Domani, sabato 13 settembre, si terrà il secondo (e ultimo) Sellaronda Bike Day del 2025, dopo quello andato in scena a inizio giugno. Il Sellaronda non ha certo bisogno di presentazioni, ma un piccolo recap non fa mai male. Si tratta del giro dei quattro passi attorno al Gruppo del Sella, tra le provincie di Belluno, Trento e Bolzano, nel cuore delle Dolomiti. I passi sono alcuni dei più famosi dei Monti Pallidi (in apertura foto dal sito di Sellaronda Bike Day): Sella, Pordoi, Campolongo e Gardena, per un totale di 53 km e 1650 metri di dislivello.
La particolarità dei Sellaronda Bike Day è che due giorni all’anno i quattro passi sono chiusi al traffico automobilistico e lasciati solo alle biciclette. Una festa per tutti i ciclisti. Per farci raccontare questa giornata così particolare – e dare qualche consiglio a chi magari ci si appresta per la prima volta – abbiamo contattato Michele Marogna, un amico della redazione di bici.STYLE, che ha al suo attivo già diverse edizioni dell’evento.
Michele, quante volte hai fatto il Sellaronda nei giorni del Bike Day?
Ci sono stato tre volte. La prima volta una decina di anni fa, era la mia prima esperienza con un giro lungo e impegnativo ed è stata una giornata un po’ drammatica. Poi ci sono tornato nel 2024, infine quest’anno a giugno con la mia fidanzata.
In che senso un’esperienza drammatica?
Drammatica un po’ per dire, ma appunto era il mio primo approccio con il ciclismo vero, di gruppo, con un’organizzazione. Era anche la prima volta che uscivo dalle mie zone in bici, fino a quel momento facevo giretti da 20-30 chilometri attorno a casa, nel veronese. In poche parole non avevo esperienza, non mi ero portato abbastanza da mangiare e alla fine ero in crisi di fame, e nell’ultima salita ho preso un bell’acquazzone, quindi è stata dura. Ma proprio per questo è stata un’esperienza di formazione ciclistica molto importante.
Non a caso dalla prima alla seconda volta sono passati 10 anni…
Quello anche un po’ per caso, perché nel frattempo avevo un po’ abbandonato la bici. Ma quando l’ho ripresa in mano quello è stato il primo giro che ho voluto rifare. E la seconda volta è andata molto meglio.
Entriamo un po’ nel dettaglio del percorso. Come sono lunghezza e dislivello?
Dipende da dove si inizia Io sono partito e arrivato da Canazei e così il giro è di una sessantina di chilometri e con circa 2.000 metri di dislivello. Quindi il primo passo che ho fatto è stato il Pordoi, perché il giro è obbligatoriamente in senso antiorario.
Qual è il passo più duro, l’ultimo come sempre?
Paradossalmente no, il primo. Perché parti da fondovalle, poi una volta che sei su, sei già più in quota, ma la prima salita è la più lunga. Per quanto riguarda le pendenze invece direi la terza, il Passo Gardena, che è quella che ha il tratto più impegnativo, almeno a sensazione mia.
Raccontaci un po’ com’è pedalare in quei posti senza auto e moto…
Quello è bellissimo. Si è in tantissimi e c’è davvero di tutto, dagli anziani con le bici d’epoca, a quelli con la bici elettrica, a quelli vestiti in maniera goliardica. Si vede proprio che è una festa, un momento di comunità. Chiacchieri con chi incontri, magari fai dei tratti di salita con qualcuno, poi ti perdi e incontri qualcun altro, e così via. Conosci molta gente con la tua stessa passione che arriva da tutto il mondo. Oltre ai panorami che sono incredibili, la parte più bella forse è l’aspetto sociale più di quello sportivo.
Qualche consiglio per un neofita?
Non è una gara, ma è comunque un giro impegnativo, quindi consiglio di andare consapevoli e anche autonomi dal punto di vista alimentare. Ci sono molti bar lungo il percorso, ma c’è tantissima gente e c’è il rischio di aspettare ore. Poi sono organizzatissimi, ci sono cinque punti di assistenza meccanica, uno ad ogni fondovalle e uno sul Pordoi, che ti danno una mano nel caso dovessi avere problemi. Quindi direi di andarci con la giusta preparazione e portarsi il giusto da mangiare, per il resto si può stare tranquilli.
Quindi è un’esperienza che consigli, giusto?
Assolutamente. E’ uno dei giri più belli che si possono fare nel nord-est, e non solo. Vedere alcuni dei posti più belli al mondo in soli 60 km è qualcosa di unico. Poi il fatto di girare attorno alla montagna permette di vedere il panorama dolomitico a 360 gradi, la Marmolada, il Catinaccio, eccetera. E poter pedalare per una volta senza macchine, su un asfalto perfetto, è un’esperienza impagabile.