certezze, sorrisi, progetti…
«Quello che è successo dal terremoto in poi – racconta Sandro – è stato un grande cambiamento per la nostra comunità. Il centro storico di Camerino è ancora chiuso, la città si sta sviluppando altrove e non so se la rivedremo più come era prima. La cittadinanza da allora ha visto nella Terre dei Varano un motivo di rinascita, dato che tutti si sentono coinvolti. Partecipano e collaborano alla sua riuscita, raggiungendo il fine ultimo che è quello della promozione del territorio: i 400 soggiorni dello scorso anno ci rendono, ad esempio, molto orgogliosi».
Strade perfette
I Da Varano erano, nel Basso Medioevo, una tra le famiglie più potenti del Centro Italia e la manifestazione vuole rievocare quei fasti facendo transitare i percorsi in quelli che erano i loro possedimenti. Tra l’altro Sandro ci dice che la situazione del manto stradale è pressoché perfetta.
«Le amministrazioni – spiega – hanno investito molto nel rifacimento delle strade, per noi manca solo la risistemazione della discesa del Sassotetto verso il Lago di Fiastra, ma ho parlato con la Provincia proprio pochi giorni fa e dovrebbero farcela per il giorno della Gran Fondo».
Appuntamento al 23 giugno
Per l’edizione 2024 la data in calendario è il 23 giugno (oltre all’antipasto della prova offroad del 12 maggio), ma le novità di quest’anno sono che al venerdì ci sarà una cronoscalata da Canepina a Camerino, mentre al sabato si terrà una randonnée che si spingerà nel cuore dei Monti Sibillini, fino alla Piana di Castelluccio. Quelli saranno i giorni della celebre fioritura delle lenticchie che tinge l’altopiano di mille colori: in questa domenica di Pasqua ci piace pensare che sarà anch’essa, a suo modo, un simbolo di rinascita per questo territorio martoriato…