E’ una delle zone più belle e verdi di tutto l’Appennino ed è anche una delle più adatte al ciclismo. La dorsale tra Pavullo nel Frignano e i grandi valichi come Abetone, Passo delle Radici, San Pellegrino in Alpe è un paradiso per chi ama la salita, i panorami aperti e le giornate senza traffico (in apertura foto @ben_explores). E non lontano da queste scalate c’è anche Pian Cavallaro, il punto più alto asfaltato dell’Emilia-Romagna.
Ci siamo stati anche noi, poco dopo il passaggio dell’undicesima tappa del Giro d’Italia, da Viareggio a Castelnuovo ne’ Monti. Con i consigli di Luca Covili, professionista della VF Group-Bardiani, abbiamo scoperto un mondo a misura di ciclista. Per Covili queste strade sono la sua palestra quotidiana.
Cimone e Cusna, bellezza antica
E’ una terra che unisce l’anima verde dell’Appennino modenese al respiro ampio dei grandi panorami. Le strade che si arrampicano attorno al Monte Cimone e al Cusna attraversano boschi, pascoli, borghi antichi e silenzi che sembrano fatti apposta per accompagnare la pedalata. Pavullo nel Frignano è una delle maggiori porte di accesso a questo piccolo mondo, tra l’altro siamo anche all’interno del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano, una cittadina tranquilla e adatta a fare da base. Nonché casa di Covili.
Ma il bello arriva appena si sale: Pievepelago, Fiumalbo, Riolunato, poi i valichi che separano l’Emilia dalla Toscana e aprono lo sguardo sulla Garfagnana. La storia di questi luoghi si legge nei castelli, nelle pievi e nei piccoli musei, ma soprattutto si respira nell’autenticità del paesaggio. Lontano dalle grandi arterie, il traffico è minimo e ogni pedalata diventa un viaggio. L’aria è più fresca che in pianura, anche in piena estate, e il verde qui non è un colore: è un profumo, un suono, una presenza costante.
Salite per tutti i gusti
E’ qui che il ciclista trova terreno per ogni tipo di allenamento. Le salite sono tante e tutte diverse, dalle pedalabili alle estreme. Il Passo dell’Abetone è la più lunga e costante, con pendenze dolci e tratti che spianano: è una salita da ritmo, ideale per costruire fondo. Il Passo delle Radici è più vario, con curve nel bosco e panorami che si aprono man mano che si sale.
Ma la salita più dura è quella di San Pellegrino in Alpe, soprattutto dal versante toscano, con tratti che toccano il 19 per cento e mettono alla prova anche i più allenati. Ed è qui che è passato il Giro, in mezzo ad un bagno di folla entusiasta.
Non da meno è la salita delle Polle, meno conosciuta ma durissima, con una pendenza media del 9 per cento che si fa sentire sulle gambe. In queste montagne le salite superano facilmente i 15 chilometri e i dislivelli si accumulano in fretta. Perfette per chi prepara la stagione o semplicemente ama la montagna. E se si vuole un anello completo, basta unire Abetone, Radici e San Pellegrino per un giro epico, tra natura, fatica e soddisfazione.
I consigli di Covili
E’ qui che Luca Covili si allena, spesso partendo direttamente da casa sua a Pavullo. «Mi piace tantissimo pedalare in quelle zone – racconta – soprattutto d’estate, perché si sta freschi ed è una zona molto naturalistica, con tanti parchi. Mi alleno spesso da Pievepelago in su: le salite sono lunghe, il traffico è poco e le temperature ideali».
Covili ha un anello preferito per le uscite più impegnative. «Quando devo stare fuori 4-6 ore faccio un bel giro: Pavullo, Barigazzo, Pievepelago, poi Abetone e ritorno cambiando versanti. Ogni giorno si può fare qualcosa di diverso ed è proprio quello il bello».
La varietà dei percorsi è un punto di forza: si passa in pochi chilometri da fondovalle freschi a crinali panoramici. Il fondo stradale è buono e le salite ben distribuite, l’ideale per lavorare in progressione o gestire un’uscita lunga. «Mi alleno bene e volentieri, non mi annoio mai. Come ripeto è la varietà di percorsi che mi piace. C’è un reticolo di strade che offre mille opportunità».
Crostate e fontane
E’ anche la qualità della vita ciclistica che rende speciali queste strade. «Le fontane – dice Covili – sono una salvezza. L’acqua è buonissima e naturale. Non ti disidrati mai. Non c’è il rischio di restare senza acqua». A rendere tutto ancora più piacevole è la possibilità di fare una sosta golosa: «Io mi prendo sempre una fetta di crostata oppure una focaccina al farro, classica da queste parti».
E per chi vuole abbinare ciclismo e turismo, Covili ha un consiglio speciale. «Da non perdere assolutamente il Lago Santo sopra Pievepelago. E’ un piccolo specchio d’acqua, sui 1.400-1.500 metri, in un parco nazionale bellissimo. Lì il tempo si ferma».
La zona è anche perfetta per chi vuole portare la gravel o la mtb. Tra strade forestali, sterrati e piccoli tratti misti, non mancano le alternative al classico asfalto. Ma restando su strada, come dice Covili, c’è davvero tanto da scoprire.