Avezzano, cuore della Marsica. Il 21 settembre qui si svolgeranno i campionati europei gravel, in una conca che sembra disegnata per il ciclismo sterrato e una città che a un ciclista deve la sua grande popolarità. Da qui partì e tornò ogni volta Vito Taccone, che con le sue imprese al Giro d’Italia rese celebre Avezzano in tutta Italia.
Il Fucino era un lago e sfogliare le antiche stampe riporta a un tempo remoto e contorni di grande suggestione. La bonifica definitiva avvenne ad opera del Torlonia nel 1878, quando il lago divenne la conca fertile di oggi. Il campionato europeo accenderà i riflettori, grazie a un percorso di 29,45 chilometri da ripetere più volte a seconda delle categorie. L’80 per cento di strade bianche, il 20 di asfalto.
Uno di noi sul percorso
Un campionato europeo non è solo affare per professionisti e campioni. Fra coloro che si sono qualificati ci sono anche gravelisti… normali che si certo apprezzeranno il sopralluogo svolto per noi da Giulio Fazzini, atleta marchigiano e titolare del negozio Brian’s Bike di Ascoli Piceno. La prima annotazione riguarda la logistica, definita perfetta perché si trova tutto ad appena un chilometro dall’uscita della tangenziale di Avezzano.
«Il percorso – spiega Fazzini – è abbastanza semplice da spiegare. Si parte dal centro e i primi 6-7 chilometri scorrono a ridosso dell’autostrada su strade bianche. E così si arriva alla salita, che si divide in due tratti. Il primo è molto pedalabile. Il fondo è un po’ rotto, nel senso che ci sono anche dei sassi. Da noi si dice che la strada è brecciata e si fatica a fare velocità. A metà del primo tratto si trova un pezzetto di asfalto sempre in leggera salita da cui si torna su un segmento sassoso che conduce al primo GPM».
La discesa è piuttosto scorrevole, anche veloce. Strade larghe, nulla da segnalare. Nell’attraversare un paio di abitati, si trovano dei tratti in lastricato a scendere, che si passano senza problemi.
Fra gravel e storia
Il passaggio accanto all’anfiteatro di Alba Fucens è quello che scenograficamente darà un tocco di storia all’intera giornata e permette di scoprire un autentico gioiello archeologico. E’ un anfiteatro di epoca romana, che nel 1902 è stato dichiarato monumento nazionale. Alba Fucens venne fondata alla fine del IV secolo a.C. nel territorio degli Equi, dopo la loro sconfitta per mano dei romani. La città era dotata di una cinta muraria di grandi blocchi di pietra con quattro porte ancora oggi parzialmente conservate.
«Nella zona di Albe – conferma Giulio Fazzini – si passa nel perimetro dell’anfiteatro, lo si costeggia. Poi c’è un pezzetto di discesa: un single track. Questo tratto è divertente e segna l’inizio della seconda salita su asfalto. C’è uno strappetto, poi la salita non misura più di due chilometri, con uno strappo finale con cui si passa dentro una rocca».
Poca pendenza, tanti watt
La discesa successiva inizia con un tratto in single track, circa 300 metri con dei gradini naturali che richiedono grande attenzione. Poi si inizia a tornare verso l’arrivo. Si costeggia nuovamente l’autostrada e si va verso Avezzano. Il tempo sul giro è di circa un’ora.
«Non è affatto male – dice Fazzini che negli ultimi tre anni ha battuto i principali campi di gara – l’unico tratto dove si farà la selezione sarà la salita iniziale, quella più lunga, spezzata in due dal breve tratto di asfalto. In quel punto si rientra, però con le gambe affaticate. Quei primi chilometri faranno la selezione. Però non ci sono grandi pendenze. E’ un percorso da spingere, serviranno tanti watt».
Attenti alle pressioni
La prima salita è pedalabile e si starebbe bene anche a ruota, se non fosse per i sassi smossi. In generale, spiega Fazzini, non è un percorso duro e questo condiziona anche le scelte tecniche.
«Se parliamo di rapporti – dice – si può montare davanti un 42, ma anche il 44 o il 46. Non ci sono tratti in pianura in cui serve spingere lunghi rapporti, però su queste salite non troppo pendenti serve avere il rapporto. Per quello che invece riguarda le gomme, servono da 40, anche 45. Ci sono tratti sabbiosi in cui si rischia di impiantarsi. E poi comunque la gomma grande è legata al comfort perché se il terreno è duro, soprattutto nei tratti con le pietre, si sta più comodi e la bici è più stabile. Piuttosto, bisogna fare attenzione con le pressioni perché se la sbagli, su quei sassi rischi di tagliare la gomma, davanti e anche dietro».
L’appuntamento è per il 21 settembre. Organizza il Team Go Fast di Roseto degli Abruzzi. Gli uomini elite correranno sulla distanza di 148 chilometri (5 giri), le donne ne faranno 88,8 (3 giri). Per le distanze di gara delle altre categorie, vi invitiamo a consultare la guida tecnica dei campionati europei. Cos’altro dire? Ci vediamo il 21 settembre ad Avezzano.