Il Friuli Venezia Giulia, come ormai i nostri lettori avranno capito, è un gran posto per pedalare. Questo perché, come dice una nota frase di Ippolito Nievo, è “un piccolo compendio dell’universo, alpestre piano e lagunoso in sessanta miglia da tramontana a mezzodì”. Il suo segreto è quindi la molteplicità, paesaggistica, ambientale, culturale, che racchiude in uno spazio molto ridotto: quelle sessanta miglia di cui parlava lo scrittore. Quella molteplicità però non si limita a regalare ogni possibile tipo di terreno agli amanti della bicicletta.
Si traduce anche in un’offerta enogastronomica che dire variegata è dire niente. Nell’organizzatissima Press Ride a cui abbiamo partecipato poco tempo fa accompagnati dalla ciurma dell’FVG Bike Trail (ricordate: appuntamento al 4 settembre 2025!), abbiamo visitato solo una porzione relativamente piccola della Regione. Non abbiamo toccato la parte montana, la Carnia, né la costa e la Venezia Giulia propriamente detta (siamo stati a Gorizia, che però è a cavallo tra Friuli e Venezia Giulia). Eppure già in questo spicchio di territorio abbiamo provato un’infinità di sapori diversi. Di seguito proviamo a raccontare, menù alla mano, i diversi antipasti, primi, secondi e dolci che ci sono passati sotto il naso in quei tre giorni. E anche i vini, certo, ci mancherebbe.
Antipasti
Il primo antipasto che ci è stato servito, durante la cena della prima sera all’Osteria da Michele in centro ad Udine, è stato un grissinone lungo mezzo metro avvolto nel prosciutto San Daniele. Anzi a dire il vero quello faceva parte dell’aperitivo, l’antipasto vero è proprio era costituito da un piatto misto che conteneva frico (il cavallo di battaglia del Friuli), prosciutto D’Osvaldo (molto diverso da San Daniele: leggermente affumicato, fatto a Cormons), salame all’aceto e cipolla. Il secondo antipasto, durante il pranzo del secondo giorno nel bellissimo agriturismo Scribano a Prepotto, è stato il seguente: tris di formaggi locali con confettura di pomodori verdi, salumi vari fatti in casa, sottaceti e sott’olio fatti in casa anche loro.
Alla cena del secondo giorno (all’agriturismo Altùris di Cividale) ci è stato servito toç in braide, cioè una polentina con formadi frant (intraducibile) e burro fuso. E fu sera e fu mattina, terzo giorno: pranzo alla trattoria Alla Luna a Gorizia. Com’è noto Gorizia è giusto sul confine, e si vede che solo dai nomi che danno agli antipasti. In questo caso il tolcenije (sa dio come si pronuncia). Comunque sia, consta di polentina servita con un battuto delle ortiche e ricotta salata delle Valli dell’Isonzo, riccioli di mais, burro cotto e gocce di balsamico. Mamma mia, siamo solo agli antipasti. Via coi primi.
Primi e secondi
Mantenendo l’ordine cronologico utilizzato per antipasti, i primi sono stati i seguenti. Prima sera: Fettuccine agli asparagi bianchi e verdi. Secondo giorno a pranzo (bis di primi n°1): selinka di primavera, cioè crema di sedano rapa con panna acida e trito di prezzemolo e menta; blecs (una sorta di maltagliati) di grano saraceno con ragù di salsiccia finocchietto selvatico e ricotta affumicata di capra. Secondo giorno a cena (bis di primi n°2): risotto agli asparagi e tagliolini con San Daniele. Terzo giorno a pranzo: palčinke (tipo delle crespelle) ripiene di zucchine locali con burro schiumato e polvere di montasio stravecchio.
Per quanto riguarda i secondi c’è da dire che, almeno lì, non abbiamo esagerato. Ce li hanno serviti solo durante le due cene, mentre per i pranzi, dovendo poi continuare a pedalare, ci siamo limitati – se così si può dire – ad antipasti, primi e dolce. Comunque sia, all’Osteria da Michele ad Udine ci hanno portato pollo alla cacciatora con patate al forno, mentre all’agriturismo Altùris un classico stinco maiale alla birra con polenta.
Dolci e vini
Anche con i dolci siamo stati abbastanza morigerati durante i pasti, se così si può dire: solo due in tre giorni. Crostata con crema di ricotta e confettura di uva fragola fatta in casa all’agriturismo Scribano e gibanica alla trattoria Alla Luna. La gibanica è un dolce tipico sloveno fatto di strati di pasta frolla con ripieno di semi di papavero, ricotta, noci e mele.
Però c’è stato un interessante quanto piacevole fuori programma, quando abbiamo visitato la gubaneria Dorbolò a San Pietro al Natisone. Lì producono, appunto, la gubana, il più tipico e noto dolce del Friuli Venezia Giulia. E’ una chiocciola di pasta lievitata ripiena di noci, uvetta, pinoli, quello che un tempo si trovava nei boschi delle Valli del Natisone. A Dorbolò sono alla terza generazione di gubaniere e le nipoti della fondatrice ci hanno mostrato tutta la filiera della lavorazione. E alla fine, naturalmente, ci hanno fatto assaggiare una fetta della loro, invero memorabile, gubana.
E siamo ai vini. Sempre per quella faccenda della molteplicità, il Friuli Venezia Giulia è una terra di vino famosa in tutto il mondo, soprattutto per i bianchi. Vanta 4 vini DOCG e 10 DOC e noi abbiamo assaggiato sicuramente: Cabernet, Malvasia, Friulano, Pinot Grigio, Pinot Nero, Scioppettino e Verduzzo. Probabilmente anche altro, ma ad un certo punto delle bottiglie è meglio non tenere più il conto.