| 29 Settembre 2025

Cammino dei Cappuccini: 400 chilometri di viaggio nell’anima

CAMERINO – Il Convento dei Frati Minori Cappuccini è un’oasi nel verde, in cui il silenzio e la pietra viva invitano alla riflessione e semmai alla preghiera. Non tutti quelli che percorrono il Cammino dei Cappuccini sono credenti, ma è innegabile che scegliendo di seguirlo siano in cerca di qualcosa. Che sia un migliore rapporto con se stessi o con la natura, sempre di una ricerca si tratta. E non c’è niente di meglio del silenzio e della solitudine di lunghe ore pedalando in contesti così belli per trovare le prime risposte.

Camerino è giusto alle spalle. Il centro storico sta rinascendo ed è sbalorditivo rendersi conto del proliferare rapido e convinto dei cantieri. Il centro, l’Università e i ragazzi che hanno scelto di rimanere si guardano intorno e dopo nove anni finalmente credono ai loro occhi. Ma Camerino è soltanto uno dei passaggi di questo Cammino nella vasta area del cratere del sisma 2016, di cui ci occupiamo in questa serie di articoli.

Accolti da fra Fabio

Da Fossombrone ad Ascoli Piceno i chilometri per chi cammina e per chi pedala sono circa 400. La differenza sta nella suddivisione per tappe: sono infatti 17 per chi va a piedi, scendono a 7 per chi pedala e ha maggiore facilità nel coprire più chilometri giornalieri.

Luoghi ricchi di storia e natura. Camerino, Sarnano, Amandola, Castignano, Offida. Piccoli borghi di pietra e fiori, collegati da salite a volte ripide, altre volte pedalabili. Ma del percorso e del suo profilo parleremo nel prossimo articolo. Qui adesso, con il rumore dei passi nel cortile del Convento di Camerino, accolti da fra Fabio Chiodi, ci piace capire il senso del camminare in questa società così veloce, chiassosa e spesso indifferente.

Una statua di San Pio da Pietrelcina celebra il cappuccino più… celebre. Targhe sui muri invitano alla preghiera e alla bontà. Una placca ribadisce come il Convento sia una tappa del Cammino dei Cappuccini. Il suo interno è in penombra, con i colori del legno che riscaldano l’ambiente.

Fra Fabio, grazie per averci accolto. Può dirci cosa sia il Cammino dei Cappuccini?

Il Cammino dei Cappuccini è un desiderio, perché nasce dal desiderio di far conoscere alle persone la nostra terra e la nostra storia. I cappuccini nascono nelle Marche, per cui ecco il desiderio di far conoscere da dove arriviamo, quale sia il nostro carisma, quali i nostri luoghi e qual è la terra che ha ospitato le origini della nostra riforma.

Si tratta di un Cammino pensato da frati?

L’idea è nata da alcuni frati che, appassionati di cammini e di natura, hanno voluto lavorare per promuovere questo progetto. Un percorso da Fossombrone fino ad Ascoli Piceno. Un cammino di 400 chilometri che percorre tutto l’entroterra marchigiano, partendo dal nord e arrivando al sud della regione, passando per luoghi molto significativi per la nostra storia. Un territorio che, come dicevamo, ha visto nascere il nostro ordine, ma anche delle persone importanti e anche dei santi particolarmente significativi per la nostra riforma e per le nostre Marche.

E’ un percorso che si muove di convento in convento, celebrando anche la penetrazione dei frati sul territorio?

Il Cammino dei Cappuccini ripercorre appunto la nostra storia, passa nei luoghi in cui siamo presenti o quelli in cui siamo stati. Fossombrone è uno dei primi conventi dei Cappuccini, ma è proprio il luogo da cui sono partiti Ludovico e Raffaele, due dei frati che hanno fondato l’Ordine dei Frati Minori Cappuccini. Andando avanti si passa per i conventi dell’entroterra, di convento in convento, di eremo in eremo. Luoghi magari utilizzati nei primissimi tempi della riforma e poi abbandonati.

Chi è, per quello che vi capita di capire, il pellegrino che oggi fa le sue vacanze pedalando o camminando su questi sentieri?

I pellegrini che passano sono diversissimi. Tuttavia il cammino presuppone sempre una sorta di ricerca: il pellegrino non è un turista, è un cercatore. E notiamo che cercano anche di venire nei nostri luoghi, di entrare nelle nostre case, di conoscere una realtà di cui magari prima non tenevano conto. Scoprono il piacere di andare in profondità, conoscendo noi frati. E chiaramente anche noi possiamo conoscerli e a modo nostro entriamo nella storia di chi viene a trovarci. Per cui non lo definiamo turista: è piuttosto un pellegrino curioso in cerca di qualcosa.

Che cosa cerca?

Il pellegrino si mette in cammino per andare in profondità. I feedback che ci arrivano sono sempre molto positivi. Raccolgono sempre qualcosa di prezioso che ha sempre a che fare con l’accoglienza, con la spiritualità, con il ritrovare qualcosa, con lo scoprire qualcosa che si dava per scontato e che magari non vivevano più da tanto tempo.

Esiste anche chi guarda e se ne va?

Se lo fanno in modo convinto, nessuno passa senza confrontarsi, senza discutere. Anche nei pochi momenti che stanno con noi cercano sempre il un dialogo, un confronto, una conoscenza. A volte si coglie il momento per raccontare la propria storia, il proprio vissuto, le proprie gioie e a volte anche i propri dolori.

Hai percorso qualche tappa del Cammino?

Alcune sì, anche più volte. Il cammino è immerso nelle nostre Marche, che sono bellissime. L’ambiente non interessa soltanto come natura, che è tantissima e propone dei paesaggi meravigliosi. Il contatto con l’ambiente vuol dire anche legare con le persone, conoscere le tradizioni e i modi di fare. In questo le Marche sono davvero speciali. Non sono un luogo singolo, ma una varietà veramente notevole di paesaggi e una varietà di volti.

Partiamo verso le montagne. Giovanni Visconti, che pedala con noi in questi giorni di scoperta e di racconto, è rimasto affascinato dalla spiritualità dei luoghi e degli incontri. Più volte ha ribadito la sua volontà di tornare da queste parti con sua moglie, per un viaggio nel segno della semplicità. Osservando gruppi di ragazzi che pregavano e cantavano insieme, ha ammesso di non immaginare che certe cose si facessero ancora. La strada, che è spesso metafora della vita, ha tutto un altro sapore quando la si percorre al passo lento del pellegrino. Si ha tempo per osservare le piccole cose, si ha il tempo per guardarsi dentro e rileggere le proprie cose. Il bello di mettersi in cammino è che il più delle volte se ne torna ben più ricchi di quando si è partiti. 

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