Andare tutti i giorni al lavoro in bici. C’è chi lo fa percorrendo pochi chilometri facendo lo slalom nel traffico cittadino e chi ne percorre 35 tra andata e ritorno nella campagna romagnola. E’ il caso di Mirko Caravita, detto “Ganz”, 47enne che vive a Fusignano (Ravenna) e fa il ciclo-pendolare con Massa Lombarda. I suoi post su Facebook ci hanno incuriosito ed abbiamo deciso di fargli tutte le domande che ci passavano per la testa.
Che lavoro fai? Come hai deciso di utilizzare la bici per andare al lavoro?
Sono gastronomo in un supermercato Coop. Prima lavoravo nella sede di Lugo e nel 2010 ho iniziato saltuariamente ad andare a lavoro in bici. La tratta era di soli 8 chilometri e già dall’anno successivo ho iniziato ad andarci tutti i giorni. Nel 2012 ho venduto l’auto (abbiamo tenuto solo quella di mia moglie che lavora a Ravenna), mentre dal 2020 lavoro nella sede di Massa Lombarda che sta a 17 chilometri da casa mia.
Che tipo di bici usi?
Ho una gravel per andare al lavoro e due cargo bike che uso quando devo fare la spesa.
Pratichi il bike to work anche quando piove o fa freddo?
Un mio caro amico che si è trasferito in Olanda dice sempre: «Non siamo fatti di zucchero». L’importante è usare capi tecnici e coprire le estremità. Nell’ultimo inverno veramente freddo da queste parti, quello del 2012, andavo anche a 10 gradi sotto zero, facendo un po’ di attenzione nella scelta delle gomme con la strada ghiacciata.
Al lavoro hai la possibilità di cambiarti? Come gestisci il sudore nei periodi più caldi?
Ho la possibilità di cambiarmi perché abbiamo uno spogliatoio in cui divido il vestiario da lavoro con quello da bici. Poi essendo ormai abbastanza allenato, anche d’estate non arrivo sudatissimo. Comunque c’è una doccia nella toilette per ogni evenienza, specialmente dopo un acquazzone.
Provi a fare del… proselitismo? Sei riuscito a coinvolgere qualche collega di lavoro sulla tua strada?
Sì, siamo una quindicina di dipendenti ed in inverno siamo solo in due ad andare al lavoro in bici. Però in estate è bello vedere 5-6 biciclette di colleghi parcheggiate fuori: è una buona percentuale! Poi è capitato che Lucrezia, una mia collega, mi abbia visto un giorno fare la spesa con la cargo bike e, scherzando, mi ha chiesto di accompagnarla al lavoro. «Non è un problema, tanto sei di strada – le ho risposto – ti passo a prendere!». E così una mattina siamo andati: ti lascio immaginare le facce divertite della gente. E ho avvertito anche meno ostilità verso i ciclisti.
Vivi nelle terre coinvolte nell’alluvione in Romagna dell’anno scorso. Come hai affrontato quel periodo e quanto ha aiutato la bici a riprendere la normalità?
E’ stato ed è ancora un evento che ci ha segnato. Io ho avuto la fortuna di essere circondato dall’acqua, ma di non averla avuta dentro casa, perché Fusignano è stata toccata marginalmente. Ovviamente per alcuni giorni non sono potuto andare al lavoro, ma fra i dipendenti da fuori, sono stato tra i primi a tornare in sede perché in macchina la maggior parte delle strade erano impraticabili. Certo, passare in bici a Sant’Agata sul Santerno, dove ci sono state anche delle vittime, è stato traumatico: sembrava una scena di guerra…
Ti capita qualche volta di non avere voglia di prendere la bici? Fare sempre lo stesso percorso ti limita nell’usare la bicicletta come svago?
Mah, a me piace pedalare. Paradossalmente la domenica, che è il giorno dei ciclisti, è il giorno in cui non pedalo e sto con moglie e figli. Però la pulisco, faccio manutenzione e la coccolo un po’. Per il resto sì, un pochino è limitante, ma diciamo che quando posso cerco di variare il percorso perché la nostra campagna ce lo permette, anche con tratti di strade bianche. Il fatto è che nel 2018 ho fatto un grande viaggio di tre mesi e mezzo: sono andato in bici a Capo Nord e ritorno. E da allora pedalare tutti i giorni è rimasta come una necessità. E’ il tuo corpo che te lo chiede.
Ormai sul tragitto ti riconosceranno in tanti: hai qualche aneddoto?
Ho qualche ricordo antipatico legato al periodo del Covid quando, nonostante avessi l’autocertificazione, mi urlavano che dovevo stare a casa. Per fortuna sulle strade che percorro di solito, ho a che fare più con la fauna che con gli esseri umani (ride, ndr). E anche i clienti del banco gastronomia ormai mi riconoscono e ci scherzano su, specie quando diluvia.
Ci sono incentivi per il bike to work?
Nei comuni di Fusignano e Massa Lombarda no, c’è qualcosa a Faenza e dovrebbe iniziare il Comune di Lugo quest’anno. Tuttavia io, lavorando in Coop, già dal 2016 sfrutto l’incentivo dei 25 centesimi al chilometro, con massimale di 60 euro al mese. E’ sufficiente iscriversi all’app WeCity e alla piattaforma del welfare della Coop. Però purtroppo è valido solo da aprile ad ottobre e a numero chiuso a livello nazionale. Per incentivarlo di più bisognerebbe allargare la platea ed estenderlo a tutti i mesi dell’anno…
Per concludere, cosa diresti a chi vorrebbe provare ad andare al lavoro in bici ma ha delle remore?
Allora, intanto direi che fa bene. Mi sono accorto che arrivo al lavoro tonico e sveglio mentalmente. Nei paesi nord-europei ci hanno puntato molto anche in ottica di risparmio nel sistema sanitario: io ad esempio non mi prendo un’influenza da sei-sette anni. Di contro è vero che per le distanze più lunghe come le mie, devi avere un abbigliamento tecnico e organizzare i tempi in maniera diversa, anche se in realtà alla fine per coprire i 17 chilometri ci impiego 40-45 minuti senza spingere più di tanto.